venerdì 9 febbraio 2007

UNA STORIA CINESE


Un uomo molto colto, ma desideroso d'apprendere ancora, sentì dire che in una grotta, sulla vetta di un monte, s'era stabilito un eremita che aveva fama d'essere molto saggio.
Senza por tempo in mezzo si fece trasportare con la propria portantina ai piedi della montagna, dove, però, il sentiero si faceva troppo ripido per proseguire. Senza perdersi d'animo l'uomo continuò a piedi, tra i massi ed i rovi che stracciavano la sua bella veste di seta.
Finalmente giunse alla cima, dove un vecchio sembrava attenderlo...

"Sifu, - gli disse usando il termine che indicava un Maestro - mi dicono che hai delle cose da insegnare...ed io sono desideroso d'apprenderle!"

"Le buone maniere vogliono - rispose il vecchio - che tu prima di ogni cosa ti debba presentare. Chi sei?"

"Io - affermò l'uomo con un certo orgoglio - sono il Rettore dell'Imperiale Università di Beijin; sono il Consigliere dell'Imperatore per i Riti e le Cerimonie; sono colui che ha tradotto dal sanscrito i Sacri Sutra; sono..."

"No, no! - lo interruppe il vecchio - Questo è ciò che fai. Io ti ho chiesto... CHI SEI!"

Dopo che mi fu raccontata per la prima volta questa storia il narratore mi guardò intensamente negli occhi e, naturalmente, mi chiese a bruciapelo: "Tu chi sei?"

9 commenti:

nemo ha detto...

Io sono Nemo. Piacere ;-)

Equo ha detto...

Ehehehe... Sai le mazzate che mi avrebbero dato i miei Maestri se provavo una risposta furba come questa! Intanto che mi menavano avrebbero detto: "Nemo è il tuo nome! Io ti ho chiesto chi sei?!"

nemo ha detto...

Ma Nemo non è il mio nome :-p
Nemo è chi sono... difficile da capire.... o difficile da spigare probabilmente :-)

elena ha detto...

io sono una che cerca la strada della giustizia.
quante mazzate mi spettano? :)

Equo ha detto...

Elenuccia...magari non dai Maestri come capitava a me, ma gli assetati di giustizia non hanno mai avuto vita facile: il Potere (qualunque potere) non ama chi pensa e, soprattutto, chi sa ancora sognare.

elena ha detto...

Avanza con passo lento nelle tenebre della notte,
Come la notte destando trepidazione col suo tremendo aspetto.
Solitario, passeggia vigoroso,
Quasi la terra non volesse altro gran signore.
Calca la sabbia
Pestando con i piedi la polvere e sollevando
colline elevate che spezzano le nuvole,
Quasi il suo corpo indossasse una veste
Ricamata di raggi di luce e di nebbia e d'oscurità.
L'ho apostrofato: "O ombra che intralci l'avvento della notte,
Sei un Ginn oppure un uomo?".
Furibondo, ha ribattuto con sarcasmo: "Sono l'ombra del destino".
Ho protestato: "No, ombra, il destino è svanito nell'oblio
Il giorno in cui la levatrice mi ha abbracciato appena nato".
Ha risposto perplesso: "Sono l'amore, regalo la vita solo a colui che la sospira".
Ho asserito: "No, l'amore è un fiore che non vive
Dopo che si sono seccati i petali dei fiori primaverili".
Ha esclamato, furioso come una tempesta,
Con un fragore simile al mare agitato: "Io sono il temuto fato".
Ho replicato: "No, la morte è un mattino che sveglia il dormiente dal suo sonno".
Ha detto con fierezza: "Io sono la gloria. Logorerò nelle mie aspirazioni chi non mi abbraccia".
Ho esclamato: "No, la gloria è come un'ombra che si dissolve tra tomba e sudario".
Turbato, ha aggiunto: "Sono il mistero che aleggia tra lo spirito e il corpo".
Ho affermato: "No, il mistero che proviene dal risveglio del pensiero svanisce come un sogno".
Ha ribattuto contrariato: " Basta, non domandarmi più chi sono!".
Ho detto: "Io sono il quesito e la protesta".
Dissolvendosi, ha proferito: "Io sono te, non domandare chi sono né alla terra né al cielo. Se desideri svelare il mio segreto, guardati allo specchio al sopraggiungere del mattino e della sera".
Ha parlato ed è sparito dal mio sguardo
Come fumo disperso dai venti,
Lasciando in me un pensiero incontaminato
Che naviga tra i fantasmi della notte fino all'alba.

Khalil Gibran

elena ha detto...

Caro Equo... lo so, che il pensiero è l'attività più malvista al mondo... ancora più del sogno, secondo me, almeno finché il sogno resta, appunto, tale - diverso il discorso se uno i suoi sogni cerca di realizzarli. Ma a volte mi domando se la vita difficile non sia un comodo alibi. Cioè: la mia vita è difficile e quindi sono sulla strada giusta; nel momento in cui dovessi avere qualche problema in meno, vorrebbe dire che ho ceduto... quindi, mi tengo stretti i miei problemi.
Cogito ergo sum... basta non esagerare... e soprattutto non dimenticarsi, ogni tanto almeno, di FARE... :)

Equo ha detto...

Mauro: grazie per avermi ricordato gli splendidi versi di Khalil...

Elena: come sempre cogli il punto non superficiale. Il "tormento", persino quello che nasce dalla sete di giustizia, può diventare un alibi per "non sporcarsi le mani". Occorre sporcarsele, invece e, nello stesso tempo, non lasciare che quel fango ti entri nell'anima. Un giorno, quando ne sentirò la voglia, "posterò" qualcosa sulla "Via dei Bodhisattva". Nel frattempo: grazie di esistere.

elena ha detto...

Grazie a te, Equo, perché con il tuo blog così stimolante e profondo ci dai modo di ricordarci che esiste altro, oltre al concreto quotidiano... e di fare quello che per me è un ottimo esercizio introspettivo. :)