giovedì 25 gennaio 2007

POTERI OCCULTI


Per il momento sono di nuovo in rete... Dopo aver tentato quanto era informaticamente possibile senza risultati di rilievo mi sono deciso a ricorrere a cose che mi sono più congeniali ed ho esorcizzato il PC mediante le antiche ed esoteriche Arti giapponesi del Kuji-Kiri.
Forse (e sottolineo "forse") potrò riprendere con regolarità i miei sproloqui in questa sede.
Grazie a chi ha tentato di aiutarmi ed in particolare al mio alter- ego NemesisNemo...ed alla prossima.

MAYDAY-MAYDAY


S.O.S. : comunicazione di servizio. Qualcuno tra i cervelloni informatici all'ascolto mi sa dire perché il fottuto programma periodicamente non riconosce la mia password e mi costringe, ogni volta, a reimpostarla? E perché se simulo d'averla dimenticata NON mi spedisce la mail prevista per ricordarmela? Ho persino provato ad impostare un blog fantasma per accedere da lì, ma non funziona neppure questa. Non vorrei privarmi della vostra compagnia, ma, di questo passo, la fatica diventa più del gusto... Se avete suggerimenti...
Che la Forza sia con voi.

lunedì 22 gennaio 2007


Nel 1730 Il Maharaja Abhay Singh-ji intendeva farsi costruire un nuovo palazzo e, a questo scopo, far abbattere un gruppo di alberi secolari. Una donna di nome Amrita Devi, dell'etnia Bishnoi che vive in Rajasthan, gli chiese di risparmiare le piante ed offrì la sua vita in cambio. Il Maharaja la fece decapitare ed ordinò che gli alberi fossero abbattuti ugualmente. A questo punto le tre figlie di Amrita si dissero pronte a morire anch'esse pur di salvare il bosco. Anche loro furono spietatamente giustiziate. Uno dopo l'altro tutti gli abitanti del villaggio Bishnoi che sorgeva nelle vicinanze degli alberi minacciati si presentarono al Maharaja, offrendo la propria vita per la salvezza della piccola foresta. Ne furono decapitati 363 prima che il cuore di Abhay Singh fosse toccato. Ordinò che gli alberi fossero risparmiati ed emise un editto che imponeva di salvaguardare ogni forma di vita, animale e vegetale, nei pressi di tutti i villaggi dei Bishnoi. Il nome stesso di questa popolazione prende spunto dai 29 (bish-noi) comandamenti della loro religione: tutti improntati alla difesa attiva della natura. Oggi, nella zona del Rajasthan che essi abitano, vive una particolare gazzella in pericolo d'estinzione e braccata da cacciatori senza scrupoli: quando le gazzelle si sentono in pericolo si rifugiano DENTRO i villaggi Bishnoi!
E' tra queste persone che, con un rito suggestivo e toccante, ho sposato la mia compagna.
Vita alla Vita.

sabato 20 gennaio 2007

Né servi, né padroni


Il potere non può essere usato, non può essere trasformato.
Sarà esso ad usarti, a trasformarti.
Il potere può solo essere distrutto.

venerdì 19 gennaio 2007

La Maschera


Temiamo di non essere amati.
Di non essere accettati, d'essere respinti.
Allora, credendo d'aver compreso cosa "gli altri" vogliono da noi, indossiamo una maschera.
E la nostra insicurezza aumenta: quando qualcuno mostra d'accoglierci noi sappiamo che sta solo accettando la maschera.
A questo punto molti cambiano la maschera stessa ed indossano quella del "non me ne importa", del "non ho bisogno di nessuno".
Molti affermano "sono libero" per non dover dire "sono solo" ed altri arrivano anche a temere che, dietro la maschera, non ci sia nulla.
Non è facile arrivare a conoscersi. Non è facile accettare di farsi conoscere.
E' una strada lungo la quale ci sono giorni di sole e molti altri di pioggia, passioni e delusioni, brevi minuti di volo e lunghe cadute nel vuoto...
La chiamano Vita.

SENZA PAROLE

lunedì 15 gennaio 2007

IL VIAGGIO


"Noi partiamo un mattino con il cervello in fiamme, con il cuore gonfio di rancori e di desideri amari, e andiamo, cullando al ritmo delle onde il nostro infinito sul finito dei mari. Alcuni sono lieti di fuggire una patria infame, altri l'orrore della loro nascita, altri ancora (astrologhi sperduti negli occhi di una donna) la tirannica Circe dai pericolosi profumi… Ma i veri viaggiatori sono soltanto quelli che partono per partire; cuori leggeri, simili agli aerostati, essi non si separano mai dalla loro fatalità, e senza sapere perchè, dicono sempre "Andiamo"! I loro desideri hanno le forme delle nuvole."
Baudelaire

venerdì 12 gennaio 2007

Ciao, Youssef

CATTIVI MAESTRI TRE (La Tigre e la Fragola)


Il contadino cinese procedeva in aperta campagna, diretto al suo villaggio.
D’un tratto, balzando fuori dall’erba alta, una enorme tigre si lanciò al suo inseguimento. Terrorizzato, pur sapendo che la belva era molto più veloce di lui, egli si mise a correre a perdifiato e, nella foga, non si accorse di un precipizio che gli si spalancò sotto i piedi.
Precipitando, per fortuna, riuscì ad afferrarsi alla radice di un albero che sporgeva dalla parete rocciosa. Sopra di lui la belva protendeva le zampe, ad artigli sfoderati, nel tentativo di raggiungerlo; sotto di lui si apriva un baratro di trenta metri e, tra le aguzze rocce del fondo, una seconda tigre si aggirava nervosa, in attesa che la preda le cadesse tra le fauci. La situazione era disperata e le mani già facevano fatica a reggere il peso del suo corpo pencolante nel vuoto, ma, come se il destino volesse farsi beffe di lui, due piccoli topi (uno bianco e l’altro nero) uscendo da una tana nella parete, iniziarono a rosicchiare la radice che lo reggeva.
Il contadino cinese, angosciato, si guardò freneticamente intorno, alla ricerca di una impossibile via di salvezza da quella situazione, ma l’unica cosa insolita che vide spiccare con il suo colore rosso vivace era una solitaria fragolina di bosco, cresciuta sul fianco della montagna.
Il contadino, allora, reggendosi con una mano sola, protese l’altra, colse la fragola e se la portò alla bocca.
Mai, mai nella sua vita aveva mangiato qualcosa di più delizioso!

Sin qui la storia che si racconta in Cina da secoli.
Anche in questo caso si è voluto trarne una morale disperatamente falsa, come se il racconto ci suggerisse che, nelle situazioni senza via d'uscita, tanto vale aggrapparci alle piccole cose dato che, come si dice da noi, “un naufrago s’aggrappa anche ad un fuscello”.
L’insegnamento, ovviamente, è un altro: ma perché, dannazione, dobbiamo aspettare d’essere appesi su un baratro, con un paio di tigri che ci braccano, per accorgerci che le fragole sono buone?!
Mangiatele ora, gente. E gustatele come se fosse la prima volta che le assaggiate…o l’ultima.
Perché, mi dispiace dirvelo, la vostra personale tigre è già in agguato.
E nessuno sa quando potrà sbucare dal folto prato…

giovedì 11 gennaio 2007

CATTIVI MAESTRI DUE (L'ulivo e il terremoto)


Dopo l’esempio di Icaro (lo trovate sul vecchio Blog "Brigadoon") eccomi a parlare ancora di cattivi maestri e false lezioni.
Avete presente la dimostrazione razionale del fatto che il pessimismo conviene?
Suona così: mi accingo ad un pic-nic; potrà esserci il sole, ma anche piovere. Se sono ottimista e mi aspetto una bella giornata possono accadere due cose: trovo davvero il sole, ma non mi rallegro più di tanto perché ci speravo; oppure scoppia un temporale e, in questo caso, resto amaramente deluso.
Nel caso contrario, se, cioè, sono pessimista e mi attendo il peggio, se la pioggia mi rovina la giornata non sarò stupito, anzi: avrò la soddisfazione amara d’averci azzeccato; se, invece, posso scaldarmi al sole, sarò favorevolmente sorpreso. Ergo: secondo questa famosa dimostrazione il pessimismo paga.
Gli errori di questa lezione sono ben due.
In primo luogo, se non parliamo di condizioni atmosferiche, ma, ad esempio, di rapporti umani, perché esiste una cosa che si chiama “profezia autoavverantesi”. In parole povere: se vado ad un appuntamento con una ragazza pensando pessimisticamente che, tanto, non mi filerà perché sono un tappo brufoloso…non avrò certo lo spirito adatto per essere brillante e, quindi, lei effettivamente non mi filerà.
Inoltre la vera lezione della storiella del pic-nic non è “aspettati il peggio, così non sarai deluso”, ma… “impara ad aspirare alle cose migliori e, mentre fai quanto è in tuo potere per ottenerle, apprendi ad accettare dalla vita quello che ti si presenta”.
In Giappone, dove la terra trema con allarmante frequenza, lo chiamano “vivere con il terremoto”.
Ti dona un’enorme sicurezza saper fare progetti a lungo termine e, nello stesso tempo, poter accettare che, da un momento all’altro e senza alcuna ragione apparente, senza nessuna “colpa” da parte tua, un sisma può distruggere tutta la tua opera.

“…la vita è così grande che quando sarai sul punto di morire, pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire…”

Roberto Vecchioni – Sogna ragazzo, sogna

La Via

martedì 9 gennaio 2007

NUOVE STORIE ZEN


Avvenne poi che il Monaco Sukebei fosse visto introdursi furtivamente, in una notte d'Estate, nella casa di una giovane vedova del villaggio.
Il giovane Monaco Mitagaru, saputo che il Maestro ne era venuto a conoscenza, attese di vedere quali provvedimenti avrebbe preso contro il libertino. Ma i giorni passavano ed il Maestro non accennava neppure a parlare dell'episodio. Mitagaru, allora, si presentò alla porta della sua camera, deciso ad interpellarlo direttamente.

"Maestro" - domandò polemico - "non si commette dunque più peccato nel giacere con una donna ?"
"Le Scritture Sacre dicono che è peccato...e la nostra Norma ce lo vieta..." rispose il Maestro.

"Ed allora perché non hai punito Sukebei, mentre punisci me per ogni più piccola mancanza ?"

"Bisogna tener conto delle Regole, ragazzo...ma anche delle situazioni : vedi, io sapevo da tempo che quella giovane vedova soffriva per la mancanza del conforto di un uomo e che supplicava Sukebei di passare una notte con lei. Ora : accettando questa proposta il Monaco avrebbe commesso un peccato di lussuria...ma rifiutandola sarebbe incorso in un peccato d'impietosità, avrebbe mancato al suo dovere di aiutare il prossimo. Non ho punito Sukubei perché, in fondo, si è comportato in modo corretto : quando sia con l'agire che con il non agire si commette peccato, allora tanto vale scegliere il peccato che da più piacere !"

lunedì 8 gennaio 2007

ORDINARIA AMMINISTRAZIONE


La storia la conoscete tutti.
L'avete sentita commentare dai mezzibusti-bellimbusti-prendibuste della TV con la giusta dose di pelosa indignazione.
Roma, ora di punta, autobus affollato e tre borseggiatori all'opera, intenti a sfilare il portafogli dalla borsetta di una donna.
Ordinaria aministrazione.
Probabilmente diversi passeggeri si rendono conto di quanto sta accadendo...e tacciono. Per paura, perché "io mi faccio i fatti miei", perché "meglio a lei che a me".
Ordinaria amministrazione.
Ma c'è un ragazzo, su quell'autobus, che non è di questo mondo. Un ragazzo per il quale le cose della vita sono semplici, chiare, senza troppe ombre. Un ragazzo che non ha troppi problemi a capire cosa è giusto e cosa non lo è, che non si domanda quale prezzo dovrà pagare per fare ciò che sente come un normale dovere. Non è di questo mondo: appartiene al Pianeta Down, molto, molto vicino alla candida ingenuità di Brigadoon.
Lui interviene, lui denuncia, lui non si tira indietro fingendo di non vedere.
E viene insultato, picchiato, minacciato da quei delinquenti tanto vigliacchi da non avere neppure il coraggio d'andare a rapinare una banca, tanto falliti da ridursi a borseggiare pensionati.
E nessuno interviene. Per paura, perché "io mi faccio i fatti miei", perché "magari poi se la prendono con me"...
Ordinaria aministrazione.
Vorrei che la Sindrome di Down dipendesse da un virus.
Vorrei poterne disporre di una quantità tale da infettare tutta l'umanità.
Questo dannato mondo di ipocriti, egoisti e vigliacchi diverrebbe migliore.

PER RIPRENDERE IL DISCORSO...


Da una vita desideravo una casa con un caminetto e, da un paio d'Inverni, ho finalmente realizzato il sogno, scoprendo, al contempo, nuove verità... Ad esempio che il fuoco è esigente e vanitoso: vuole la tua attenzione e, se lo trascuri, se lo dai per scontato, si spegne in un attimo. Un po' come l'amore tra due persone, non è vero? Ma il caminetto mi ha insegnato un'altra cosa. Ogni giorno bisogna pulirlo, togliere la cenere del fuoco del giorno prima. Così ho provato a trasformare questo ingrato compito da Cenerentola in un "esercizio" che mi potesse essere di qualche utilità: mentre spazzo il camino provo a pulire anche il mio spirito. Mi domando, insomma, quanta cenere abbia lasciato il giorno precedente: rancori, delusioni, malinconie, rimpianti...e li spazzo via, per poter accendere un caldo fuoco nuovo. Pulire il caminetto è diventato un momento di meditazione su me stesso, un regalo che mi faccio ogni mattina.
E, se un camino non ce l'avete...che importa?
Siete certi che, per accendere il fuoco della vostra giornata sia necessario?

POETI GUERRIERI


"Combatterono come poeti-guerrieri, combatterono come Scozzesi. E conquistarono un regno".

Qualcosa non va in questo mio collegamento: tento ancora di ricavare uno spazio in cui riflettere...
Qualcosa non va anche in questo mondo, popolato di mercanti e povero di poeti e di guerrieri.
Magari anche questo blog dovrà essere abbandonato per questioni tecniche...
Magari questo mondo non potrà essere salvato né dall'Arpa, né dalla Spada.
Ma io continuo a provarci, con il pessimismo della ragione e l'ottimismo della volontà, sempre dai confini indecisi di un villaggio che non esiste, da un'Isola Che Non C'E' perduta, da una Città del Sole di cui non si ha più memoria.
Se passate di qui, bentornati a Brigadoon.