giovedì 24 maggio 2007

LIPRANDO ON THE ROAD


Landolfo, cronista del Millecento, ci ha tramandato le "Storie del Comune di Milano" fra cui questa del giudizio di Dio, protagonista prete Liprando. Noi abbiamo cercato di musicarla con un certo impegno, e la dedichiamo a tutti quelli - e sono tanti - che pur essendo testimoni di fatti importantissimi e determinanti dell'avvenire della civiltà, neanche se ne accorgono!

Così, Enzo Jannacci inizia la sua canzone dedicata alla pirobazia (camminata sulle braci ardenti) di prete Liprando, avvenuta il 25 marzo del 1103 in piazza del Duomo, a Milano.

E’ una condizione, quella di attraversare del tutto inconsapevoli i grandi momenti storici o, addirittura, dell’evoluzione del genere umano, che mi ha sempre sbigottito ed affascinato allo stesso tempo.
Naturalmente è perfettamente comprensibile come un servo della gleba medioevale non disponesse delle informazioni, della cultura, della conoscenza necessarie a comprendere cosa accadeva veramente nello scontro tra Liprando e l’arcivescovo Grossolano (si chiamava proprio così) e finisse, di conseguenza, per “venire da Como per niente”, (“ …io non vedo niente! Non vedo un accidente: sono venuto da Como per niente!”) senza neanche riuscire a scorgere il momento culminante della rovente prova alla quale Liprando si sottopone per dimostrare che Grossolano è un mentitore che trasforma in mercato le cose sacre (“sei falso e simoniaco, gli disse, venduto all’imperatore, quel porco…”).

Nella nostra era la stessa inconsapevolezza drammatica nasce dalla ragione opposta: siamo subissati da informazioni, abbacinati da notizie, bombardati da cognizioni di ogni genere e, nel gran marasma delle cose futili, dei dati inutili, delle conoscenze superficiali ed effimere tutto si confonde, si amalgama, perde importanza… e non riusciamo più a distinguere “i fatti determinanti per l’avvenire della civiltà” dagli ultimi pettegolezzi sui partecipanti al “reality” del momento, dall’agitarsi scomposto della politica spicciola, dalle indiscrezioni sul calcio-mercato…

Continuiamo, quindi, in una sorta di “difesa cerebrale” dai troppi stimoli, a condurre la nostra normale vita, senza riflettere sulle implicazioni di alcune profonde trasformazioni che stanno avvenendo nel mondo e nel nostro modo di concepirlo e senza che esse si riflettano (il doppio senso è voluto) sulla nostra vita quotidiana.
Le “trasformazioni” sono lì, alla portata di tutti. Talvolta non le vediamo pur guardandole; più spesso, pur vedendole, non ne traiamo alcuna conseguenza.

La “teoria dei Campi Comunicanti” (e la fisica quantistica, la teoria del caos, la geometria frattale, ecc.) ci parlano di un “Grande Spirito” (passatemi il termine provocatorio) che collega l’esistente e stabilisce insospettabili rapporti dialettici tra ogni avvenimento; da vent’anni (dall’ottobre del 1997) il gruppo Mind and Life, che riunisce alcuni tra i più accreditati ricercatori nel campo della medicina, della psicologia, della psichiatria, della neurofisiologia ecc. sta dimostrando senza ombra di dubbio una cosa sconvolgente come la “plasticità del cervello”, ovvero il fatto che alcune emozioni hanno il potere d’indurre trasformazioni fisiche concrete nel nostro apparato cerebrale e, di conseguenza, modificare profondamente la nostra personalità e la nostra stessa vita…
E, come pare essere regola umana imprescindibile, noi continuiamo a dare la precedenza alle “cose urgenti” ignorando quelle “importanti”.

Mi viene alla mente la frase significativa di un vecchio film “on the road” americano (forse Fandango?): un gruppo di giovani sta scorrazzando su una vecchia decappottabile, pigiando sull’acceleratore e tracannando birra.
Ad un certo punto uno dei passeggeri, gridando per farsi sentire tra il rombo del motore ed il sibilo del vento, domanda: “Ma dov’è che stiamo andando?”
Al che il guidatore risponde: “Non lo so! Ma, per dio quanto ci andiamo veloci!”

Forse dovremmo fermarci alla prima piazzola e domandarci dove vogliamo andare…

8 commenti:

Elys ha detto...

Mmh...dal mio punto di vista ogni rivoluzione piccola o grande che sia, non viene mai percepita dall'uomo nell'immediato realizzarsi, ma solamente in seguito. A distanza di anni. Studiando e riflettendo sugli avvenimenti che hanno caratterizzato quella determinata epoca storica. Non trovo sia possibile, almeno per la maggior parte delle persone, focalizzare l'attenzione sulle cose realmente importanti e lasciare da parte quelle effimere. Sebbene il concetto stesso di "priorità" finisce con il poter essere ritenuto altamente soggettivo. E fose è giusto sia così. Non esiste una legge universale in grado di stabilire con ragionevole certezza cosa va messo al primo posto e cosa al secondo. Ogni individuo ha i propri parametri di valutazione e le personali certezze da portare avanti.

elena ha detto...

Vero: ognuno ha i propri schemi di riferimento e le proprie convinzioni. Ma forse il problema è proprio questo: se provassimo a smettere di pensare in termini egoistici (nel senso etimologico, di "io") e pensassimo al plurale?
Dove andiamo, ma soprattutto ci vogliamo andare davvero? Non si può andare da qualche altra parte? Senza finire alla Ecce Bombo, per intenderci... :)

Equo ha detto...

In linea di massima concordo, Elys... ma con un certo senso dell'equilibrio (se no che "Equo" sarei?) :-) Voglio dire che se per qualcuno lo scudetto vinto dalla sua squadra del cuore è più importante del rapporto con i suoi figli... Bèh, sarà anche tutto soggettivo, ma mi sento di dire che quella persona dovrebbe cambiare le proprie priorità.Ignorare che è possibile dare una svolta alla propria vita nel senso di raggiungere una maggior serenità ed una migliore capacità di stare con gli altri, e farlo, magari, per privilegiare la possibilità di acquistare una maglietta firmata...Che ti devo dire? A me sembra sciocco.
Ma parliamo di cose serie: me lo dici qual'è l'Arte Marziale che pratichi? :-)

Elys ha detto...

Praticavo Taekwondo! Ma quest'anno ho dovuto lasciar perdere perchè mi facevo sistematicamente male (troppo delicata!)e perchè era un grosso impegno che non potevo rispettare a causa dello studio sempre più impegnativo a livello di tipologia d'esami (essendo vicina alla laurea e dovendo chiedere la tesi). Mi è dispiaciuto lasciarlo in quanto ero dell'idea di dover diventare brava nel combattimento! Magari tempo permettendo lo riprenderò post laurea! E picchierò tutti quelli che mi faranno uno sgarbo! ^___^ Scherzo naturalmente!

elena ha detto...

Posso esprimere qualche... perplessità? Non su questo post in specifico, e nemmeno sui precedenti.
No... assolutamente. C'è tanto su cui meditare...

Sono attonita dal silenzio che regna ultimamente in questo blog.
Negli ultimi tempi mi sono trattenuta dallo scrivere tutto quello che mi veniva in mente, dato che qualcuno mi aveva accusato di "interventismo". Embé? Dopo di me il nulla? O il silenzio? Allora torno ad imperversare! Perché è vero che potrei accontentarmi di sfogarmi nel mio blog (ce n'ho più che abbastanza, di spazio...) e qualcuno può anche sentirsi disturbato dalla mia ingombrante presenza... non si tratta di scrivere "sono d'accordo" a tutti i costi (o "sono contrario", quanto a quello) e nemmeno di assecondare l'ego di Equo (che non ne ha bisogno). Ma come mai improvvisamente avete tutti cambiato interessi???

Equo ha detto...

Un inciso sul Tae-Kwon-Do...tanto per dire. Nella mia personale tassonomia faccio distinzione tra Arti Marziali e Sport da Combattimento ed il Tae-Kwon-Do coreano viene collocato in questa seconda categoria, degna, per altro, di tutto rispetto. Personalmente preferisco quelle Arti che hanno ancora (non sono molte) la finalità di portare l'essere umano a confrontarsi con i propri limiti ed a scoprire le proprie potenzialità. Non che questo non avvenga, in parte, anche con una pratica sportiva, naturalmente: anche andare a vela o prodursi nell'arrampicata libera inducono a capire qualcosa di sé e, a maggior ragione, lo fanno sport di confronto. Tuttavia quelle Vie che si pongono lo specifico obiettivo di portarci faccia a faccia con le nostre paure per superarle, con la nostra aggressività per dominarla, con le nostre presunzioni per ridimensionarle... continuano ad avere un maggior fascino ai miei occhi.
Namastè, buona vita e tutto quel genere di cose... :-)

ska ha detto...

Ele, alle tue perlessità ho risposto per quanto mi riguarda nel post sulla cagnetta. Ma quello che invece ti voglio chiedere io è questo: perché ti sei limitata? Ho capito benissimo a cosa ti riferisci, ma non lo trovo affatto giusto, anzi sarei intervenuta a suo tempo ma ho visto che hai risposto magistralmente da sola. Ma a limitarti hai fatto malissimo. OGNUNO interpreta gli argomenti secondo il proprio metro di giudizio e le proprio esperienza personali. Ciò non impedisce a nessuno di fare lo stesso. Lo spazio è illimitato, se pure tu scrivi un lenzuolino, c'è perfino il "comprimi commenti", proprio non vedo dove sia il problema.
E se invece la gente tacesse proprio perché tu hai smesso di imperversare? ;)

elena ha detto...

Ma mica sono il catalizzatore di questo blog! E non lo voglio nemmeno diventare...
Mi sono limitata per un paio di motivi sostanziali:
1) non sono a casa mia, e aspettavo quindi una presa di posizione dal "capo". Che, come suo costume, ha lasciato a tutti la libertà di intervento nei modi e misure che ognuno ritiene opportuni (io, lo so, dilago)

2) mi sono fatta un po' di autocritica. Effettivamente posso aver dato la sensazione di voler fare la prima della classe (non come contenuti ma come "presenza" e siccome non me ne importa nulla di esserlo - ho già brillato abbastanza, ai miei tempi...) HAHAHA!

Ma comunque la mia ritirata è belle che rientrata... e credo si sia visto!
Come corollario finale - perfido - aggiungerò che, come quasi sempre, risponde sempre chi non c'entra... e, tanto per chiarire, Ska, non è una critica a te!!! :)