venerdì 18 maggio 2007

COME GOCCE NEL MARE


Immaginate una nuvola sospesa sul mare.

Si tratta, in fondo, dello stesso elemento: acqua in forma liquida sotto ed acqua in forma gassosa sopra.

Improvvisamente comincia a piovere, la nuvola si scioglie in minute gocce che precipitano verso la superficie dell’oceano: acqua che dall’acqua cade verso l’acqua…

Per qualche misteriosa ragione una di queste gocce prende consapevolezza di se stessa, diviene in grado di pensare “io sono!”… e comincia a porsi delle domande: “Chi sono? Da dove vengo? Verso cosa sto andando?”

Vede sotto di lei altre gocce che si sciolgono e scompaiono nel mare… e la cosa la spaventa terribilmente.
Allora comincia a sognare: sogna che il mare sia un luogo di delizie dove lei potrà vivere in eterno; sogna che dal mare tornerà a sollevarsi per poi cadere ancora verso le onde in un eterno circolo…

Più o meno , infatti, è quest’ultima cosa che accade: la piccola goccia che, prima, era inconsapevole parte dell’acqua della nube, si disperde nell’oceano tornando a ciò che l’ha generata, nuovamente inconsapevole di sé.

Poi i raggi del sole faranno evaporare parte di quell’acqua, daranno vita ad un’altra nube ed il ciclo ricomincerà.

“Qualcosa” della piccola goccia sopravvive…ma non la consapevolezza del sé.

Tutto ciò che noi chiamiamo “vita”, tutto ciò che chiamiamo “io” non è che un' effimera parentesi nella immensa ed eterna Vita, nell'infinito e collettivo Io.

Per questo i Maestri Zen dichiarano che “non possiamo morire, poiché non siamo mai nati”, per questo predicano il “non attaccamento al sé”.

Capire con la mente, con la ragione, che la vita non si distrugge, ma si trasforma, non basta a vincere la paura della morte.

Comprenderlo con “il Ventre”, con ogni cellula del nostro corpo, spalanca orizzonti insospettati ed insospettabili…

E ci regala, contemporaneamente, un valore unico a questa nostra vita ed il dovere morale di farne l'uso migliore che ci riesce...

14 commenti:

ska ha detto...

E' una metafora davvero bellissima!

....ma mi sa che il col ventre ci mangio solo, maledetta materialista che sono! Io mi sento proprio così, come quella goccia in caduta verso l'acqua, terrorizzata da quel che mi aspetta là sotto. E se almeno sapessi quant'è lunga questa caduta, mi sarebbe di consolazione.
Raccolgo il messaggio ma non so se riuscirò ad attuarlo e soprattutto come.
Ma quel che proprio non sopporto, è vedere tante gocce che si infrangono presto, troppo presto, prima che abbiano potuto pensare a dare "un valore unico a questa nostra vita ed il dovere morale di farne l'uso migliore che ci riesce... ". Non riesco proprio ad accettarlo, e credo il pensiero cristiano che "Dio li ha voluti accanto a sé" sia un tentativo di ovviare a questa assurdità.

Anonimo ha detto...

(mi fai venire in mente che qualcuno affermava che dopo la morte non c'è nulla.
io non sono di questo parere ;))

certo è che se si potesse riuscire a pensare SERIAMENTE a questa cosa,si vivrebbe la morte in un altro modo.mi vengono tanti pensieri però al riguardo..è certo che non possiamo essere attaccati così tanto a questa vita,se ragioniamo da un punto di vista alto quanto il paradiso.oppure un'altra cosa:alla fine se stiamo morendo,vuol dire che in un certo modo e per un certo tempo scelto da qualcosa più grande di noi,abbiamo vissuto il nostro ciclo...ma mi viene in mente anche quando perdiamo una persona cara,soffriamo perchè pensiamo che non la rivedremo mai più.
però nella confusione che ho,credo che si abbia tanto attaccamento alla vita di adesso,alla nostra, per cercare avidamente sempre di più..e cercando si va solo avanti senza "sentire" ciò che abbiamo in questo momento,e così il tempo passa e arriva che il nostro tempo è "scaduto",e stiamo male,e non accettiamo che sia finita,e ce la prendiamo con la morte,chè noi..vorremmo vedere che c'è oltre,se vivessimo indefinitivamente,per trovare ciò che abbiamo cercato ciecamente per tutta la vita.

dopo sto casino di pensieri,ti abbraccio forte,caro equo

sister Love

Anonimo ha detto...

bel post Maestro, mi riservo di aggiungere qualche pensiero in seguito..
Ah, Maestro, non ci hai detto che oltre al libro che ci hai presentato ne hai pubblicati altri tre.. O che hai sceneggiato Martin M. O che hai fatto il mago in un film!
Ti ho pure scovato su Wikipedia, l'enciclopedia on-line, dove un tuo libro ha avuto l'onore di essere recensito, per rimanere nei posteri.
Lo so, magari non solletica la tua vanità (e non mi aspetto che lo faccia), ma ci sono ancora allievi di una nota scuola di Torino che chiedono tue notizie.. A quanto pare sei.. scomparso!
Un abbraccio
mauro

ska ha detto...

Ahaha...sì, l'ho letto anch'io...e la scuola metteva in chiaro che il signor "Equo" non insegna più lì da molti anni...questo perché molti si iscrivono credendo di trovarcelo :D

Equo ha detto...

Uh! Mi avete scoperto :-) Anche se, veramente, i libri pubblicati sono stati 6, se ricordo bene... Ma i più belli sono quelli che ho nel cassetto...:-)) In quanto a quella Scuola...ad un certo punto mi ha deluso molto. Mi sono invece divertito un sacco a sceneggiare un paio d'albi di Martin Mystere ed a fare una comparsata truccato da mago in un "corto" che, prima o poi, vedrà la luce...forse. Ma se volete vedere i trailer di un cortometraggio veramente interessante ed in cui compare l'Abietto dovete andare qui:http://www.darkresurrection.com/

elena ha detto...

Il mio problema invece è che non me ne importerebbe nulla del mischiarmi con le altre gocce... se avessi la certezza di riuscire a passar loro qualcosa! Perché certo non posso dire di essere pura e cristallina (e quando mai!), ma c'è di quel fango in giro...
Mi piace pensare che qualcosa di noi resti. Magari non sotto forma di figli (che sono il modo più evidente, a volte...) ma chessò, nel ricordo di qualcuno se non altro. Altrimenti, se finita questa avventura terrena non c'è nulla, che ci arrabattiamo a fare? Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato: troppo comodo! Non aspetto la giustizia di là - non sono capace - ma proprio per questo non può finire così: anche al flipper ti danno la pallina di consolazione!

Elys ha detto...

A me la morte spaventa moltissimo nonostante sia cattolica e creda nell'esistenza del
Paradiso (ovviamente anche dell'Inferno). In questi ultimi giorni mi sono ritrovata indirettamente a farci i conti, causa scomparsa precoce di una persona. Vorrei essere capace ad assaporare veramente tutti gli attimi quotidiani, anche quelli più stupidi e a vivere più tranquillamente senza essere assillata dal timore del futuro. Ma non ci riesco. E' un argomento che mi causa tantissimi fattori d'ansia. Forse se riuscirò ad avere qualche risposta e maggiori certezze sul chi potrò essere riuscirò a "dormire sonni più sereni".

Equo ha detto...

Ci sarebbero già molti motivi di riflessione...ma credo che aspetterò il prossimo post: un'ideale "prolungamento" di questo...
Avrei molte cose da dire, in particolare ad Elys, ma mi tratterrò. In cambio la prossima volta che andrò a Torino mi procurerò per lei dei giandujotti di Pfatisch... Lo so: il nome è impronunciabile, ma se non li avete mai assaggiati non sapete cosa sono i veri giandujotti. Cosa c'entra con la Vita e la Morte? Fate un po' voi... :-)

Elys ha detto...

Noooooo davvero? Sono quelli i veri gianduiotti? U____U ohhhh ho già l'acquolina in bocca!

Equo ha detto...

PER ELYS (pubblicità progresso) :
"Passeggiando sotto i portici di via Sacchi, nel cuore di Torino, si incontra la Pasticceria Pfatisch. Le sei vetrine, l'ingresso e l'insegna incorniciate in legno di noce con zoccolo di marmo ci portano indietro nel tempo e nella storia. Era il 1926 quando Gustavo Pfatisch inaugurò la pasticceria, riscuotendo subito gandi consensi. Nel 1934 entra in società l'astigiano Carlo Ferraris, nonno dell'attuale proprietario, ampliando e affinando la linea dei prodotti specialmente nei lievitati e specialità da forno. Dopo alcuni mesi Pfatisch abbandona lasciando solo il suo nome sull'insegna. Il laboratorio organizzato in settori produttivi rappresenta un vero e proprio museo fornito di macchinari d'epoca, alcuni specificamente progettati. In questo panorama il settore per la lavorazione del cioccolato ha spazio e dignità a sè stanti rivestendo un ruolo estremamente importante con la produzione di gianduiotti, cioccolatini e golose creme al cioccolato da spalmare. Ancora oggi tutte le lavorazioni seguono le ricette originali, molti procedimenti vengono eseguiti a mano. Secondo la tradizione piemontese e specialmente torinese, la pasticceria è un'entità vasta e ben articolata che conserva al posto d'onore la cioccolateria e la confetteria."
Aggiungo che i giandujotti sono acquistabili anche online... anche se non mi sento di garantire che non perdano qualcosa... http://www.gastarea.eu/
Da provare assolutamente anche quelli al caffé, realizzati con Caffè Mauro, una piccola torrefazione artigiana di grande qualità. Perché la filosofia è una gran bella cosa... ma anche i giandujotti non scherzano! :-))

Elys ha detto...

Ohhhhhhhhhhh devo mettermi i soldi da parte e prenotare il mio prossimo viaggio nel paese dei gianduiotti!! ^________^
O___O Marò...ho davvero l'acquolina in bocca...un pò come quella pubblicità della Breil...solo nel mio caso lo slogan è: "toglietemi tutto...ma non i miei gianduiotti!".

Equo ha detto...

Bèh! Se non altro è comodo: la storica pasticceria di Pfatish è a 30 secondi dalla stazione di Porta Nuova...
Uffa! Ci sto bene, nella Contea... ma ogni tanto Torino mi manca! Se ci passate non mancate di andare a vedere il nuovo allestimento dello statuario del museo egizio. Suggestivo è dir poco...

Neo ha detto...

Non so dire se non siamo vivi, o se non siamo mai nati.. ma credo sia molto importante avere consapevolezza di sè.
La vita, questo breve frammento di esistenza che ci è stato concesso è così breve.. eppure trascorriamo il nostro tempo proiettati in altri momenti, a preoccuparci del futuro, ad affondare nei ricordi. Quasi che nessuno si preoccupi del presente, che invece è l'unico momento in cui la vita prende forma, soprattutto se si considera che il passato non è più, e che il futuro potrebbe non essere.
Secondo me (perdonatemi ma ci sto lavorando parecchio) si potrebbe cambiare prospettiva, forse basterebbe iniziare dicendo a se stessi "sono presente", oggi, ora.
Non significa non avere progetti, non significa rinnegare il passato.. ma farsi accompagnare dagli altri "tempi", per darsi una possibilità nuova, ogni giorno.
Chissà, forse tante cose acquisterebbero un senso.

Namasté

Capitano ha detto...

Ogni volta che passo su questa pagina il problema numero uno è inquadrare l'argomento della discussione!

La mia opinione in tema è la seguente: quella che noi chiamiamo vita è il momento in cui "l'Io" si separa dal nucleo di energia originario per compiere un percorso di cui abbiamo coscienza. La morte altro non è che il ricongiungimento con l'energia originaria, atto che comporta l'annullamento della nostra coscienza. Non essendo cristiano non credo in paradisi o inferni: reputo però l'anima (forse il termine è improprio) immortale e credo nell'esistenza di un essere supremo (l'energia di cui parlo sopra) senza però "umanizzarlo" o conferirgli una volontà o una ragione tipiche umane.

Ho detto!
BUENA VIDA