mercoledì 9 maggio 2007

CANZONE DI MAGGIO


Io appartengo ad un’antica schiatta di Monaci – Guerrieri.
In quanto Monaco la tolleranza, la comprensione, la gentilezza, sono divenute parte del mio corredo genetico…
Qualche volta, tuttavia, sempre senza rinunciare ai modi cortesi e senza che l’animo sia turbato da sentimenti negativi, con tranquilla e pacata determinazione, il Guerriero ha il dovere di snudare la Spada.

Dicono che la verità renda liberi… ma talune verità nessuno ha voglia di sentirle: è a questo punto che Monaco e Guerriero concordano pienamente sulla necessità di dirle comunque, anche se tagliano, anche se feriscono, anche se saranno rifiutate con la più scontata delle scuse: “Non riguarda me”.

Diremo allora che l’arma più letale, quella che provoca più vittime su questo nostro tormentato pianeta, non è la bomba nucleare, non sono i gas nervini, non sono gli ordigni “intelligenti”.
E’ il telecomando della TV.
La frase che provoca più morte e distruzione non è “Sganciate la bomba” o “Aprite il fuoco”; è “Ancora il Darfour! Cambia canale che stiamo mangiando!”

Sono pochissimi gli uomini al mondo che causano guerra, eccidi, disastri ecologici, per i loro egoistici interessi.
Sono pochissimi... e la loro forza, quella che consente loro d’inseguire profitti e potere al prezzo di sangue versato o foreste distrutte, non risiede nel loro ruolo politico, nel loro denaro o nei loro armamenti: la loro oscura autorità nasce dall’indifferenza dei più, dalla rassegnazione dei molti, dal cinismo e dallo snobismo di chi “si chiama fuori”.

La verità scomoda, che vi piaccia o meno, è la seguente: coloro che si chiudono nella loro “torre d’avorio”, nel loro “orticello” (e davvero non importa se lo fanno per becero egoismo o se tirano in ballo alate giustificazioni filosofiche) sono complici; il sangue degli innocenti sporca anche le loro mani, anche se, personalmente, non farebbero male ad una mosca; il grido di dolore di una Terra morente è causato pure da loro, anche se risparmiano l’acqua del rubinetto e riciclano il vetro.
Oggi più che mai è attuale e profondamente vera la spietata frase di Franz Fanon (e se non sapete chi è… documentatevi): “OGNI SPETTATORE E’ UN VIGLIACCO O UN TRADITORE”.

Se preferite qualcuno di più recente, forse basteranno alcuni versi della Canzone di Maggio di De André:

“E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate,
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione,
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti”.

Come sempre potete scegliere, ma la “verità scomoda” è che non esistono posizioni neutrali: il raffinato intellettuale che si rifugia con ostentazione nelle sue elucubrazioni perché è “trasversale al Bene ed al Male” e può guardare a tutto questo agitarsi con superiore distacco o con poetico cinismo, non è, nella sostanza, nei fatti che sono prodotti dal suo pensare e dal suo non-agire, diverso dall’uomo di potere che programma un massacro o dai suoi miseri scherani che lo eseguono.

Certo: nessuno può impedirvi di “assolvervi” o, peggio, di dire a voi stessi che questa complicità non vi tocca perché, tanto, “le cose sono sempre andate così ed io ho una visione spietatamente realistica e non utopistica del mondo!”.

Come sempre potete scegliere, ma non esistono posizioni neutrali: ogni spettatore è un vigliacco o un traditore.

18 commenti:

elena ha detto...

Provo ad alleggerire un po' l'atmosfera raccontando le mie reazioni a caldo a questo pezzo drammatico: appena finito di leggere, mi sono fiondata "di qua" a commentare, felice di essere - finalmente! - una volta tanto in totale disaccordo. Avevo già iniziato a dissentire fermamente sull'essere traditrice o vigliacca, quando mi s'è accesa una lampadina e sono tornata a rileggermi il post. Ergo, arieccomi qui - folgorata e sbacchettata, tutto da sola. Perché ovviamente Equo ha scritto "gli spettatori"... il che cambia tutta la prospettiva delle cose. Gli spettatori sì, sono traditori o vigliacchi. Mi tiro fuori dal mucchio perché ritengo di poterlo fare. L'immobilismo e l'ignavia sono cose che non mi appartengono caratterialmente (di fatto, i peccati che non riesco a perdonarmi sono proprio quelli di viltà. Pochi per fortuna e nemmeno "gravissimi" - si trattava di dibattiti - ma mi pesano ancora...).
Un caro amico sostiene che sono una farfalla impazzita, salto da un'iniziativa all'altra cercando di fare qualcosa per tutti e così mi perdo. Ma a restare indifferente non riesco proprio.
Il discorso dei monaci guerrieri mi affascina. Ma come faccio, vecchia e con l'artrite, a diventarlo? Potrei giusto fare la monaca, ma sarebbe riduttivo. Eppure, quanto mi piacerebbe... Anche se devo confessare che un po' l'idea mi spaventa. Non tanto per l'aspetto "monacale" (dovrei mettere un freno alla mia... diciamo esuberanza linguistica e mancanza di riflessione) ma per l'aspetto guerriero. Chi mi assicura che, nonostante le mie degne intenzioni iniziali, poi non mi venga la tentazione di usare la forza acquisita per i miei laidi (??) interessi e non "solo" per la difesa dei più deboli e della Verità e della Giustizia? Nessuno... nessuno può farlo. Manco io. Ma sarei disposta a tentare comunque... sempre perché fare qualcosa è meglio che guardare - o sognare, o subire.
Comunque, c'è una cosa su cui dissento lievemente: il discorso TV. A parte il fatto che a casa nostra la TV è un soprammobile (infatti ha sopra due dita di polvere), ammetto tranquillamente che sono tra quelli che, se mentre mangio vengono trasmesse scene di guerra e/o violenza, spengono l'apparecchio o cambiano canale.
Non mi sento assolutamente in colpa per questo, però: perché non è un "chiudere gli occhi". E' una semplice difesa di uno spazio di "serenità familiare". Mi ricordo ancora che - era il 1988 - al TG1 hanno mostrato in diretta le immagini di soldati israeliani che spezzavano un braccio ad un ragazzino palestinese: sono stata male due giorni e non è servito a nessuno. Allora adesso mi regolo così: spengo la TV, finisco la cena e le "discussioni familiari", poi mi collego ad internet e mi trovo tutte le informazioni ed immagini che voglio sull'argomento che non ho voluto affrontare a cena. Ce n'è, ce n'è... più che abbastanza. Mi ci faccio un'immersione e poi... ne parlo con mia figlia, ci costruisco un post, scrivo a qualche potente, contatto le associazioni che potrebbero agire, inondo le mail degli amici... Insomma, cerco di fare. Cosa che mi riuscirebbe impossibile se dovessi dividere il tempo tra il rigetto fisico e quello mentale.
Ma come si può stare fermi e zitti... oggi è l'anniversario dell'assassinio di Peppino Impastato, oltre che del ritrovamento di Moro...
Grazie Maestro. Namasté.

Equo ha detto...

Ovvio che la TV sia un'allegoria. I "complici" sono coloro che portano la loro consapevolezza da un'altra parte...

elena ha detto...

Scusa Maestro: senza nemmeno interpellarti, abbiamo preso il tuo post e l'abbiamo riportato, pari pari, a "casa nostra". Questo perché siamo buoni - altrimenti avremmo preso il blog intero... :)
Scherzi a parte, forse non servirà a smuovere le coscienze sopite e parlerà a chi è già desto... ma è troppo vero e giusto per non dargli tutta la visibilità che possiamo.
Namastè.

elena ha detto...

Embé? Tutti silenti... ma che, siamo capitati in un covo di spettatori?
Animo ragazzi, NON CI CREDO!!!
Equo, diglielo tu... che sei più carismatico di me...
Namasté.

Equo ha detto...

Mmmmmm.... Le Arpe e le Spade sono passate di moda. Ora sono tutti su "Ostriche Disperate" a leggere le poesie di Verbena Righetti-Ballone...

nemo ha detto...

Ho cercato Verbena Righetti-Ballone su google... ma non li trovo...

Equo ha detto...

Ooopppsss! Scusate: non credevo mi prendeste sul serio. Era un modo di dire. Verbena Righetti-Ballone, autrice del libro di poesie "Ostriche Disperate" e proprietaria del gatto castrato Montale... è solo uno dei personaggi (minori) di una mia storia scritta tanti anni or sono... In realtà volevo solo sottolineare ironicamente l'assenteismo che impera da un po' su queste pagine.... Lettori? Se ci siete battete un colpo :-)

elena ha detto...

Presente! Anche se, a dire il vero, sono stata molto occupata "a casa mia" con notizie del tutto sconfortanti... sembra che l'Italia, oltre al resto, sia diventata il paese dei gamberi...

nemo ha detto...

Come lettore ci sono.
Leggere non vuol dire necessariamente commentare.

Anonimo ha detto...

Il post era molto bello e significativo. Implicava una necessaria introspezione e sospensione del giudizio.
Purtroppo vedo che il senso delle cose facilmente evapora di fronte alle proprie responsabilità.
Si è fatto presto ad autoassolversi rendendolo sterile.
Molto meglio le poesie, almeno non implicano una moralità spicciola.
Un vero peccato e un'altra occasione persa.
Rita.

Equo ha detto...

Temo d'essere troppo ingenuo per cogliere i significati profondi del commento di Rita...

Anonimo ha detto...

Non credo alle profondità perchè mi spaventano; come non amo le superficialità anche se mi appartengono.
Volevo semplicemente osservare come un tema che viene posto all'attenzione per i suoi significati, finisca per essere svilito dall'autoassoluzione, finendo necesariamente nel moralismo, dove sono sempre gli "altri" i colpevoli.
In questo modo ognuno di noi può tirarsi fuori dicendo che riguarda gli altri perchè ognuno può cercare un motivo di impegno che lo possa disimpegnare.
In questo modo la riflessione scade a puro incensamento di se stessi.
O forse sono io che mi faccio troppi problemi.
Rita.

ska ha detto...

Ciao a tutti! Ci sono ma la penso come Nemesisnemo: non è detto che se non si commenta non si legga! E poi davvero ci sono molti spunti di riflessione, in questo post.
Però sinceramente non capisco la polemica di Rita: chi si è auto-assolto? E quando?
Anche da Elena, che ha riportato integralmente il post di Equo, si è detto "sarebbe stato meglio dire 'noi che ci chiudiamo'". A me pare che il post abbia carattere, per così dire, ecumenico: il "voi" e il "loro" mi sembrano piuttosto generici....o forse davvero non ho capito quale sia il punto...

Equo ha detto...

Scrivere sul blog mi rammenta, talvolta, quando conducevo una trasmissione notturna a "Radio Città Futura" di Torino: parlavi alla notte e non sapevi mai se qualcuno ti ascoltava o se stavi cianciando solo per te stesso. Soltanto le telefonate ti facevano capire che un uditorio esisteva e cosa eri riuscito a comunicare... D'altra parte la cosa più bella dell'aver pubblicato dei libri non sono certo stati i...diritti d'autore, ma la corrispondenza dei lettori che la casa editrice m'inoltrava. Insomma: parlare da solo non è molto nelle mie corde, quindi grazie dei segni di vita.
In quanto alla "polemica"... Badate: i più pronti ad "assolversi" sono, abitualmente, quelli che ne avrebbero meno diritto. E questo per un semplice fatto: chi (come può) si "sbatte" per tentare di dare un futuro meno-peggio a questo nostro mondo, di solito è anche abbastanza severo con se stesso e sa che avrebbe (sempre) potuto fare di più. Come si fa a capire se ci si sta "autoincensando" o se si ha una visione realistica, ad esempio, del proprio personale impegno? Il modo c'è, ma prevede un lungo cammino di autoconsapevolezza, faticoso e, a volte, persino drammatico. In ogni caso il "non giudizio" è una buona strada con cui guardare agli altri...lo specchio non giudica: si limita, in qualche occasione, a riflettere l'immagine in modo spietatamente reale. Alla fin della fiera ognuno, i conti, li fa solo con se stesso...

ska ha detto...

Allora ti darò segni di vita, Equo...non mi perdo niente del blog, ma qualche volta, anzi abbastanza spesso, sento che è stato già detto tutto da te o dai tuoi intelligentissimi ospiti, e mi sembra di non poter aggiungere niente di significativo.
E' un bel luogo, questo.

Equo ha detto...

THX, Scacchina. :-)

elena ha detto...

A me sembra piuttosto chiaro chi si è autoassolto: io. Non era quello che intendevo (e chi mi conosce davvero lo sa). Ho detto che mi tiro fuori dal mucchio degli spettatori e lo ribadisco. Per il semplice fatto che non riesco a restare indifferente e reagisco, non perché non potrei fare di più.
Mi scuso per aver banalizzato ed isterilito questo post… ma continuo ad essere una persona d’azione, più che di riflessione. Quando vedo una cosa che non mi piace, penso (per trenta secondi, lo ammetto) a quello che potrei fare e poi lo faccio, lancia in resta. Non mi dò il tempo di fare letture introspettive, perché magari nel frattempo qualcuno c’è andato definitivamente di mezzo.
Ho scritto quello che faccio (qualcosa) non per autoincensarmi, ma per dare uno spunto a quanti dicono “ma che possiamo fare in concreto? Non riusciremo mai a cambiare nulla…” e perché continuo a ritenere che la riflessione e basta non serva a nulla. Ma un “motivo di impegno che lo possa disimpegnare” non lo conosco. Normalmente un motivo d’impegno provoca un impegno sempre maggiore, altro che disimpegno!




Opinione personale, certo… E adesso basta. Mi sembra di farmi un processo in pubblico e non mi piace. Perché ho il mio specchio e alla fine, come dice Equo, i conti li farò con me stessa, non con chi non mi conosce e trae conclusioni.
Ma c’è una cosa che non capisco: perché Rita non ha scritto, all’inizio o quando ha iniziato a leggere i commenti a questo post “elena finiscila che sto riflettendo e mi disturbi”, come ha fatto altrove? Me ne sarei stata zitta e le avrei dato il tempo di fare tutte le introspezioni necessarie. A parte il fatto che avrebbe potuto farle tranquillamente senza tener conto di quanto già detto, per conto mio… non è necessario rispondere per forza all’ultimo commento, mi pare… così – scusate la brutalità e la franchezza – a me dà la sensazione di volersene tenere fuori lei.
“Avremmo potuto, ma un elemento di disturbo ha inquinato il campo, quindi la terminiamo qui". E perché?
Ma forse era altro quello che avrei dovuto capire…

Equo ha detto...

Solo un'ultima cosa...poi scateniamo l'inferno con un altro post :-) Viviamo in "tempi bastardi", come dice un noto comico televisivo. Io credo seriamente che oggi sia di una qualche utilità anche solo il non rassegnarsi, il continuare ad indignarsi, il non piegarsi al diffuso qualunquismo. Purché, ben inteso, non divenga anche questo un alibi per la "non-azione": il "non-agire" è un modo di agire. E' comunque una scelta... quella di avallare il mondo così com'è, magari prendendone le distanze intellettualmente, ma lasciando che tutto prosegua come sempre... Sono questi, a mio giudizio, "gli spettatori" che, per carità!, hanno diritto ad esistere e ad essere rispettati anch'essi...ma che dovrebbero avere la dignità morale di riconoscersi "complici" delle moltre brutture che lordano il nostro mondo e la nostra vita.