sabato 23 giugno 2007

IL PUNTO DI VISTA DEI CATTOLICI...


Ecco “l’atteso documentone” di Elys e Spratz:. Per non occupare due blog lo ospito io come post autonomo. Un giorno o l’altro mi piacerebbe vedere un sito cattolico che lascia spazio alle argomentazioni dei non credenti con pari dignità…ma lasciamo stare. Avevo anche deciso di limitarmi a fare un commento, ma era, anche quello, troppo voluminoso. Quindi il mio commento lo trovate nel post successivo. Come suggerimento a chi volesse intervenire propongo di usare l’ultimo in ordine di tempo per concentrare lì i commenti eventuali, in modo da non essere costretti a cercarli qua e là. Malgrado lo spazio tiranno ho scelto di accompagnare la fatica delle nostre due amiche con un’immagine che supponevo potesse non dispiacere alle nostre due credenti, per renderlo anche un po’ bellino. Spero di non aver sbagliato…ma di mettere la faccia di Ratzinger non me la sono proprio sentita! :-)
Buona lettura.



Articoleremo la nostra risposta per paragrafi, in quanto dobbiamo affrontare svariati argomenti. Il tempo a disposizione non consente di toccare tutti i punti posti in discussione, ma nonostante questo cercheremo di esporre la posizione dei cattolici ampiamente travisata da confusioni e letture erronee dei dogmi cristiani oltre che delle Sacre Scritture.
E’ importante partire da una considerazione fondamentale. Adattare alle proprie esigenze quanto scritto su un testo Sacro è altamente fuorviante, perché per quanto si possa paventare e dimostrare a suon di citazioni, la propria ragione, si tratta comunque sempre e soltanto d’interpretazioni personali, tacciabili di errore proprio per il loro carattere SOGGETTIVO. Lo stesso Equo, nel post “Riflessione”, sostiene: «E lo faccio, com’è inevitabile, dal mio punto di vista, che prende le mosse da personali concetti e convinzioni». Sebbene poco dopo si contraddica con evidenza sostenendo: «…quindi senza la pretesa di vedersi realizzare un impossibile accordo, ma con la speranza di sentirmi riconosciuta la massima oggettività che si può desiderare da un essere umano». Ora delle due ipotesi una: o si afferma che quanto si scrive rappresenta soltanto uno dei punti di vista (quindi di conseguenza soggettivo) oppure si afferma che quanto si scrive è oggettivo contraddicendo l’esplicita dichiarazione di soggettività insita nel “punto di vista” personale. Come si può essere oggettivi se poco prima si è sostenuto che si sta esprimendo una riflessione in base al proprio punto di vista? Il punto di vista non è già di per sé un esprimere un’opinione soggettiva? E la soggettività non è l’esatto opposto dell’oggettività? E perché a voi è concessa l’oggettività di elaborare teorie su una materia che non vi compete, mentre i religiosi in genere devono necessariamente restare nel proprio ambito senza azzardarsi ad invadere quello della scienza? Se noi non capiamo la grande verità della ragione, voi però potete capire la grande verità della religione? Alquanto incongruente come discorso.

Proseguiamo sempre partendo dalle ultime esposizioni di Equo, che riassumono esaurientemente l’idea comune espressa dai razionalisti del blog e da loro sottoscritta a chiare lettere.

«una “persona di fede” è orgogliosa di “non aver bisogno di prove per credere”, è questa la dimostrazione della sua fede, appunto; un razionalista non può, al contrario, condividere tale atteggiamento senza venir meno a tutto ciò in cui crede… e questa è la principale ragione per la quale la fede e la ragione sono destinate a procedere su binari separati ed a guardarsi con reciproco sospetto.
Ogni volta che la fede invita a credere in qualcosa senza bisogno di spiegazioni o di verifiche, la ragione si sente offesa…e, viceversa, ogni volta che la ragione nega la possibilità dell’esistenza di qualcosa che non si può provare, la fede si ribella… »

Potrebbe sembrare un ragionamento inattaccabile. Ma non è così. Se da un lato è vero che il credente non ha bisogno di prove per confermare a se stesso l’esistenza di Dio, dall’altro il dubbio è naturalmente insito nell’essere umano ed in virtù del pericolo di allontanarsi dalla fede, la religione cattolica ha pensato ad una branca della teologia, l’apologetica, preposta a dissimulare tutte le eventuali incertezze e a fornire le prove storiche della rivelazione divina agli uomini. Per l’esattezza questo settore pone a fondamento la consapevolezza del pieno valore della ragione, cosa che consente al cristiano di dialogare senza paura con chi non è cristiano, ammettendo lui stesso il valore dell’intelletto.
Da qui cosa si evince? Sembra piuttosto ovvio, ma è preferibile non dare mai nulla per scontato. Si deduce che la fede e la ragione camminano a braccetto e non si guardano per niente con sospetto. Se così fosse il cattolicesimo non avrebbe riflettuto su nulla e l’apologetica nemmeno sarebbe stata concepita. Decade quindi anche la convinzione che la fede voglia spingere a credere in questioni non verificabili.

«Spero che si possa tutti convenire che le “invasioni di campo”, in questo caso, sono a senso unico, per una ragione spiegabilissima e quasi accettabile (sottolineo il quasi): la ragione (diciamo, in questo caso, la scienza, ad esempio) non ha alcun interesse ad indagare campi nei quali non può essere adottata come metodo d’indagine e, quindi, si è astenuta, si astiene e si asterrà dall’interferire con le questioni di fede; il massimo che si concede è guardare con occhio scettico alle manifestazioni della fede stessa e bofonchiare: “Non è provato!”…
La fede, al contrario, (diciamo, in questo caso, la religione, ad esempio) è per sua intrinseca natura portata ad estendere il proprio influsso su ogni aspetto della vita e del sapere umano…ed è accaduto, accade ed accadrà con considerevole frequenza che si trovi, quindi, a dire, suggerire o tentare d’imporre il proprio punto di vista sulle questioni che sarebbero di competenza della ragione ».

Qui di carne al fuoco ce n’è davvero tanta! E quanta confusione! La base da cui si dovrebbe partire per COMPRENDERE veramente la religione cristiana in rapporto con la ragione e con la scienza, è abbastanza semplice per chi non si ancora nelle proprie esclusive certezze, dichiarandosi assolutamente sicuro delle sue DEDUZIONI. Il problema non esisterebbe se soltanto si superassero certi preconcetti e certe sbavature interpretative. Il cristiano, o meglio, il dettato religioso non dice “la scienza sbaglia”, ma sostiene “che dietro i processi di creazione, dietro la perfezione e il meraviglioso ordine che vediamo in tutto quanto l’esistente, c’è la mano di Dio”. Ovvero legge in chiave mistico – religiosa il mondo. Avete presente, solo per esemplificare meglio quanto detto e non da prendere in considerazione come una realtà presente ancora oggi, nel Medioevo l’ideologia che si aveva di ogni aspetto della realtà? Dal tempo, alla storia si leggeva tutto sotto l’egida del cristianesimo. Il mondo aveva conosciuto diverse epoche storiche e queste epoche si distinguevano l’una dall’altra per il diverso rapporto che l’uomo aveva con Dio e con la redenzione. Il progresso storico non c’era, perché a detta a loro la società andava verso la completa dissoluzione, realizzatasi in un futuro vicino o lontano (dipendeva dai punti di vista) con la discesa di Cristo in Terra.
Ebbene, oggi la religione cristiana non mette in dubbio le scoperte della scienza, ma le legge in chiave religiosa.
Non staremo qui ad aprire il dibattito sui tentativi detti più volte di far abolire la legge sull’aborto da parte dell’istituzione cattolica, perché sono ovvie le ragioni del perché tentino di farlo. Per la Chiesa l’aborto è un omicidio in quanto l’embrione è già vita. Al di là di quanto possano sostenere gli scienziati, tale è l’interpretazione CRISTIANA della realtà.

«La “convivenza pacifica” sarà possibile il giorno (che è molto lontano) in cui la fede accetterà di auto-limitare le proprie sfere d’influenza, riservandole all’intimo della vita personale degli individui e senza voler più decidere che forma abbia la Terra, come vi si sia sviluppata la vita, cosa sia lecito studiare e cosa no…
Perché questo accada, tuttavia, sarebbe necessaria una rivoluzione tale da trasformare profondamente lo stesso concetto di religione e, francamente, credo sia impossibile che avvenga ».

La questione delle sfere d’influenza, rientra in quanto espresso sopra.
Come si sa oltre al cattolicesimo esistono altre “varianti” della religione cristiana che si sono costituite nel corso della storia e una di queste ha una preponderante presenza negli Stati Uniti d’America. Il protestantesimo. Esso è una forma di cristianesimo sorta nel XVI secolo dalla Chiesa cattolica a seguito del movimento politico e religioso noto come “riforma protestante”, derivato dalla predicazione dei riformatori, fra i quali i più importanti sono Martin Lutero e Giovanni Calvino.
Da un punto di vista teologico il protestantesimo si caratterizza per la varietà delle confessioni di fede e delle chiese, sebbene sia possibile individuare alcuni tratti comuni, come l’importanza assoluta data alla Bibbia nello stabilire la regola della fede, rispetto alla tradizione della Chiesa. L’enfasi sulla dottrina della “giustificazione per fede”, consistente nel ritenere che la salvezza del fedele sia derivata da un atto di fede piuttosto che da comportamenti o azioni. L’idea che la natura umana sia intrinsecamente malvagia e meritevole di distruzione, ma che l’uomo si salvi grazie al sacrificio espiatorio di Gesù. Un’altra caratteristica del protestantesimo storico è l’accentuata dipendenza dallo Stato.
Chiarito questo concetto (importante per quanto diremo tra poco) passiamo a definire meglio il discusso Creazionismo. Il Creazionismo o teologia della Creazione è l’ipotesi che iscrive l’origine dell’umanità, della vita, della Terra e dell’intero universo all’opera di un essere supremo o ad un intervento soprannaturale di una divinità. Tale intervento può essere sia un atto di creazione dal nulla o il porre ordine in un caos primordiale.
In un senso più ristretto il termine creazionismo viene oggi utilizzato soprattutto per indicare la posizione di quei GRUPPI CRISTIANI, SOPRATTUTTO PROTESTANTI americani, che affermano la verità letterale del racconto biblico della creazione (Genesi 1- 2), secondo il quale Dio creò il mondo nell’arco di sei giorni.
Questi gruppi rifiutano la teoria dell’evoluzione delle specie di Charles Darwin, perché la Bibbia afferma che Dio creò tutte le specie viventi in principio e perché considerano scandalosa l’idea che l’uomo possa discendere da una specie animale considerata inferiore, e rifiutano i modelli comunemente accettati dalla comunità scientifica mondiale che spiegano l’origine della vita, l’origine della specie umana, la formazione del Sistema Solare e dell’universo, perché incompatibili con la scala dei tempi presentata dalla Bibbia (secondo questi modelli, infatti, l’età dell’universo è di diversi miliardi di anni).
Molti dei sostenitori della visione creazionista considerano questo un aspetto del loro credo religioso che è comunque compatibile con una visione scientifica del mondo. Altri sostengono che il metodo scientifico può provare l’ipotesi creazionista (il disegno intelligente); altri ancora invece sostengono che la scienza e il razionalismo empirico sono incompatibili con il credo religioso.
Negli STATI UNITI sotto l’etichetta di “creazionismo” rientrano una serie d’iniziative a carattere religioso, politico e sociale (ad esempio nel definire i programmi scolastici) che contestano la teoria di Darwin e chiedono, mediante azioni in tribunale, uguale o superiore legittimità per la tesi creazionista durante le lezioni di scienze nelle scuole. Chi critica queste azioni vede in esse un’indebita interferenza nella separazione tra chiesa e stato ed un approccio non corretto verso un possibile dibattito scientifico. Chi invece le sostiene afferma che non è corretto presentare un’unica teoria sull’origine delle specie senza esporre anche le sue alternative. I critici del creazionismo però sostengono anche che queste teorie alternative non hanno alcuna validità scientifica.
Veniamo adesso al punto cruciale e che interessa i CATTOLICI. Il CREAZIONISMO NON VA CONFUSO CON LE CONVINZIONI DI CHI, PUR ACCETTANDO L’ESISTENZA DI UN ENTE CREATORE, ACCETTA IL METODO SCIENTIFICO PER SPIEGARE I FENOMENI NATURALI. SECONDO TALI CREDENTI, IL RACCONTO BIBLICO DELLA CREAZIONE NON INTENDE ESPORRE LA MODALITA’ PRECISA CON LA QUALE IL MONDO EBBE ORIGINE, MA SOLTANTO ESPRIMERE CON LINGUAGGIO FIGURATO IL FATTO CHE L’UNIVERSO E’ OPERA DI DIO. QUESTA E’ LA POSIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA.
Da ciò cosa deducete? Ovviamente che tutte le vostre riflessioni fatte a proposito delle interferenze della Chiesa nella scienza, delle sue battaglie contro la teoria dell’evoluzione, non hanno niente a che fare con il cattolicesimo, bensì con il protestantesimo. Non c’è nessun eretico, né una tolleranza della Chiesa ad accettare la convivenza tra teorie discordanti per non perdere i suoi fedeli, perché i suddetti fedeli ed ecclesiastici viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda.

« In queste pagine abbiamo anche visto quale possa essere il tentativo di “conciliazione” di cose apparentemente inconciliabili: ad esempio sostenere, come alcune gentili lettrici hanno finito con il fare, che, in realtà, le narrazioni bibliche relative agli aspetti scientifici (creazione dell’universo e dell’uomo, forma della terra, moti astrali, nascita delle razze umane e quant’altro) sono allegorie e che, quindi, si può credere che gli esseri umani si siano evoluti a partire da antenati scimmieschi e, nello stesso tempo, che il racconto di Eva tratta da una costola di Adamo sia una forma poetica di messaggio che nasconde significati che non c’entrano nulla con l’evoluzionismo. Diciamo subito che, accettando questa tesi, ci troviamo non più a discutere con le posizioni ufficiali della fede, quanto con le personalissime opinioni delle lettrici in questione che, in questo modo, si pongono al di fuori dei dogmi del Cristianesimo (anche dell’Ebraismo e dell’Islam, se per questo) […]».

Da tale citazione fino alla fine...diventa tutto aria fritta! In virtù di quanto sostenuto ampiamente sopra.

Concludiamo questa parte del discorso, indicando quelle che l’apologetica indica come prove fisiche dell’esistenza di Dio.
L’argomento si può riassumere dicendo che nella natura esiste un mirabile ordine teologico. Dunque necessariamente esiste una suprema intelligenza ordinatrice. Ma questa intelligenza ordinatrice deve essere anche creatrice dell’universo. Dunque esiste un Dio creatore e ordinatore dell’universo.
Lo stesso Voltaire diceva : « L’universo mi imbarazza e io non posso sognare che questo orologio esista e non abbia orologiaio».
Abbiamo l’ordine del cosmo, ampiamente dimostrato dalla scala degli esseri dai più semplici ai più complessi. Si pensi al regno vegetale, a quello animale o a quello umano. Tutto è armonico e perfetto. Nel regno animale, ad esempio, vi si possono scorgere gli istinti straordinari in virtù dei quali gli animali agiscono e operano con tanta sicurezza e perfezione di mezzi, risolvendo con la massima semplicità i problemi difficili. E cosa dire dell’uomo? Lo stesso Newton diceva che chi ha fatto l’occhio umano doveva conoscere bene le leggi dell’ottica. Alexis Carrell, anatomista americano, conclude un suo libro affermando che «l’esistenza di una finalità nell’organismo è innegabile: tutto avviene come se ogni organo conoscesse i bisogni presenti e futuri dell’insieme e si modificasse secondo questi». Dietro tale armonia la religione cristiana vede l’innegabile presenza di Dio. E’ lui a stabilire l’ordine dell’universo. Se ad esempio nella visione di un tramonto, l’uomo di scienza la interpreta come tutta una serie di processi, l’uomo di chiesa non nega quei processi ma sostiene che dietro di essi, dietro l’assoluta perfezione della luce, della rifrazione solare e via dicendo, vi è il Signore. E ciò si sposa perfettamente con quanto sostenuto sopra a proposito del creazionismo dei cattolici.
Lo stesso Papa Benedetto XVI, nel dialogo che intrattiene con il filosofo Jürger Habermas, afferma che la Fede finisce sempre per confluire nella Ragione. Si abilita uno spazio di libertà dove le idee possano rinnovarsi, evitando la manipolazione del potere. Habermas ammette l’esistenza di un dialogo molto positivo tra la Fede e la Ragione, che deriva dalla prima. Tale convinzione fa dire al filosofo tedesco che il laicismo è positivo purché sia moderato e non rinneghi le radici che rendono possibile l’uso della Ragione nella sfera pubblica. Ovvero non si deve giudicare la storia né pretendere di cancellare ogni traccia , del cristianesimo dall’Europa. Avvertimento, questo che rivolge a coloro che, esercitando il potere, credono che sia necessario spogliare la società dei suoi valori e delle sue radici identitarie. Questo Papa, inoltre, ci mette in guardia contro i pericoli della Ragione priva di valori e della Fede irrazionale. Entrambe rappresentano una grave minaccia per la libertà. Il cristianesimo è l’affermazione dell’uomo. La sua libertà si fonda sulla natura razionale della Creazione. D’altra parte la posizione del Pontefice è alquanto delicata, poiché egli non è soltanto un’intellettuale, ma anche Papa, la Pietra su cui è edificata la Chiesa: milioni di persone guardano a Lui. E in quanto Papa, Benedetto XVI ha un impegno nei confronti della libertà, contro il comodo relativismo che caratterizza il nostro secolo. Per molti può essere scomodo, ma per molti, indipendentemente dalla propria fede religiosa e dalla propria spiritualità rappresenta un valido alleato nella difesa dei valori quali il Bene e la ricerca sincera della Verità (il che esula dal proteggere, per chi avesse già in mente di replicare con la storia dei preti pedofili, coloro che pur vestendo indegnamente la tonaca commettono terribili crimini!) .

Per quanto concerne la Bibbia, menzioniamo quanto segue.
La Chiesa, assistita dallo Spirito Santo e quindi infallibile, i concili ecumenici e i papi, anch’essi infallibili, hanno sempre riconosciuto come Parola di Dio, e quindi vincolante per la fede e la vita del cristiano, la Sacra Scrittura. Secondo il Cattolicesimo solo la Chiesa può dire quali siano i libri sacri, cioè provenienti da Dio e vincolanti.
a) Per il Nuovo Testamento
La Chiesa ha riconosciuto come parola di Dio i 27 libri delle Scritture Cristiane detti "Nuovo Testamento", in cui, secondo essa, è contenuto l’autentico pensiero cristiano.
b) Per l'Antico Testamento
Quanto ai libri delle Scritture ebraiche (Antico Testamento), la Chiesa ha accettato che contengano la parola di Dio solo alla luce dell’interpretazione data ad essi da Gesù.
Per i cristiani l'Antico Testamento contiene una rivelazione «incompleta» e provvisoria e viene perciò letto come preparazione al Nuovo Testamento.
La Chiesa si è sempre comportata in modo libero nei confronti dell'Antico Testamento. Ha infatti lasciato cadere molte norme contenute in esso, come le norme di purità (l’aveva detto anche Gesù almeno riguardo ai cibi - Mc 7, 19), le norme liturgiche e sacrificali, molte norme giuridiche (es. la circoncisione o il divieto di farsi immagini, su cui Gesù non disse nulla.).

L'interpretazione della Bibbia
La Bibbia è un messaggio di Dio, ma le parole attraverso cui si esprime sono parole umane, scritte secondo la mentalità e la cultura dell'autore umano. Ora qualsiasi testo scritto, per essere capito, deve essere interpretato. E ciò è tanto più necessario per la Bibbia, se si tiene conto del fatto che essa è scritta in tempi, culture e lingue molto diverse dalle attuali.
Hanno senso perciò ulteriori domande:
1) Chi può interpretare autorevolmente la Bibbia?
2) Con quali criteri o metodi deve essere interpretata?

1) solo la Chiesa può interpretare autorevolmente la Bibbia. Infatti
- alla radice del Nuovo Testamento c’è una lunga tradizione orale che lo precede;
- è la tradizione che ha scelto quali libri fossero «apostolici»;
- l'interpretazione del testo biblico data dagli antichi ha maggiori garanzie di verità, rispetto a tutte quelle che vennero dopo, sia per la maggior vicinanza al tempo come lingua e sia per la migliore conoscenza dell'ambiente in cui il testo fu prodotto.
E la Chiesa si esprime
- o mediante una sostanziale unanimità dei fedeli,
- o mediante il Concilio Ecumenico,
- o mediante il vescovo di Roma.
Si noti però che la tradizione non ha peso uguale per tutti i punti della fede. Ci sono infatti interpretazioni di testi biblici da tutti sempre e dovunque accettate e queste sono vincolanti per il cristiano. Ci sono invece altre interpretazioni che, anche se comunemente sostenute da molti, non furono sostenute sempre e da tutti e inoltre le persone che dissentirono pubblicamente non furono mai condannate. Queste interpretazioni sono di libera discussione.
2) i criteri per interpretare la Bibbia sono stati fissati dalla Chiesa stessa.
La tradizione antica ci ha presentato due metodi per interpretare la Bibbia:
1) quello della scuola teologica di Antiochia di Siria: preferiva dare ai testi una interpretazione letterale, cercando il senso esatto delle parole usate dall’autore sacro (agiógrafo) e cercando di capire esattamente tutto quello che egli voleva comunicare;
2) quello della scuola teologica di Alessandria d’Egitto: preferiva invece una interpretazione simbolica, allegorica, basata sul principio secondo cui, trattandosi di parola di Dio, la Bibbia poteva avere significati molteplici, al di là delle intenzioni dello scrittore sacro.
Garanzia di non commettere errori in questa interpretazione allegorica è il sentire cristiano (il sensus Ecclesiae).
Una lettura che voglia giungere al pensiero degli autori non può prescindere dalla presentazione che ne fa la comunità nella quale tale libro è sorto ed è sempre stato letto.
A questo riguardo l’obiezione possibile è che anche una tradizione può essere manipolata, può trasmettere errori. Bisogna anche presentare in primo luogo prove o almeno seri motivi di dubbio. In secondo luogo l’eventuale conclusione che la tradizione sia viziata condurrà a rifiutarla, ma non permetterà di proporre al suo posto una interpretazione che nasca oggi e che quindi ha probabilità assai minori di essere vera.
Leggiamo da Elena:

«O magari che l'8x1000 non destinato viene, sempre dallo stato, spalmato sulle chiese accreditate a seconda del numero dei fedeli...»

Su che cosa faccia lo Stato italiano dei soldi non destinati, temo purtroppo non se ne verrà mai a capo, visto che è un “magna magna” generale e qui la religione non c’entra davvero niente. Se poi vogliamo prendercela con il Vaticano pure per gli errori commessi dagli uomini politici di destra o di sinistra, siamo messi male! Ci teniamo però a precisare in cosa consiste prima di tutto l’otto per mille.

«Con il Concordato dell'11 febbraio 1929, che codificava i rapporti tra Stato italiano e Chiesa cattolica, quest'ultima venne dichiarata religione di Stato, e lo Stato italiano si impegnò direttamente a pagare gli stipendi al clero cattolico attraverso il meccanismo della congrua. Questo sistema venne riformato il 18 febbraio 1984 con la firma del nuovo concordato tra il presidente del consiglio italiano Craxi e il segretario di Stato del Vaticano Casaroli: con il nuovo accordo veniva eliminato il concetto di religione di Stato, e si stabiliva che il finanziamento (studiato dall'allora Ministro del Bilancio Paolo Cirino Pomicino) fosse costituito da una frazione del gettito totale IRPEF (l'otto per mille, appunto), che i contribuenti potevano decidere di destinare allo Stato o a una confessione religiosa. La materia fu poi regolamentata dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 e da successivi decreti legge e circolari. Negli anni successivi lo Stato ha firmato intese analoghe anche con le altre confessioni: nel 1986 con le Assemblee di Dio, nel 1993 con la Unione delle Chiese metodiste e valdesi e con i Luterani (intesa ratificata nel 1995), nel 1996 con gli Avventisti e con le Comunità ebraiche. Ad oggi sono quindi sei le confessioni religiose che possono ricevere l'otto per mille. Nel 2000 lo Stato ha firmato due intese anche con l'Unione Buddista Italiana e con i Testimoni di Geova, ma queste ultime due non sono ancora state ratificate dal Parlamento italiano. I Battisti hanno firmato un'intesa con lo stato nel 1993 ma rifiutano di ricevere l'otto per mille» (fonte wikipedia).
Da ciò si evince che il CITTADINO PUO’ SCEGLIERE LIBERAMENTE COSA FARE DEI SUOI SOLDI. Non è obbligatorio devolvere tale percentuale agli ecclesiastici.
Le critiche mosse a tale sistema sono state queste:
«Alcuni cittadini hanno mosso delle critiche verso l'otto per mille, in quanto questo limita la distribuzione del denaro unicamente a religioni organizzate, non fornendo alternative a persone di confessioni religiose diverse da quelle citate. Per queste ragioni l'otto per mille secondo taluni andrebbe contro la laicità dello stato. Altre critiche, sorte dal mondo laico, riguardano la pubblicità della CEI, ritenuta fuorviante, per il finanziamento della Chiesa cattolica. Negli spot sarebbero infatti enfatizzati gli aspetti caritatevoli della donazione, che in realtà è destinata ad aspetti umanitari solo in minima percentuale. La somma ricevuta dalla Chiesa cattolica deve essere impiegata "per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo", così come previsto dall'art. 48 della L. 222/1985. Essa è per la maggior parte impiegata per gli stipendi e le pensioni dei sacerdoti; nel 2005 solo l'8% è stato destinato al terzo mondo. Il totale è stato di 1.021 milioni. Ogni anno viene pubblicato un resoconto riassuntivo delle spese, che riporta la distribuzione dei fondi tra le tre voci principali ma non elenca il numero di progetti finanziati e la spesa corrispondente. Inoltre la Chiesa cattolica non comunica quale percentuale dei fondi ottenuti sia usata a scopo pubblicitario e gestionale».
Tali valutazioni perdono la loro ragion d’essere nel momento in cui la legge non OBBLIGA i contribuenti a versare questo fantomatico otto per mille. E l’accusa di una pubblicità poco chiara, beh, non fa altro che adeguarsi alla natura stessa delle reclame. Quando mai si è vista la pubblicizzazione, ad esempio, di una macchina dove si indica al cittadino che ha un elevato livello di consumo? Oppure che al posto di un tale detersivo ne esiste un altro che offre maggiori garanzie di pulizia? Senza contare che gli utenti hanno la fortuna di potersi adeguatamente informare su tutte le questioni che gli vengono sottoposte quotidianamente. In passato non si avevano certi privilegi ma oggi difficilmente ti metti a dare i soldi tanto perché te lo consiglia una pubblicità. Sono libere scelte. Senza nessun lavaggio del cervello. Se una persona è assolutamente credente e rispettosa e vuole partecipare all’otto per mille, qual è il problema? Saranno soldi suoi!
PS: per quanto concerne altre ed eventuali questioni relative ai commenti succedutesi nei diversi post, rimandiamo ad altra sezione.
Elys & Spratz

Nessun commento: