martedì 6 marzo 2007

DOPO LA SEDIA ...I L TAVOLO


“Così ti piace aiutare le persone, vero?” mi domandò il Maestro con la sua solita aria serafica e sorniona.
“Sì, certo…se posso…” risposi con la sicurezza della mia giovanissima età.

“Allora dovresti aiutare me, in questo momento”.

“Sono pronto, Maestro! Cosa debbo fare?”


“Oh! Nulla di complicato… Dovresti spostare quel tavolo che è appoggiato alla parete e portarlo qui, al centro della sala…”

Scattai come una molla, senza pensarci, verso il tavolo che mi era stato indicato e, solo mentre procedevo verso di esso, mi resi conto che si trattava di un mobile lungo nove metri, con un massiccio piano di solido legno e gambe che parevano quelle di un elefante.

Ma avevo detto che lo avrei aiutato!

Così mi cacciai sotto il tavolo e, facendo forza con la schiena, riuscii a sollevarlo di qualche centimetro dal pavimento e tentai di farlo strisciare verso il centro della stanza. Era un’impresa in cui anche Ercole avrebbe fallito…ma avevo promesso e non volevo, non potevo deludere chi contava su di me!

Fu in quel preciso momento, mentre quel peso immane mi scardinava la schiena, mentre le vene del mio collo sembravano voler scoppiare, mentre ogni muscolo era teso allo spasimo in uno sforzo senza risultati ed il cuore tambureggiava impazzito, che la voce del Maestro, pacata e calma come al solito, mi raggiunse dicendomi:

“E chiedere aiuto a tua volta, ogni tanto, nella vita?”

Compresi il messaggio, ovviamente…e ci provai anche. Ma la voce non voleva uscire e, quando riuscii ad articolare qualche parola, lo feci con un tono stridulo, tremante: una voce da bambino ben lontana dalla sicurezza che provavo pochi istanti prima.

Naturalmente al mio esitante: “C’è qualcuno che vuole darmi una mano?” una quindicina di baldi giovanotti scattarono verso di me…e quel dannato tavolo si spostò come se volasse.
In quell’istante, come in una piccola Illuminazione, capii due cose in rapida successione.

La prima era che avevo una fottuta paura di chiedere aiuto.
La parte più difesa della mia mente sussurrava: “E se nessuno risponde? Bada, ragazzo: sino a che ce la fai da solo puoi sempre pensare che, chiedendo, t’avrebbero aiutato…ma se lo fai e ti ritrovi da solo?”
La mia determinazione, il mio orgoglio, persino la mia forza d’animo nascevano…da una paura. Anzi: dalla Paura, quella con l’iniziale maiuscola: l’abbandono, la non-accettazione, la solitudine.

L’altra cosa che compresi era che il mio non chiedere mai aiuto era, in realtà, un atto d’egoismo: non permettevo agli altri di sentirsi generosi, disponibili, amorevoli.
A me, effettivamente, piaceva dare una mano, risolvere situazioni, sentirmi utile…e negavo questo piacere a chi mi voleva bene.

Malgrado tutta la strada fatta da allora confesso che, ancora oggi che la mia barba è bianca, non mi è facile chiedere aiuto e, se questo significa che, prima di farlo, devo provare a cavarmela da solo, con le mie forze, grazie ad una determinazione che non concede troppa indulgenza verso me stesso, mi sta anche bene.

Ma quando il “tavolo” è troppo pesante…

Lo so, lo so! Vi è capitato di domandare aiuto e il mondo, in quell’occasione, vi ha girato le spalle, facendovi sentire soli, spaventati, “non degni di soccorso”… e, allora, avete giurato a voi stessi che avreste camminato sulle vostre sole gambe, costi quello che costi!

Ma quando il "tavolo" è troppo pesante…

Basta un solo attimo di coraggio.

La Vita potrebbe anche stupirvi.

17 commenti:

ska ha detto...

Beh, a mio tempo, quando non ero in grado di camminare con le mie gambe, la vita mi ha stupito in senso inverso: ovvero le persone che più avrebbero DOVUTO aiutarmi, non solo non l'hanno fatto, ma mi hanno affossato. Fu in quel tempo che decisi che non avrei mai dovuto dir grazie a nessuno, ed è stato così finora. Finora perché per la prima, primissima volta da tanti anni, non sono sola, anzi in ottima compagnia. E questa compagnia mi fa spesso discorsi simili, quando sto lì a sbattermi per fare tutto, al meglio, e senza aiuto: "non sei sola".
La vita sta dunque cominciando a ristupirmi or ora...ma bisogna anche stare attenti a CHI si chiede aiuto.

A parte questo, sono sicura che il tuo deve essere stato un ottimo Maestro. :)

elena ha detto...

Neanch'io ho mai chiesto aiuto... non perché lo ritenessi segno di debolezza (infatti non ho mai guardato con superiorità chi me lo chiedeva, anzi) ma semplicemente perché ritenevo di averne già avuto abbastanza. E' da quando sono nata (o meglio, da quando ne ho memoria) che qualcuno deve porgermi una mano... per tutta una serie di motivi che, lo so, non ho cercato... ma c'erano. Quindi, arrivata ad un certo punto del mio contorto sviluppo, ho deciso (senza starci a pensare, a dire il vero: ma quando mai io rifletto...) che era ora di ricambiare. Quindi, disponibilità totale con gli altri, ma che nessuno si sognasse di aiutare me. Io non ne avevo bisogno - non DOVEVO averne bisogno. Ho sempre fatto e disfatto tutto da sola... adesso che mi servirebbe un braccio e non solo una mano, mi sento dire da qualcuno che sono sempre stata egoista e che non è stato bello da parte mia tener fuori dalla mia vita gli altri, quelli che mi volevano bene.
E va bene, non ho mai capito un accidente. Probabilmente sono troppo egocentrica per accorgermi che non sono il centro del mondo... e magari sono anche troppo spocchiosa. A volte basterebbe parlare... spiegarsi... Ma è difficile chiedere aiuto. Non è solo un discorso di orgoglio... a volte invece è una questione di dignità. A ben vedere nemmeno adesso chiedo... mi limito a franare addosso a chi mi circonda... spesso con effetti disastrosi. Non credo di aver mai pensato che qualcuno potesse rifiutarmi: quanto a questo, sono io la prima!

Equo ha detto...

Non commettete l'errore di "cucirvi addosso" tutto ciò che mi capita di scrivere. Questo spazio è come un mosaico: qualche tessera vi si adatterà, altre riguardano situazioni diverse dalle vostre. Siete voi a conoscere la vostra vita ed a sapere cosa cogliere e cosa lasciar cadere...
Solo un dettaglio: un'altra cosa mal interpretata è il famoso "ama il prossimo tuo come te stesso".
Forse sarebbe più chiaro se si scrivesse: "ama il prossimo tuo...e non dimenticare d'amare anche te stesso".

Anonimo ha detto...

Caro equo, avessi avuto anch'io un maestro che mi avesse fatto capire quant'era difficile alzare il tavolo da solo.. o quantomeno, com'era giusto, al momento del bisogno, dare voce alle mie difficoltà e chiedere aiuto.. Ho sempre avuto una sorta di ritrosia nel "chiedere" qualcosa alle persone, anche, e sopratutto, a quelle che più mi facevano mostra di amarmi, o anche solo volermi bene. Il motivo, lo so, era che paventavo il rifiuto.. e non chiedendo non correvo il rischio di averlo, e restare ulteriormente male. Così come ho sempre lasciato con un trancio netto tutte le situazioni, e le persone, che erano fonte per me di estremo dolore..
Ho sempre sopportato fino al limite dell'autolesionismo.. Fino al limite, appunto, dopodiché si mette in moto in me un meccanismo di "separazione" che diventa irreversibile. Nulla mi fa tornare sui miei passi: né i conti dei torti e delle ragioni, né gli appelli ai sentimenti.. Sono una creatura strana, però sono figlio del mio vissuto, del vissuto di quel bambino maltrattato dalla vita che ancora oggi, ogni tanto, traspare in me. E questo mi ha giocato molti affetti, sopratutto il più caro, mia figlia, che non posso e non voglio rinnegare.
Eh si, caro equo, se qualcuno un tempo mi avesse insegnato il valore dell'umiltà, quella vera.. mi sarei risparmiato molti pianti, a me come alle persone a cui voglio più bene. Ma non si può disfare il passato, conta il presente e il rendersi conto delle proprie immaturità.
Grazie del tuo pensiero.
mauro

Equo ha detto...

Come si diceva...gli unici dolori inutili sono quelli dai quali non impariamo.Io credo che tu, Mauro, abbia appreso molto dal passato: fanne tesoro. Ed hai profondamente ragione in una cosa: si può essere ex-mariti, ex-mogli...ma mai ex-padri o madri. Non so come stiano le cose tra tua figlia e te, ma sono certo che farai tutto ciò che è in tuo potere perché questo affetto possa essere vissuto. Un grande abbraccio...

Anonimo ha detto...

Innanzi tutto, trovo veramente interresanti gli spunti che ha offerto questo post di Equo.
Poi per quanto riguarda me, so solo che tante volte tendendo le mani, non mi hanno dato i calci, hanno semplicemente voltato lo sguardo dall'altra parte.
So cos'è la sofferenza, la tristezza, ed ho provato anche su di me: "me dolce naufragar in questo mar".
Come credo la maggior parte degli esseri viventi. Non esiste infatti gioia assoluta. Tutti soffrono e a volte si sentono soli ed abbandonati, per questo l'insegnamento del maestro di Equo ci colpisce.
Caro Mauro, a me l'hanno insegnata l'umiltà di cui parli, sono cresciuto a pane ed umiltà, ed ora ho la faccia piena di lividi. Questo per dire che non è facile vivere umilmente, quindi non rammaricarti col senno del poi, ma vanne ferio dell'averlo capito.
Elena coraggio su, qualsiasi cosa ti turbi o ti rattristi, coraggio.
Respira forte.

SETHAR ha detto...

IL MURO
- Sto camminando sulla strada della mia vita, giro l’angolo e sbatto contro un muro…
Ma come un muro dietro un angolo? Com’è possibile? Ma chi l’ha costruito?
Certo sono molto distratto dalle cose della vita, le cose urgenti mi hanno fatto dimenticare quelle importanti, sono un po’ triste, ansioso, depresso… ma un muro dietro l’angolo… chi se lo sarebbe aspettato… sono così stanco che posso anche rimanere a piangermi addosso per il resto della giornata…
- Sto camminando sulla strada della mia vita, giro l’angolo e sbatto di nuovo contro un muro… Come ho fatto a dimenticare di fare attenzione? Eppure mi era già successo…
Come faccio a ripetere sempre gli stessi errori?
Però un muro dietro un angolo!! Non è certo colpa mia se non l’ho visto… Sono così impegnato nelle cose urgenti della mia vita… Ancora una volta sono vittima degli errori degli altri… Posso anche rimanere a compiangermi per il resto della giornata…
- Sto camminando sulla strada della mia vita, giro l’angolo… ma ricordo che c’era un muro…
E’ vero che l’ultima volta che ci ho sbattuto contro è stato doloroso però ho avuto l’attenzione di tutti quelli che poi mi hanno aiutato… finalmente qualcuno si è accorto di me… almeno ho avuto delle attenzioni…
Così giro l’angolo e sbatto di nuovo contro il muro… Non ricordavo che facesse così male… E poi oggi non c’è neanche qualcuno che mi aiuti… Possibile che nessuno si accorga del mio dolore? Che gentaglia che vive in questa città!! Che rabbia che ho in corpo! Posso anche rimanere a sfogarla picchiando con i pugni contro il muro per il resto della giornata… E’ vero che così non ottengo nulla, ma almeno non piango e non mi faccio compiangere dagli altri… Cosa potrebbero dire vedendomi piangere… “poverino”…
- Sto camminando sulla strada della mia vita, giro l’angolo ma questa volta ricordo bene che c’era un muro e così, basta non ho più voglia di soffrire, faccio attenzione e ci giro attorno… dietro di me però sento dei rumori, altre persone stanno sbattendo contro il muro…
Chissà magari hanno bisogno d’aiuto, però d’altra parte ognuno ha i suoi problemi e poi l’ultima volta che ho avuto bisogno d’aiuto non c’era nessuno che me lo desse… Inoltre oggi sono così di corsa, domani magari mi fermo…
- Sto camminando sulla strada della mia vita, giro l’angolo ricordando bene che c’è un muro… Mi fermo, lo guardo con attenzione… Quante volte mi ha fermato, quante volte sono rimasto ai suoi piedi a piangere dopo esserci finito contro senza cercare di capire il perché continuavo a farlo…
Lo guardo ancora con attenzione e poi mi giro intorno e chiedo aiuto per buttarlo giù, perché nessun’altro debba più sbatterci contro…
- Sto camminando sulla strada della mia vita, giro l’angolo e nessun muro mi si pone di fronte, l’orizzonte è finalmente libero e il panorama è così bello da vedersi… Quanti colori… Chi l’avrebbe mai detto…
Giro lo sguardo e vedo una persona che cade dopo aver sbattuto contro un muro… Gli vado incontro, gli tendo una mano e lo aiuto ad alzarsi… Mi guarda stupito e nei suoi occhi il muro è già caduto… Eugenio

SETHAR ha detto...

Quanti muri ci siamo costruiti da soli nella nostra vita??

elena ha detto...

Equo, penso che tutti ci rendiamo conto che non siamo direttamente chiamati in causa tutte le volte che scrivi... però è colpa tua: scrivi sempre cose che colpiscono tutti!
Il giorno che trovo qualcosa in cui non mi ritrovo, prometto, sto zitta... ma è strano che mi apra pubblicamente così.
Sethar, bella la morale del muro... solo che a volte è difficile cambiare radicalmente modo di guardare la realtà... anche se effettivamente è l'unico sistema per uscirne. E poi... il primo passo è riconoscere il muro!
Nunzio: grazie fratello! :)
Suerte.

Equo ha detto...

Non so se a Nunzio hanno insegnato l'umiltà. Forse, invece, parte della sua vita è stata segnata dal: "Se hai fatto una cosa bene hai fatto solo il tuo dovere; se sbagli, invece, ti sbatto in faccia il tuo errore!" In questo modo non s'apprende l'umiltà, ma l'umiliazione...ed occorre, poi, (come credo Nunzio abbia fatto) darsi da soli quei riconoscimenti che nutrono l'autostima.
Shetar, eh? Bel nick...ma mi domando le ragioni della scelta: lo sapevi che, in ebraico, significa "Azione"? Molto significativo l'esempio che hai fatto...ma non mi aspettavo niente di meno da chi ha saputo superare muri massicci facendo tesoro dei miei modesti consigli. Ne valeva la pena, vero? Al di là di quel muro c'era, tra l'altro, la meraviglia infinita del sorriso di una bimbotta che ti chiamerà "papà". Grazie di esserci.
Elena: volevo dire che, naturalmente, dovete adattare le mie storielle alla vostra realtà... Ma no! Volevo dire un'altra cosa: voglio vederti mantenere la tua contagiosa voglia di cambiare il mondo...ma mi piacerebbe sentirla privata dalla sottile corrente di amarezza che la pervade. E, per la miseria, se solo ne avrò occasione, te la estirperò come un dente cariato: tanta gente, sbattuta a terra dal "muro", ha bisogno della tua mano tesa...ma devi essere ben salda in piedi e con un sorriso sulle labbra per porgerla loro. E non ti preoccupare: "La Spada taglia ogni cosa, tranne se stessa", ovvero non è facile riconoscere i propri "muri"...ma gli "specchi" servono a questo.

Anonimo ha detto...

Ciao Equo, si c'è stato anche quello e cioè: "Se hai fatto una cosa bene hai fatto solo il tuo dovere; se sbagli, invece, ti sbatto in faccia il tuo errore!". Mamma mia se c'è stato, c'è e ci sarà.
Ma per umiltà intendevo l'educazione a non corrompermi con le cose del "mondo", a non avere la smania del successo a tutti i costi, a non essere egoista, ad amare il prossimo, a sottomettermi alla volontà di Dio senza ribellione (magari con guerre interiori devastanti ;)) a saper dare senza aspettarsi nulla.
Tutto questo, comunque, nonostante è intrinseco alla mia persona oramai, non ha potuto eludere il semplice fatto che quando porgi l'altra guancia, è vero che assolvo all'umiltà, ma poi il volto ti si arrossa e brucia.
Tutto qua.

Anonimo ha detto...

Come diceva qualcuno:
"I realise I hold the key to freedom
I cannot let my life be ruled by threads
The time has come to make decisions
The changes have to be made."
La capacità di generalizzare dell'essere umano, determinata dalle più profonde paure, è un'arma terrificante. Non aver avuto risposta positiva qualche volta, in qualche situazione, essere stati rifiutati da qualche persona rispetto a qualche impresa, diventa che nessuno ci darà mai una mano per niente al mondo. Non razionalmente, ma spesso inconsciamente ragioniamo per assoluti. Perché l'inconscio troppo spesso rimane a un livello evolutivo infantile, e tutti sappiamo quanto i bambini amino ragionare per assoluti. Magari si può provare qualche strada per prendere per mano quel bambino e fargli imparare il duro lavoro di essere adulti e di saper discernere, senza dare giudizi totalizzanti, accettando e accogliendo ciò che la Forza ci pone davanti con serenità e fiducia.

elena ha detto...

Abietto, quanto sei saggio... devi aver avuto un gran bravo Maestro, oppure... complimenti a te. Non c'è ironia nelle mie parole, al massimo una leggerissima invidia... ma di quella buona, quella che ti spinge ad arrivare agli stessi livelli che altri hanno conquistato.
Suerte a te!

Anonimo ha detto...

Ma va là, che invidia, che saggezza! L'unica cosa giusta è che, senza dubbio, ho avuto un buon Maestro! =)

SETHAR ha detto...

Elena, secondo me, il primo passo è, anche, trovare qualcuno che ti aiuti a vedere il muro, che ti faccia capire che il futuro può essere diverso dal passato. Infatti le nostre esperienze negative vissute ci condizionano a tal punto da farci credere che il futuro debba essere uguale al passato. Questo perchè impariamo dei meccanismi che ci portano a vivere situazioni, anche se molto negative, che, in ogni caso sappiamo gestire perchè le abbiamo già assaporate e in qualche modo già "digerite". Mentre il "nuovo" ci sconcerta e spaventa...

SETHAR ha detto...

abietto... non sarà che abbiamo avuto lo stesso Maestro?? :-)

SETHAR ha detto...

Equo, non sapevo che shetar significasse azione (anche se devo dire che il mio nick è sethar). E' comunque bello essere qui e, nel contempo, vedere sulla mia scrivania due occhioni che mi guardano estasiati... Abracci