mercoledì 20 febbraio 2008

REDUCI... dedicata ai trentenni... che non c'erano.


E allora è venuta la voglia di rompere tutto,
le nostre famiglie, gli armadi, le chiese, i notai,
i banchi di scuola, i parenti, le "centoventotto"
trasformare in coraggio la rabbia che è dentro di noi.

E tutto che saltava in aria
e c'era un senso di vittoria...
come se tenesse conto del coraggio
la storia.

E allora è venuto il momento di organizzarsi,
di avere una linea e di unirsi intorno a un'idea,
dalle scuole ai quartieri alle fabbriche per confrontarsi,
decidere insieme la lotta in assemblea.

E tutto che sembrava pronto
per fare la rivoluzione...
ma era una tua immagine o soltanto
una bella intenzione.

E allora è venuto il momento dei lunghi discorsi,
ripartire da zero e occuparsi un momento di noi,
affrontare la crisi, parlare, parlare e sfogarsi,
e guardarsi di dentro per sapere chi sei.

E c'era l'orgoglio di capire
e poi la certezza di una svolta...
come se capir la crisi voglia dire
che la crisi è risolta.

E allora ti torna la voglia di fare un'azione,
ma ti sfugge di mano e si invischia ogni gesto che fai,
la sola certezza che resta è la tua confusione,
il vantaggio di avere coscienza di quello che sei...

ma il fatto di avere la coscienza
che sei nella merda più totale
è l'unica sostanziale differenza
da un borghese normale.

E allora ci siamo sentiti insicuri e stravolti,
come reduci laceri e stanchi, come inutili eroi,
con le bende perdute per strada e le fasce sui volti
già a vent'anni siam qui a raccontare ai nipoti che noi
...

noi buttavamo tutto in aria
e c'era un senso di vittoria....
come se tenesse conto del coraggio
la storia.

19 commenti:

Equo ha detto...

Per chi non avesse seguito l'evolversi dei post... i versi citati sono di una canzone di Giorgio Gaber... Anch'io ho scritto una ballata sui "reduci"...ma ve la risparmio.

Anonimo ha detto...

Anche questa volta hai scelto un pezzo particolare..pieno di emozioni e di forza. Forse se si ricreeranno queste condizioni, questo stato d'animo si potrà cambiare ancora.. o almeno tentare!!
Fenix77

p.s.la tua ballata è così terribile da tenerla chiusa nel cassetto????? :-))))

elena ha detto...

Ussignur, Equo... ma devo proprio diventare una nostalgica? :)
Vabbé va', vado ad affilare la lingua... che è la mia arma più potente. Anche se non credo che le condizioni si possano ricreare e rispetto ad allora ho più vincoli ed interessi personali (ad esempio una figlia), non vedo perché dovrei sentirmi autorizzata a "tirarmi fuori"! Soprattutto ricordando una celebre frase dei tempi: "chi si estranea dalla lotta..." :)

Equo ha detto...

*Cara Elena, avere figli credo sia una ragione in più per non andare in disarmo. Mi dispiace veramente d'aver consegnato al mio ragazzo...il calduccio degli anni di cacca: non era quello che avevo sognato per lui... D'altra parte anche mio padre, quando difendeva in armi la Fiat Lingotto dai Tedeschi in ritirata, credo sognasse per me un mondo migliore di quello in cui mi sono ritrovato a vivere. Tuttavia i "nonni" hanno avuto la Resistenza, i "padri" il '68... ai figli sono rimasti, pare, solo sogni preconfezionati e predigeriti o la possiblità di fuggire in utopie letterarie o cinematografiche...non quella di tentare di battersi contro l'oscuro regno di Mordor qui, in questa vita, in questi anni.
O forse no... Magari questa generazione o la prossima ci stupirà. Me lo auguro... Nel frattempo noi, laceri reduci, inutili eroi, non possiamo far altro che cercare di conservare e trasmettere il nostro sogno...
*Fenix: non so se la mia "ballata" sia così terribile... ogni tanto, lo avrai notato, mi capita di lasciarmi andare e rendere pubbliche delle strofe nate, in realtà, solo per parlare con me stesso... ma non voglio esagerare, o questo blog finirà per assomigliare a quelli adolescenziali in cui brufolosi ragazzini pubblicano i loro versi struggenti e, francamente, illeggibili :-))

Anonimo ha detto...

Come dice Tyler Durden in "Fight Club":
"La nostra grande guerra è quella spirituale.
La nostra grande depressione è la nostra vita."

Anonimo ha detto...

Che post! Non riesco a scrivere altro che: "Che post!"...
Che post!
Abietto, anch'io ho visto Fight Club e dato che ha preceduto la caduta delle twin tower, non sò, mica "qualcuno" si è ispirato al film?? ;)

elena ha detto...

I figli sono un'arma potente... a doppio taglio, secondo me.
Perché se da un lato ti dovrebbero spronare a "fare" per non lasciar loro un mondo indegno, dall'altro non sono un "pacchetto" che depositi lì mentre tu vai a far le tue battaglie, che tanto poi quando son grandi capiscono... magari è vero che poi capiscono, ma nel frattempo, la tua assenza non è bella... e nemmeno troppo positiva, oserei dire. Magari avrei dovuto ficcarmela nel marsupio e portarmela ad attivi/congressi/convegni/manifestazioni... ma mi sarebbe sembrato di indottrinarla troppo - quantomeno troppo vistosamente. Se lo faccio adesso, ritengo abbia abbastanza elementi per cominciare a giudicare da sola (anche se spesso si annoia e basta, e infatti non me la trascino ancora in tutte le occasioni!), ma a tre anni...
Mah! Probabilmente è solo un "problema di equilibrio"... argomento che è meglio che eviti, visto che mi è abbastanza ignoto! :)

Elys ha detto...

Io nel '68 non c'ero, ma mia madre e mio padre sì e ogni tanto me lo faccio raccontare! Ogni tanto credo sia giusto ricordare certi anni importanti!

Equo ha detto...

Mah! Che ti devo dire, Elena? A giudicare da come sta crescendo la Testa Rossa-Yaris-Piccolo Genio hai fatto un buon lavoro, no? Se non altro hai evitato gli errori più macroscopici tipo...
1977, Torino, manifestazione femminista per le strade della città.Una delle donne in corteo trascina leteralmente per mano una bambinetta di forse 5 anni che recalcitra e piagnucola. Non resisto e, rischiando di beccarmi del "maschio razzista e sciovinista" le dico: "La piccola si sta annoiando ed è anche un po' spaventata... Non sarebbe meglio portarla ai giardinetti?"
"Eh no!" - mi rispose la manifestante - "Quando avevo la sua età mia madre mi obbligava ad andare alle processioni religiose... e lei viene alle manifestazioni, capito?!" Un eccellente esempio di come il passato possa..non insegnarci nulla. La cosa è più diffusa di quanto si creda: ex-bambini picchiati che diventano padri che malmenano i figli, bimbe che hanno sofferto per madri autoritarie che si ripropongono nello stesso ruolo... al limite ragazzini molestati che, da grandi, diventano molestatori...
Se riusciamo ad evitare questa trappola da "destino annunciato" abbiamo già fatto molto. Come diceva il mio compianto amico Claudio: "Siamo venuti al mondo per essere padri e madri un po' migliori di quello che furono i nostri genitori".
Anche questo, alla distanza, muterà l'aspetto della foresta.

Equo ha detto...

Uh! Grazie, Elys: questa volta sei stata tu a suggerirmi il tema del prossimo post! Mi sa che la "comunicazione" dovrà aspettare ancora...ora sono immerso nella foresta dei ricordi... :-)

Anonimo ha detto...

Quella del 68 è stata una "rivoluzione" soft. L'economia era in espansione, I consumi crescevano insieme ai salari.
Le lotte dei lavoratori e degli studenti, ebbero buon gioco perchè si stava già affermando l'idea che la massa monetaria anzichè essere pari alle riserve auree, diveniva pari al pil. Molti stati vendettero parte delle riserve auree. La massa monetaria cresceva in maniera esponenziale grazie anche all'indebitamento pubblico.
Ora non è così.
I nostri ragazzi anche se fossero cento volte più arditi di noi non potrebbero ottenere quello che si è ottenuto nel 68.
Lo sanno bene anche i leader della sinistra, gente cresciuta nel partito e che ha combattuto anche fisicamente da giovani, contro celerini e neo-fascisti.
La verità e che oggi nessuno è capace e neanche ha i mezzi per promuovere quei cambiamenti che auspicate ed auspico.
Il globalismo, che nasce come idea di sinistra, si stà rivelando un mostro che divora culture, tradizioni ed aspettative e stà dando forza ai movimenti conservatori e di destra.
Non ha caso nella felice Svezia la destra ha preso il potere dopo quasi 40 anni.

Mat

Anonimo ha detto...

E chiunque pensi che il 68 è stata una guerra vinta contro il capitalismo si sbaglia.
Vinsero anche i capitalisti - i padroni -, perchè lo Stato li inondava di denaro e loro, per ogni lira investita nei processi produttivi o in altri siti di produzione oppure concessa come aumento salariale, incassavano sovvenzioni miliardarie anche a fondo perduto.
Le spese ed il conto che hanno permesso di vivere quegli anni nell'abbondanza, sia ai lavoratori che ai padroni, lo stanno pagando i nostri figli.
Piaccia o no, questa è la verità.

Ecco un esempio, tratto da http://www.alinet.it/andromeda/ComA42.pdf:
Bisogna aggiungere che fino alla metà degli anni
Sessanta era stato rispettato l’articolo 81 della Costituzione,
il cui quarto comma impone che «Ogni legge che importi
nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte
». Poi di quell’articolo fu data un’interpretazione permissiva,
per cui, a copertura di nuove spese, sono state ammesse
entrate derivanti dall’accensione di nuovi debiti.
Per tutti gli anni Settanta e Ottanta la politica di
bilancio dell’Italia è stata orientata al sostegno, diretto e
indiretto, sia dei redditi personali che di quelli delle imprese.
Ma non - come sottolineava Mario Monti, commissario
europeo - con risorse già prodotte, bensì con risorse sottratte
alle generazioni future, quali sono quelle rappresentate
dal debito accumulato dall’intero settore pubblico.

La verità, mi spiace dirlo, e che non c'è gloria nella "rivoluzione del 68" e noi siamo colpevoli verso i nostri figli.

Mat

Anonimo ha detto...

Mat, stavolta ho l'impressione che quando Equo ti ha indicato la luna, tu ti sia messo a criticare il dito.
Nessuno qui ha detto che il '68 fu una rivoluzione vinta, anzi... Prova a rileggerti i post di Equo e ti renderai conto che afferma propro questo, il fallimento, sul lungo termine, di un sogno. Anche se forse il disegno generale non è stato realizzato, però, c'è da dire che molte delle conquiste sociali delle parti "più deboli" tradizionalmente sono avvenute in quegli anni, le leggi e le norme che tutelano (sarebbe meglio dire "tutelavano") i lavoratori e le donne, ad esempio.
Comunque sia, nessuno dice nemmeno che i giovani d'oggi dovrebbero ripercorrere le stesse strade e combattere le stesse battaglie. Quello di cui Equo si rammarica è la scarsissima capacità di sognare delle nuove generazioni. Una volta sognavano di cambiare il mondo, ora sognano di andare ospiti ad "Amici" di Maria de Filippi o al Grande Fratello... Le lotte si possono combattere in molti modi, ad esempio ricordando, o raccontando come sono andate le cose davvero... Oppure si possono combattere continuando a sognare anche in privato ma senza mai abbandonare quella scintilla, senza mai "arrendersi" all'imitazione di vita pseudo-borghese in cui sono caduti quasi tutti quelli che nel '68 giravano armati e facevano le riunioni del "collettivo" per "rovesciare l'Impero", neanche fossero Luke Skywalker e Han Solo. La battaglia continua nei messaggi che mandiamo con il nostro esempio, le nostre parole e le nostre azioni, tutti i giorni, con tutte le persone che ci stanno attorno. Si porta avanti essendo genitori migliori dei propri (come dice Equo) ed essendo figli attenti e pronti a imparare, essendo amici sinceri e leali e compagni solidi e responsabili. Si lotta con l'umorismo, con la musica, con l'arte, con tutto il proprio essere. Mentre invece io vedo attorno a me, tranne rarissimi casi, un grande deserto valoriale che viene riempito ora da questa ora da quella moda. Forse mai come negli ultimi vent'anni l'Italia è stata vittima di manipolazioni demagogiche e nazional-popolari di ogni genere... E dov'è la "resistenza", dove sono i programmi alternativi, il cinema coraggioso, la musica fuori dagli schemi, le comuni che cercano soluzioni diverse, le idee? Dove sono le idee? Credo che sia di questo che parla Equo, ben sapendo che la battaglia è stata persa (ma mai del tutto), e di certo non di fare una barricata sotto casa domani...

Anonimo ha detto...

I ragazzi di oggi sono i figli dei sognatori del 68, e chi detiene il potere oggi sono i ragazzi del 68.

Qualcosa non torna caro Abietto, se i ragazzi di oggi inseguono mode effimere e sono carenti di ideali mi sembra un'ulteriore fallimento dei sessantottini, che oggi e ieri detengono il potere di coinvolgerli ed educarli.

Non so, ogni generazione ha seguito mode e movimenti della sua epoca giovanile. forse era una moda anche fare la "rivoluzione" nel 68.

E per quel che ricordo io di moda si trattava, e stando ai risultati, effimera come altre.
Comunque sembrava davvero che si credesse in quei valori tanto sbandierati. Molti erano sinceri, questo lo riconosco, peccato che siano risultati una minoranza.

Mat

Anonimo ha detto...

Che ci siano state persone che sono "salite sul carro" per moda anche allora non ci sono dubbi. Che molte persone che all'epoca si definivano "rivoluzionari" ora conducano talk-show o siano direttori di giornali "di regime", anche lì pochi dubbi. Che ci sia una responsabilità da parte di quella generazione nella costruzione anche di ciò che vediamo oggi, certamente. Ma la responsabilità delle nuove generazioni dov'è? O si tratta di robot privi di volontà a cui non si può imputare nulla? Ognuno ha le sue di responsabilità, e continuare a parlare solo ed unicamente della situazione che abbiamo ereditato servirà a ben poco, se non a lamentarsi inutilmente. Il punto è che i buoni esempi e le eccezioni ci sono eccome, così come ci sono tante persone che erano in buona fede allora e sono in buona fede oggi. Non bisognerebbe mai stancarsi di spronare il prossimo a credere in se stesso, a sognare e persino a stare sul treno che va a Cuba. Le dietrologie, per favore, lasciamole alla politica demagogica del gioco delle tre carte.

Equo ha detto...

Tutto apparentemente vero, Mat... ma se usiamo questo metodo il fascismo è figlio del Risorgimento e chi ha fatto al Resistenza era un povero pirla perché ha consegnato l'Italia ai mafiosi ed ai democristiani...
Io credo che, come dice l'Abietto, ogni generazione debba assumersi le sue responsabilità, i suoi compiti ed i suoi sogni. Quando li trova.

Anonimo ha detto...

Dietrologia e demagogia?
Dai, è' solo un pò di verità.
Mat

elena ha detto...

Io il '68 non l'ho fatto: ero troppo piccola. Non ho fatto nemmeno il '77, tutto sommato: ero in ospedale. Ebbene sì, mi son persa tutti gli appuntamenti con la storia! Ma ritengo di poter affermare con ragionevole certezza che i valori che ho me li son scelta da me. Non è che a scuola i professori ci organizzassero cineforum con "Bronte" o altri film mitici... ce li siamo scelti noi. Non è che a casa mi lasciassero vedere i film di John Wayne pre-avvertendomi che dovevo stare dalla pare degli indiani... avevo cinque anni e l'ho "sentito" io, che era giusto non credere al mito del buon cowboy e dell'indiano infido. Poi crescendo mi son cercata le conferme, ma non è che tutte le colpe dei non-sogni e dei non-valori si possono scaricare su chi ci ha preceduto... infatti ho un nipote di cui sono sommamente orgogliosa che di valori ne ha, e belli e tanti. Ho una figlia che quantomeno ha gli occhi ben aperti... è ancora troppo giovane per dire dove andrà, ma ce la sta mettendo tutta. Ed entrambi non sono certo merito mio. Semplicemene, ritengo, hanno un cervello e lo usano. Anche se è difficile, anche se vanno controcorrente. E lo sanno.
Noi abbiamo sognato e siamo stati dei poveri illusi, molti si son persi per strada o hanno abiurato. Ma qualche "grande vecchio" rimane... basta saperlo vedere. Prendi Equo! :)

Equo ha detto...

Grande vecchio ci sarai te! Io sono solo vecchio :-))