mercoledì 26 dicembre 2007

IS POSSIBLE?


Anche in questo caso un piccolo frammento di specchio.

Credo che se la domanda fosse stata posta al di fuori del contesto in cui, invece, è stata presentata, ossia se vi avessi semplicemente chiesto: “Investireste mai deliberatamente con l’auto un gruppo di bambini?” ovviamente tutti voi avreste risposto: “Ma ti sei fumato il cervello?!”

Possiamo passare tutta la vita convinti che NOI non faremmo mai “certe cose”… perché tanto è improbabile che la vita stessa ci precipiti in situazioni estreme.
Tuttavia sono proprio le condizioni esasperate che fanno emergere il lato dominante della nostra natura ed il bello dei test tipo quello al quale vi siete sottoposti è proprio di poter avere (sempre se siamo sinceri con noi stessi e non li prendiamo come un gioco di società) un riscontro che, per fortuna, può essere solo teorico, ma che, sempre che lo si voglia, aggiunge un altro spezzone di conoscenza di noi stessi.

Come sempre nessun giudizio, salvo, forse, quelli che potrete dedurre da soli leggendo cosa accadde nella mia mente quando fui io “vittima” di questo sporco gioco…

Devo premettere che fui meno fortunato di voi: non mi fu dato il tempo per pensare perché il test si svolgeva “in tempo reale”, come se fossi su quella fottuta Land Rover lanciata a tutta birra e, quindi, con pochi secondi per decidere quale pedale avrei schiacciato.

Tra i miei innumerevoli difetti mi riconosco, però, una virtù più volte verificata (anche nella vita, non solo nei test!): sotto stress riesco a pensare dannatamente in fretta!
Così in quei pochi secondi si dipanarono nel mio cervello una serie di ragionamenti…
La prima cosa che pensai fu “Io freno!” … e, se devo essere sincero, non per restare fedele a dei principi, né tantomeno per guadagnare il paradiso... Semplicemente perché, d'istinto, la frase che mi risuonò in testa fu: “In un mondo in cui bisogna uccidere dei bambini per sopravvivere non m’interessa restare!”

Subito dopo, però, un’altra voce mi urlò nel cranio: “Bastardo egoista! Non stai mica decidendo della tua sola vita, sai? Che ti piaccia o no, che tu l’abbia chiesto o meno, ci sei tu alla guida di questa schifosa auto ed hai la responsabilità di chi c’è a bordo! Non hai tempo d’indire un referendum e, poi, se anche uno solo volesse vivere… chi sei tu per condannarlo a morte per salvarti la coscienza? Certo: anche quei bambini vogliono vivere. Ma tu sei responsabile di questa gente, non del mondo intero…”

La risposta che diedi è molto simile a quella che traspare dalle sofferte righe di Elena: (e di altri): “Schiaccio l’acceleratore” – mormorai – “…porto in salvo la mia gente e, poi, probabilmente, mi suicido perché nel nuovo mondo non ci sia più gente come me!”

24 commenti:

Anonimo ha detto...

Cercherò di spiegare così un mio punto di vista:
I perdenti sono tali perchè, nelle loro scelte impopolari, attirano l'ira e la critica dei più.
Tornando al test, il "perdente" vede nei bambini se stesso in egual posizione di estremo svantaggio e si rattrista amaramente della situazione, sale il senso di impotenza che lo conduce alla ribellione contro il destino, tanto da scontrarsi apertamente con la volontà degli altri sull'auto perchè al momento sono considerati in posizione di vantaggio.
Placa così, quel senso profondo di ingiustizia che lo trafigge, senza null'altro chiedere in cambio, ma compiendo un'azione rivoluzionaria.

Anonimo ha detto...

"Schiaccio l’acceleratore” – mormorai – “…porto in salvo la mia gente e, poi, probabilmente, mi suicido perché nel nuovo mondo non ci sia più gente come me!”

Allora nel nuovo mondo saranno tutti come Edgar :-))
e come dice Lucio Dalla:
sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno,
ogni Cristo scenderà dalla croce
anche gli uccelli faranno ritorno.

Ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno,
anche i muti potranno parlare
mentre i sordi già lo fanno.

E si farà l'amore ognuno come gli va,
anche i preti potranno sposarsi
ma soltanto a una certa età,
e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età.

E no Equo, che mondo sarebbe se nessuno si prende la responsabilità di decidere?

Mat

Anonimo ha detto...

Piuttosto "suicidiamo" chi crea le condizioni del test o chi rischia di creare quelle condizioni assurde. Nel caso in questione noi siamo solo delle vittime.

Mat

elena ha detto...

Quello che io capisco dal discorso di Equo, caro Mat (forse perché molto simile a quello che ho pensato io) non è che non ci deve essere più gente che decide... semmai, che certe decisioni, per quanto sofferte ed obbligate, non ci rendono migliori di chi ci mette nelle condizioni di prenderle. E che di conseguenza noi non siamo migliori, né possiamo o dobbiamo essere presi d'esempio - se non in casi estermi come questo, dove non si può non decidere e qualsiasi decisione non è quella "giusta".
E comunque, se nel nuovo mondo dovessimo essere tutti come Edgar, non credo sarebbe un grosso problema... anche solo per il fatto che nessuno si troverebbe a dover prendere questo tipo di decisione!
L'unica cosa che - forse - non farei è suicidarmi. Penso che mi peserebbe di più vivere ad imperitura memoria di una scelta che non voglio che nessuno più debba fare. E poi mi ricordo ancora la lezione del mio prof. di sociologia e di Durkheim... :)
Quanto al fatto di "suicidare" chi ci mette in certe situazioni, sono d'accordo ma vorrei che il suicidio fosse di tipo etico e, soprattutto, condiviso dalla maggioranza, se non da tutti, gli abitanti di questo pianeta.
Suerte!

Anonimo ha detto...

Elena secondo me sei affetta, in stadio avanzato, dalla bontà dello spirito natalizio :-)

Trovo incomprensibile chi ragiona snaturando se stesso. Nella mia scelta sono vittima e non è assolutamente pensabile paragonarsi a coloro che ti hanno costretto, oltretutto la decisione è a favore della vita, diversamente morirebbero altri.
Il comandante di una nave, in un caso a parità di condizioni, dovrebbe salvare l'equipaggio e non i naufraghi.
Mi sembra buonismo e vittimismo a buon mercato, meglio sarebbe un sentimento di giustizia e rancore.
Saranno gli spiriti di Dickens??

ciao Mat

Anonimo ha detto...

Trovo anche assurdo che, sempre nell'ipotesi che affrontiamo, tu vorresti suicidare "eticamente" i responsabili di una guerra nucleare o della fine della civiltà.
Mi sembra una pena buona "forse" per i tipi alla Saccà.

In verità di anarchico-comunista non mi sembri possedere molto :-))
Mat

Equo ha detto...

Premetto che le mie parole valgono solo per me e non contengono giudizi nei confronti di nessuno, tanto meno dei frequentatori del blog. Nel corso di lunghi anni sono gradualmente giunto alla conclusione che la maggior parte dei mali del mondo nascono dall'inveterata abitudine dell'essere umano a cercare fuori di sé le colpe di quanto accade. Di fronte a qualsivoglia problema siamo sempre pronti a decidere come GLI ALTRI si sarebbero dovuti comportare ed a trovare le cause dell'accaduto nelle scelte, appunto, altrui. Personalmente ho scelto da tempo di domandarmi, invece, in primo luogo, cosa IO abbia sbagliato. Badate: questo non esclude le responsabilità degli altri... ma mi permette di fare l'unica cosa possibile (e, quindi, l'unica utile): modificare gli eventi modificando me stesso...perché cambiare gli altri non è fattibile. Il discorso sarebbe lungo e complesso e non credo che questa sia la sede adatta, ma assumersi la responsabilità, senza se e senza ma, senza l'alibi che "gli altri hanno fatto peggio", è una strada difficile ma, sempre per ciò che riguarda me solo, ..."onorevole".
Io non farei la scelta di Edgar (anche se la rispetto) perché non credo nell'utilità del martirio: penso, anzi, che incoraggi i prepotenti ed i prevaricatori... Nell'attesa di un mondo in cui i martiri non saranno più necessari mi vedrei costretto ad agire in modo iniquo e, di conseguenza, anche, per rispetto verso me stesso, ad impormi di pagarne il prezzo. Il suicidio, poi, non è altro che una confessione di debolezza: a differenza di Elena non sono abbastanza forte da vivere con il ricordo degli innocenti sterminati e, quindi, mi concederei il sollievo dell'oblio... confortato in questo dal mio non essere un credente e certo, di conseguenza, di non dover né godere di paradisi immeritati, né soffrire in inferni spietatamente eterni.

Anonimo ha detto...

Equo scusa se mi permetto di dissentire :-)
Dici:
"... ma assumersi la responsabilità, senza se e senza ma, senza l'alibi che "gli altri hanno fatto peggio", è una strada difficile ma, sempre per ciò che riguarda me solo, ..."onorevole".

Non riesco ad inquadrare il problema, m'è parso che "gli altri che hanno fatto peggio" hanno causato avvenimenti che,di fatto, hanno sconvolto i tuoi valori ponendoti di fronte a scelte di mera sopravvivenza.
Le cause scellerate ti sono state imposte, il tuo mondo è totalmente cambiato, ogni freno etico e morale è stato cancellato.
Qual'è la tua responsabilità?
Spiegacela, altrimenti possiamo pensare che siamo arbitro dei destini del monndo, con tutti i sensi di colpa che possono derivare da un delirante "mea culpa".

Mat

elena ha detto...

Non pretendo di rispondere per Equo, che non solo non ne ha bisogno ma oltretutto è un pensatore autonomo e io non sto nella sua testa... quindi, Mat, ti dirò quello che penso io.
A parte che di "spirito natalizio", "bontà" e quant'altro mi sento abbastanza immune - se proprio vuoi saperlo, sono in fase abbastanza "carognesca". Quest'anno poi...
Il "suicidio etico" non è nulla di bello... perché per come lo intendo io vuol dire che chi è responsabile delle scelte obbligate di cui si parlava nel test viene estromesso, ripudiato, allontanato, rifiutato dal genere civile. Abbandonato alla sua ripugnanza morale. Esposto al pubblico ludibrio ed al biasimo comune: questo intendevo - prova a pensare di stare in una situazione del genere e poi dimmi cosa ci trovi di buono... :)
Quanto alla responsabilità di Equo (o mia, o di chi se l'assume), direi che potremmo cominciare a ricercarla nel fatto che, se qualcuno è riuscito a ridurci a scelte così massacranti (anche nel senso proprio del termine), noi gliel'abbiamo permesso. "Il sonno della ragione genera i mostri": non è che i cattivi nascono già bell'e forti ed al potere. Qualcuno ce li porta o lascia che ci arrivino. E se noi non riusciamo a ribellarci prima, giocoforza che poi ne paghiamo il prezzo.
Io non mi sento snaturata nel mio essere per scegliere di salvare le persone che mi sono care (e che conosco bene, e so cosa potranno dare al mondo) a discapito di altre che non conosco, per quanto innocenti. E non capisco nemmeno il riferimento al mio non essere anarco-comunista: pensi forse che gli anarchici ed i comunisti veri salverebbero gli altri? No. Per me cercherebbero di salvare tutti, ma se non è proprio possibile farebbero la scelta del cuore. Come abbiamo fatto noi. Non si tratta di fare le vittime - le vittime si immolano, come farebbe Edgar ed io no.
In quanto a te, caro amico Equo... io non sono forte. Non è che non scelgo il suicidio per quello - e nemmeno per il discorso della mancanza. Semplicemente, o stupidamente, sono masochista. Quando sbaglio, pago - ma solo io stabilisco il limite, che siccome sono, appunto, masochista, è sempre molto alto. Parola di scema.

Equo ha detto...

Come dicevo sarebbe un discorso lungo e complesso...permettemi, per ora, di soprassedere, anche perché l'ultimo commento di Elena rispecchia almeno in parte il mio sentire. A sorta di commento citerò, invece, ciò che scrisse un pensatore liberale tedesco negli anni precedenti la seconda guerra mondiale:
"Quando vennero a prendere gli Ebrei non protestai...perché non ero Ebreo. Quando vennero a prendere i comunisti non dissi nulla perché non ero comunista. Anche quando vennero a prendere i socialisti non protestai, in quanto io non ero socialista. Ora sono venuti a prendere me. E non è rimasto nessuno che possa protestare".
Non dico, Mat, che dobbiamo vivere schiacciati dai sensi di colpa perché viviamo in un mondo dove muore di fame un bambino ogni dieci secondi... o perché ogni anno distruggiamo un'area pari all'Austria nella foresta amazzonica. Ciò che dico è che troppo spesso la nostra "impotenza" di fronte alle scelte dei "potenti" diventa un alibi e, per quanto riguarda me (e solo me, lo ribadisco) comportarmi secondo ciò che io penso sia giusto indipendentemente dalle colpe altrui è un imperativo morale al quale vorrei poter continuare ad obbedire. Questo non cambierà il mondo. Ma ha cambiato la mia vita.

Anonimo ha detto...

La tua conclusione caro Equo la prendo per buona solo perchè, saggiamente, la tagli su misura per te.
Senza alcuna offesa, non riesco ha non intravedere nel tuo pensiero un malcelato senso di vanità e di egocentrismo, là dove ti poni come pensatore indipendente dal contesto generale, assumendoti colpe non tue e in tal modo, riscattardo la tua "umanità" quasi fosse una colpa appartenere alla nostra razza o specie.
Se Bush bombarda l'iraq con l'appoggio del nostro governo non capisco che colpa ha il contadino della Sila.
Se la foresta amazzonica viene distrutta per ragioni speculative, non capisco che colpa ha il cittadino di Eboli.
Mat

elena ha detto...

Se Bush bombarda un qualsiasi paese con l'appoggio del governo italiano, il contadino della Sila - ma anche il piccolo industriale del Veneto o l'artigiano di Firenze o l'agricoltore del mantovano... tanto per chiarire che non è un discorso razzista - hanno la responsabilità che deriva loro dal voto che hanno dato, o non dato, e dall'opposizione che hanno o meno fatto perché siffatto governo fosse eletto. Tutto qui. Non si tratta di fare le vittime sacrificali di alcunché, ma semplicemente di rendersi conto che, nel nostro piccolo, anche noi influiamo sul mondo. E non è nemmeno egocentrismo - per quanto, se applicato a me... - ma cominciare a pensare che non siamo sempre e solo vittime. Altrimenti che ci stiamo a fare, qui? Se tanto decidono e sono responsabili sempre "gli altri", cosa conta la nostra esistenza? Certo, non è che tutti possano fare chissà cosa - ma ognuno può cominciare da sé e dal pezzettino di mondo che ha intorno. Non credi, caro Mat? Siamo davvero solo bambini irresponsabili che un qualunque personaggio si senta ispirato può guidare per manina? Io non ci sto... :)

Equo ha detto...

Jean Paul Sartre diceva che il soldato in trincea non ha il diritto di maledire la guerra, in quanto, se proprio non c'erano altri modi, poteva comunque evitarla disertando o suicidandosi. Francamente non credo che assumersi le proprie responsabilità sia un atto di vanità od egocentrismo: anche se in minima parte anch'io contribuisco ad uccidere i bambini e distruggere le foreste... con i miei consumi, con il mio impegno non abbastanza efficace, con il mio...pensare che la colpa è sempre fuori di me. Rammentarmi che (come scrissi un tempo e come Franz Fanon scrisse prima di me) "ogni spettatore è un vigliacco o un traditore" mi permettere di non abbassare la guardia contro me stesso, non cadere nel lassismo o, peggio, nell'abitudine all'orrore.
Se altri si assolvono più facilmente... sono lieto per loro. :-)

Anonimo ha detto...

Victor Frankl, un reduce del lager, ha detto:
«Signori e signore, vi prego in quest'ora di ricordare con me mio padre, che morì nel lager di Theresienstadt; mio fratello, che morì nel lager di Auschwitz; mia madre, che finì in una camera a gas di Auschwitz; e la mia prima moglie, che perse la vita nel lager di Bergen-Belsen. E tuttavia devo chiedervi di non aspettarvi da me una sola parola di odio. Chi mai dovrei odiare? Io conosco soltanto le vittime, non i carnefici, quantomeno non li conosco personalmente - e io rifiuto di dichiarare qualcuno collettivamente colpevole. Una colpa collettiva infatti non esiste, e io questo non lo dico oggi, l'ho detto fin dal primo giorno in cui fui liberato dal mio ultimo campo di concentramento»
dal sito http://www.ragionpolitica.it/testo.1054.html

Mat

ska ha detto...

Suicidarmi perché nel nuovo mondo non esistano persone come me? E perché mai?
Se prendo una decisione è perché la ritengo la migliore possibile in quelle condizioni. Anche se magari ha delle conseguenza disastrose come in questi casi.
Poi sono troppo attaccata alla vita per suicidarmi, potrei farlo solo se non mi bastasse più il cuore per sopportare il ricordo di quel giorno. Ma non mi riterrei un essere umano senza diritto all'esistenza per aver imboccato una delle sole due strade possibili (almeno stando alle premesse del test).
Neanche io ritengo si possa parlare di effettiva colpa collettiva per alcunché, ma ipotizzarne l'esistenza è utile - sul piano speculativo - ai fini della responsabilizzazione. Generalizzando la colpa si rischia però di perdere la portata della colpa individuale, e la distribuzione di quella collettiva.

Il passo di Sartre mi piace molto e lo sento mio, ma non è questo il caso: perché suicidandosi o disertando il soldato EVITA il danno, almeno quello che può infliggere lui.
Se mi suicido DOPO aver commesso il fatto, non cambio di una virgola ciò che è già stato. Non sto che autoinfliggendomi la pena di morte.

Ad ogni modo, anche se le risposte di Equo sono sempre troppo "eroiche" ;) rispetto alle mie, ritengo questa discussione ottima come spunto di riflessione sulla colpa e sulla responsabilità.

Equo ha detto...

Uno dei limiti peggiori del discutere tramite la scrittura non sta nel non poter sorseggiare, nel frattempo, un bicchiere di cognac davanti al camino, (almeno non insieme) ma nel fatto che costa molta fatica spiegarsi e, talvolta, non ci si riesce affatto... Infatti, ad esempio, io condivido pienamente l'affermazione di Frankl...ma tendo a considerarla un rafforzamento della mia tesi a favore dell'assunzione da parte di ognuno della sua dose di responsabilità, proprio perché non esistono responsabilità collettive o, quanto meno, quando si manifestano sono la sommatoria di tante responsabilità private che non ci siamo assunti.In altre parole, sempre a titolo d'esempio, quando la vita sulla Terra cesserà di esistere per come la conosciamo, non sarà per via di una Grande Colpa del genere umano, ma solo per i miliardi di piccolissime colpe di ogni singolo uomo. Qualunque cambiamento, qualunque evoluzione... vorrei dire qualunque "redenzione" non può che prendere il via attraverso la fine dell'illusione nella propria innocenza.
In quanto a Skakkina... il mio non sarebbe un "gesto eroico", ma, come accennato, frutto di una vigliaccheria: sono (e sarei) troppo vecchio, stanco ed amareggiato per vivere anche con quei fantasmi... oltre a quelli che già affollano le mie notti di tanto in tanto :-)

Anonimo ha detto...

Tutti prendiamo decisioni. In ogni istante della nostra vita.
Solo che in condizioni estreme le decisioni si prendono in frazioni di centesimo di secondo. Voglio dire, sono reazioni inconsce, o quasi, nelle quali proprio per l'instantaneità di reazione entra in moto l'Es delle persone.
D'accordo con equo: nessun giudizio, nè condanna o incensamenti per apparenti eroicità. Tu sei lì, e reagisci. Punto.

Dico questo perché io, anni fa, mi sono trovato a dover fare una di queste scelte. L'ho fatta, mi è andata bene, ma poteva avere estreme conseguenze (per me).
In breve è successo questo: viaggiavo a bordo di un furgone piuttosto carico, strada diritta e larga sufficientemente per due macchine appaiate e null'altro, intorno campagna; vedo in lontanaza una macchina ferma allo stop di una stradina sterrata alla mia destra; rallento un pò ma vedo che non si muove, proseguo tranquillo quando il mezzo si immette sulla mia corsia.. Sono pochi metri, io viaggio intorno agli 80 km orari, la macchina va quasi a passo d'uomo. Tento la frenata ma succedono tre cose: so per certo che la frenata non basterà a impedirmi di travolgere il mezzo, sulla corsia opposta sto per incrociare un'altra macchina (se sorpasso lo scontro frontale è sicuro), e, terza e più importante cosa, intravedo due teste bianche spiccare dal lunotto posteriore. E' un attimo. Non ho pensato, ho sterzato bruscamente a destra, ho percorso una breve scarpata e mi sono piantato in campo dissodato. Anzi, l'ho dragato. Misteriosamente (visto che sono sceso per traverso) il furgone non si è ribaltato.

Ho capito, DOPO, che la mia scelta è stata dettata dalla consapevolezza che avrei sicuramente ucciso delle persone, anziane e coi riflessi rallentati..
Anche se poi mica tanto, visto che subito dopo si sono dati alla fuga senza preoccuparsi minimamente di prestarmi soccorso (ma l'ha fatto il conducente dell'altra auto che, in seguito, mi ha detto di essere stato sicuro che avrei travolto quella macchina e che anche lui sarebbe stato coinvolto nell'incidente). Morale? Non ce n'è. Ognuno reagisce secondo il proprio istinto ma anche secondo le sue doti di rapidità di decisione, sicuramente condizionate da una certa consapevolezza interiore..

A me è andata bene, nel senso che mi sono ritrovato a fare la scelta giusta nel momento giusto riportandone pochi danni. Ma in un altro momento? Magari assonnato, o distratto, o arrabbiato col mondo..

In quegli attimi non ci sono nè santi nè eroi, solo uomini. Con i loro pregi ed i loro difetti.

mauro

Anonimo ha detto...

Il passo di Sartre, da te citato Equo, si presta più ad un'interpretazione a favore della guerra "necessaria" che al pacifismo passivo.
Sartre critica il soldato "qualunquista" che teme la guerra (non gli effetti) per viltà o "non conoscendone la ragione".
Chi come lui ha partecipato alla guerra e alla resistenza, militando e sostenendo il partito comunista francese non ha lo spirito del pacifista, ma dell'intellettuale che crede.
Del resto sa che il soldato subisce il suo destino e l'invito a disertare o a suicidarsi appare strumentale è provocatorio a chi non partecipa alle scelte politiche.
Così io interpreto quella frase.
Mat

Anonimo ha detto...

Molto bello l'intervento di Mauro. Non sono d'accordo con Equo sul fatto di suicidarsi dopo aver fatto quella scelta difficile. Se già sapeva prima (come viene detto nel test) che i briganti usano torme di bambini indifesi per fare da scudo umano e fermare i convogli in modo da depredarli e uccidere i viaggiatori, allora sapeva già prima di vivere in un mondo di quel tipo e, al massimo, avrebbe avuto senso suicidarsi prima di intraprendere il viaggio per non essere costretto a prendere una tale decisione, nel caso avesse incontrato una simile situazione. Nel momento in cui decide di assumersi la responsabilità di portare altri lungo un percorso, trovo (mi si scusi il termine) un po' ingenuo rimanere scioccati dal fatto di aver compiuto una scelta che, per forza di cose, si era messa nei conti, e poi suicidarsi per non sopportare un peso che, per forza di cose, doveva essere previsto. Né capisco il ragionamento del "così non ci saranno altre persone come me in questo mondo", quando sono proprio persone dotate di una coscienza vigile ma comunque capaci di prendere decisioni difficili rapidamente che potrebbero modificare le cose. Se tutti gli Equo si suicidano, il mondo non rimane forse proprio in mano a quelle persone che hanno permesso la nascita di tali condizioni disumane ed estreme? E ancora: assumersi la responsabilità di guidare altri lungo un percorso per poi abbandonarli alla prima prova del fuoco? E cosa succederà a quelli che erano in quell'auto *dopo* quell'incidente? Chi sarà costretto a prendere analoghe decisioni in futuro? Il suicidio di Equo costringe un altro essere umano a dover vivere con analoghi fantasmi.
Per quanto riguarda poi l'assunzione di responsabilità, io sono perfettamente d'accordo con il discorso che fa Equo e che fa anche Elena, ma bisogna avere ben presente quali siano i limiti delle proprie responsabilità, deciderli con attenzione e definirli con molta precisione, altrimenti si potrebbe dire che per il semplice fatto che non state prendendo in mano un AK47 e non state sterminando intere classi politiche, non vi state prendendo a cuore le vostre responsabilità personali. E' il famoso discorso: se aveste la possibilità di uccidere Hitler prima della sua famosa riunione in birreria, lo fareste? Beh, ci sono un sacco di piccoli e puerili Hitler in miniatura, con le dovute proporzioni, anche qui ed ora, e non solo tra i politici ma nella vita di tutti i giorni. Allora perché, non dico farli fuori, ma almeno spaccare loro i denti a ogni pié sospinto? Discorsi di questo tipo si possono facilmente portare alle estreme conseguenze per vedere quanto possano reggere logicamente, e forse le definizioni di "responsabilità personale" devono essere meglio scritte, se non si vuole arrivare a tali paradossi.
Condivido, infine, con Mat (incredibile a dirsi) un giudizio sul suicidio che vede una dichiarata debolezza come malcelato senso di superiorità, di nobilitazione di se stessi e di profonda delusione nei confronti di un genere umano che, sotto sotto, si ritiene inferiori a sé. Lo so che consciamente non è ciò che dichiariamo e che pensiamo, ma è l'unica molla inconscia vera che possa giustificare un qualsiasi atto di suicidio, dal monaco che si dà fuoco per protesta al ragazzino che si butta dal balcone perché ha preso una brutta pagella: "Il mondo non è come lo voglio io, quindi me ne vado e mi porto via la palla". Penso che sia molto più difficile, responsabile e nobile, rimanere con la palla in cortile e cercare di modificare le regole del gioco... Senza sentirsi né superiori, né nobilitati, ma sporcandosi le mani insieme agli altri esseri umani.

Equo ha detto...

Ci sono molti (e strani, talvolta) modi d'insegnare...

Anonimo ha detto...

Nei nostri commenti, sembra che aleggi un senso sul voler far prevalere una scelta anzichè l'altra, penso invece, che ogni azione è consona alla persona che compie l'atto, qualunque esso sia (salvo azione eseguita con spregio alla vita).
Considerata la situazione estrema, nessuno può deprecare la scelta altrui e nemmeno "santificarla".

Anonimo ha detto...

Abietto mi hai lasciato senza ....parole :-)

Mat

Anonimo ha detto...

Sento il bisogno di dichiarare la mia ammirazione per Equo, e non solo per gli argomenti che generosamente e sapientemente ci posta su questo blog e che tanto ci coinvolgono, ma anche per l'incredibile vena satirica-umoristica di cui da prova sul suo nuovo blog "la voce di Pasquino".
Tanto dovevo.

Mat

Neo ha detto...

Grazie.
ti voglio bene.

che sia un anno.. come lo vuoi tu!
ire