mercoledì 5 dicembre 2007

AT CONCLUSIONE


Com’era non solo prevedibile, ma anche giusto, gli appunti sulle categorie dell’AT, anche se sommariamente accennati, hanno spinto molti dei “navigatori” che transitano da queste parti a riflessioni su se stessi e sul proprio rapporto con gli altri.
In fondo discipline come l’Analisi Transazionale, la Programmazione Neuro Linguistica, la Psicosintesi, ecc. è a questo che dovrebbero servire: fornire all’individuo maggiori strumenti, in primis per conoscersi e poi, se lo vuole, per migliorarsi.

Tuttavia avevo annunciato, sin dall’inizio del percorso, che intendevo proporvi un ribaltamento di prospettiva… come salire in piedi sulla cattedra per guardare l’aula da un insolito e diverso punto di vista, per cui…

Provate, dunque, a prendere le “categorie” di cui abbiamo succintamente parlato ed a farne un uso al quale neppure il loro inventore aveva pensato: utilizzatele non per “analizzare” l’individuo (cosa per la quale sono nate) ma… la specie umana nel suo complesso, nei suoi rapporti con se stessa e con il mondo che la ospita…

Per farlo (per comprendere quale sia l’atteggiamento prevalente all’interno del quale l’Umanità si muove) spostatevi ancora una volta (vi ho chiesto spesso di farlo) nella nostra preistoria e, gradualmente, arrivate sino all’inizio di questo Terzo Millennio dell’era cristiana…

Non è difficile immaginare che i nostri antenati più remoti (diciamo Lucy ed i suoi parenti Australopithecus Afarensis ?) avessero pensieri e comportamenti infantili nei confronti del resto dell’esistente… e ne avevano ben donde: tutti gli animali sembravano più dotati di loro (più agguerriti, più forti, più veloci) e, soprattutto, la loro vita era dominata da fenomeni incontrollabili e persino incomprensibili… Eruzioni vulcaniche, inondazioni o periodi di disperata siccità, terremoti, eclissi o anche solo tuoni e fulmini dimostravano come la Natura fosse onnipotente ed essi, al contrario, totalmente inermi, disperatamente “NO OK”!

Ad un certo punto, però, il “bambino spaventato” si ribella ad una “madre natura” così severa ed autoritaria: impara a dominare il fuoco che lo spaventava, si costruisce “artigli artificiali” per affrontare le belve che lo predavano, alza gli occhi alle stelle ed urla loro la sua sfida!

Non so quanti di voi abbiano avuto occasione di vedere ed ancora ricordino uno splendido film a cartoni animati di Bruno Bozzetto che, se rammento bene, si chiamava, con metafora musicale, “Allegro, non troppo”.
Vi si assiste all’evoluzione della Vita sulla Terra e, ad un certo punto, compare una scimmia maligna e dispettosa che s’intrufola nella “marcia” degli animali rappresentante il loro mutamento, la loro (appunto) evoluzione.
Ma ecco comparire l’Uomo, come un gigante che spiana la strada davanti a sé, che distrugge e costruisce, che cambia il corso dei fiumi ed il clima del pianeta… ed all’apice di questa sua conquista, dall’interno della sua testa che improvvisamente si apre, compare quella scimmia perfida e sghignazzante…

La “scimmia” che è dentro di noi è ancora terribilmente insicura… ma l’uomo è inebriato dal suo potere manipolatore... e da questo conflitto non può che scaturire un atteggiamento terribilmente adolescenziale…

E’ possibile (al di là della mera osservazione di cosa stiamo facendo a noi stessi ed al pianeta) trovare dei riscontri a questa bizzarra tesi?
Io credo di sì…
Se voglio comprendere a fondo un individuo dovrò, tra l’altro, prestare attenzione ai suoi sogni, in quanto è in essi, spesso, che l’inconscio, seppur attraverso la forma simbolica, si manifesta…
Allo stesso modo se voglio “esplorare l’inconscio dell’Umanità” sarà bene prendere in considerazione i concetti archetipici che compaiono nei suoi sogni collettivi, ovvero nei miti, nelle leggende, nelle fiabe…
Se lo facciamo emergono con notevole chiarezza tutta una serie di “segnali” e di riferimenti che ci confortano nella tesi che l’Umanità stia attraversando una profonda “crisi adolescenziale”… il che, a ben vedere, ha un aspetto confortante.

Infatti se è pur vero che tale “crisi” si manifesta in idee ed azioni distruttive ed autodistruttive, rimane il fatto che lascia spazio alla speranza di una crescita, di una maturità che possa indurre a mutare l’atteggiamento verso noi stessi e la Natura che ci circonda.

Come per i singoli individui anche l’Essere Umano nel suo complesso non è mai costantemente inserito in questo o quel comportamento…ma quello prevalente è drammaticamente evidente ad ognuno.
Infatti è chiaro che alcune religioni, alcuni modi d’intendere la scienza, alcune ideologie politiche od economiche, possiedono un intrinseco atteggiamento “genitoriale”, ossia hanno la presunzione di sapere cosa sia meglio per tutti.
Quando, però, inizia “la transazione”, ovvero quando tali atteggiamenti entrano inevitabilmente in relazione tra essi, per la loro stessa natura la relazione diviene conflitto… ed in capo ad un tempo brevissimo ci si trova di fronte a “due adolescenti” che scatenano guerre religiose, diatribe scientifiche, rivoluzioni e restaurazioni…

E’ possibile che l’Umanità cresca sino ad una condizione “adulta” prevalente?
Se avremo abbastanza tempo, sì.
Immaginate una delle alte e massicce colonne che circondano Piazza San Pietro a Roma.
La sua altezza rappresenta l’età della Terra.
Ora mettetele accanto una moneta da un Euro.
Il suo spessore è il simbolo del tempo di permanenza dell’Uomo sul pianeta.
Siamo una razza dannatamente giovane…
Il problema, naturalmente, è capire se prevarrà il “principio di Vita” che spinge a crescere e maturare, o quello di Morte, Eros o Tanathos…
Ed in questa partita ognuno, nel suo piccolo, è chiamato a fare la sua parte…

Oh, a proposito!
Siete consapevoli d’aver avuto il privilegio d’assistere ai podromi della nascita di una nuova disciplina psico-sociologica, la Universal Transaction Analysis?
Ma che gente fortunata, che siete! :-))

23 commenti:

Anonimo ha detto...

Non so in che film due personaggi stanno in una pessima situazione.

il primo: " cavolo, stiamo nella merda"

il secondo " rallegrati, non possiamo che migliorare".

Vedi Equo, l'Uomo fa danni in maniera esponenziale al proprio potere di distruzione. Negli ultimi 60 anni, grazie a questo potere, abbiamo arrecato più danni alla terra e alle sue creature di tutta la precedente umanità che ci ha preceduto.
Se resta spazio alla speranza non sarà per il divenire "adulto" dell'uomo, ma solo grazie al suo istinto di conservazione (si spera).

by Mat

Anonimo ha detto...

E l'insorgere dell'istinto di conservazione, la consapevolezza improvvisa dell'inevitabilità della propria morte, non è una delle caratteristiche della raggiunta età adulta? =)

Anonimo ha detto...

Abietto, se ci riesci, chiedilo a qualche animale, anche loro condividono con l'uomo l'istinto di conservazione.
Ciao:-)

Mat

Anonimo ha detto...

Come può dirti chiunque abbia avuto un animale (o chiunque si sia preso la briga di leggere un "reader's digest" di etologia o psicologia animale e comparata), nella fase infantile il comportamento, sia di uomini che animali (anche perché gli uomini *sono* animali, non essendo né vegetali né minerali), è generalmente più incosciente, più tendente al rischio per l'incolumità personale e più pronto a "sbagliare" anche nel momento in cui c'è una situazione che un adulto riconosce immediatamente come pericolosa. Con l'esperienza, si arriva a definire in maniera più dettagliata e precisa tali situazioni che comportano un rischio reale per l'incolumità e si tende a essere più consapevoli, più coscienziosi, più cauti. Questo fa parte del processo di crescita, e il tuo esempio non fa che confermare in modo ancora più innegabile le teorie di Equo, nonché il mio commento soprastante. Grazie per la collaborazione.

Anonimo ha detto...

E comunque, credo tu non abbia compreso appieno ciò che c'è scritto nel post, né i miei commenti. Certo che è l'istinto di conservazione che spinge un animale (uomo, cavallo, paramecio od orchidea) a essere più attento, ma prima deve *rendersi conto* che una certa situazione è pericolosa nell'immediato per la sua sopravvivenza. Se non lo sa, se si illude che non sia così, se non se ne rende conto a livello profondo, non scatterà un comportamento difensivo. Il rendersi conto che la distruzione dell'ambiente è un pericolo reale e immediato per la sopravvivenza della razza umana non verrà mai preso in considerazione dal nostro "io adulto" fino a che non rassicureremo una volta per tutte il nostro "io adolescenziale", che come ha ben spiegato Equo, sia negli uomini sia negli animali può avere comportamenti conflittuali, distruttivi e autodistruttivi. Comportamenti perfettamente funzionali, finché rimangono nell'ambito dell'età adolescenziale fisiologica, ma controproducenti se permangono, come una forma di neotenia emotiva, nell'età adulta.

Anonimo ha detto...

Bravo abietto, ti esprimi bene e giochi con le parole con vera perizia. Equo di sicuro ti metterà un buon voto.
Dunque, se ho capito bene, l'io adulto è sinonimo di consapevolezza. Peccato che la razza umana sia già consapevole, basta seguire i media, le lotte ambientalistiche, gli studi, i gridi di allarme di scienziati e associazioni.
Allora stiamo in mezzo al guado, perchè c'è consapevolezza ma manca l'io adulto (???).
Dici che l'istinto di sopravvivenza è tipico dell'io adulto. Non sono d'accordo. Intanto si parla di istinto, cosa in comune a tutti gli esseri viventi del regno animale. Caso mai le difese adottate di fronte al "pericolo" tengono conto di capacità ed esperienza, ma tutti ubbidiscono all'istinto.
By Mat

Anonimo ha detto...

Anzi, se ho capito bene ciò che Equo insegna è che l'io adulto è lo stadio finale dell'evoluzione, ovvero "l'uomo saggio", ancora la capacità di comprendere la natura delle cose e rispettarne l'anima.
L'io adulto non aspetta il pericolo incombente, ma lo previene.
Purtroppo Equo ha voluto giocare con la specie umana, applicando ad essa un'analisi buona per i singoli individui e questo porta ad una diagnosi fatalmente negativa per l'uomo.

by Mat

Equo ha detto...

La diagnosi negativa per la specie umana non la faccio io, ma i fatti. Casomai non te ne fossi accorto, Mat, vivi su un pianeta dove muoiono di fame e malattie facilmente curabili dieci milioni di bambini ogni anno; dove per deodorarci le ascelle abbiamo prodotto un buco nella protezione di ozono grazie al quale stiamo sciogliendo e disperdendo in mare l'ottanta per cento dell'acqua potabile della Terra; dove ogni anno si distrugge un'area boschiva grande quanto l'Austria eliminando in modo drastico la produzione di ossigeno... E potrei continuare per ore. E' pur vero che molte voci si alzano per denunciare lo scempio suicida che stiamo perpetrando, ma è altrettanto vero che questo non produce nessun miglioramento concreto... come il "protocollo di Kyoto" ed i suoi non-risultati sta a dimostrare. L'Uomo si sta comportando da adolescente e l'unica speranza (per noi: il pianeta se la caverà comunque, anche se ci vorrà qualche milione d'anni perché si riprenda) è quella crescita che, partendo da un istinto, porti alla ragione.
Sull'istinto in sé ci sarebbe da scrivere un volume. Anche quello di sopravvivenza è più complesso di quanto tu creda... ed obbedendo ad esso, talvolta ci si può suicidare!
Un piccolo, banale, esempio: l'istinto di sopravvivenza agisce nell'immediato e non calcola gli effetti futuri di un'azione: accendo il riscaldamento perché ho freddo... le polveri sottili che immetto nell'atmosfera e che mi procureranno il cancro non le vedo, non le percepisco, fanno, al momento, meno danni del gelo! L'istinto di sopravvivenza non ne può tenere conto, generandosi da quel cervello rettiliano che conosce solo il presente. L'adolescente segue l'istinto e se ne frega. L'adulto... compra un filtro per il camino. L'adolescente continua a basare la produzione d'energia su risorse non rinnovabili; l'adulto impiegherebbe tutte le enormi somme di denaro che spendiamo per gli armamenti per finanziare la ricerca sulla fusione a freddo dell'atomo... Dato che tutto ciò che sta accadendo è che l'economia globale continua a cercare il massimo profitto oggi ed a pensare che quelli di domani saranno problemi di chi verrà... non sono io che giudico adolescenziale la razza umana: è una sua autodefinizione nei fatti.

PS: se puoi evitare i toni scioccamente ironici (tipo "Equo ti darà un bel voto") ti sarei grato: insulti la tua intelligenza.

Anonimo ha detto...

Basta seguire i media ?????? Ma se sono un'associazione a delinquere che lotta disperatamente contro il risveglio della razza umana e quando casualmente uno si ribella al sistema gli seccano le gambe (vedi Beppe Grillo).Ma dai !! I media di massa non fanno altro che infesciare uno spazio dedicato all'informazione con problemi degni della cronaca rosa ! Per saperne un po di più bisogna impegnarsi facendo lo slalom tra chi ha veramente intenzione di dire la verità ed il restante 70% che ha unicamente l'interesse di far soldi, farcendo di stronzate alternative chi, magari, avrebbe voglia di vederci chiaro !( Dico magari, perchè una buona parte di questi diventano ambientalisti perchè "cioè fa figo" !) Mettiamo che tu abbia ragione a dire che l'essere umano sia già consapevole. Non mi sembra comunque che stia dimostrando un attegiamento adulto. A cosa serve la consapevolezza se non si ha poi il coraggio di agire in maniera responsabile ? Solo ed unicamente a confermare ancora la teoria di Equo.
Baci Fabrizia

Anonimo ha detto...

Equo ti assicuro che sono d'accordo col tuo commento. Anche se mi esprimo male e sinteticamente, in sostanza dicevo le stesse cose.
Per quanto riguarda l'istinto ci possiamo giocare come vogliamo nel definirlo. La prassi consolidata lo fa nascere dalla paura e dall'emozione. Se dovesse nascere dal cervello e quindi dalla logica non sarebbe un impulso, ma un agire razionale, controllato e voluto, poi se aggiungi anche "programmato", di istinto ci resta poco.
Scusa per la frase ironica, chiedo scusa anche ad Abietto.
Mi ha colpito, solo per giustificarmi, la frase (uomo, cavallo, paramecio od orchidea).

Vi stimo e vi leggo
by Mat

Anonimo ha detto...

Fabrizia, anche se non in orari di nicchia, i media (ogni tanto) danno servizi ed informazioni sullo stato del nostro povero pianeta.
Dunque si è consapevoli.
Non sono stato io a dire che essere consapevoli equivale ad essere "adulti".
Equo non ha elaborato una teoria e se l'ha fatto io stò giocando con le regole da lui imposte.
Almeno credo :-)

by Mat

Anonimo ha detto...

Quando incontro individui che mi fanno perdere la pazienza, riscontro che la motivazione della loro presunzione, arroganza, ecc. nasce da un loro fermo arroccamento su posizioni inculcategli dai loro genitori e/o nonni.
Tant'è che per provocarli, colpisco la base di questi loro valori (esempio: consuetudini, costumi, credi, ecc.) ed ecco che si materializzano le due figure adolescenziali... :( ho ben compreso il post Equo?
Un saluto.

Anonimo ha detto...

Il problema è sempre lo stesso: ci sono persone che usano la dialettica per esprimersi e per cercare di contribuire alla discussione in maniera sincera e onesta con le loro idee, cercando di dire ciò che pensano a prescindere dagli interlocutori e dal contesto della situazione. Altre persone, invece, sembrano usare la dialettica solo e unicamente per avere una posizione opposta a quella che viene affermata dalla controparte, forse (proprio dando ascolto al proprio io adolescenziale) con l'unico scopo di provare a se stessi e al resto del mondo che esistono. E molto spesso queste persone si possono riconoscere da alcuni fattori, come il fatto che si contraddicono abbastanza spesso, che fanno le pulci alle parole altrui, che si arroccano su certe posizioni, certo, ma senza la convinzione profonda che deriva dall'averci ragionato su (tanto che, magari, qualche tempo dopo possono essere altrettanto fermamente arroccati su posizioni opposte). Tutto questo è noioso e irritante, soprattutto quando non c'è alcuno sforzo di argomentare seriamente le proprie posizioni e le proprie opinioni, né una preparazione minima su ciò che viene tirato in ballo, tanto per produrre delle frasi a effetto e fare l'uscita teatrale di scena. Tutto ciò è molto triste, francamente, e denuncia un io adolescenziale alquanto ipertrofico.

Ciò che Equo sta cercando di dire, e che io ho cercato di affermare a mio modo con altre parole, è che il passaggio dalla fase adolescenziale alla fase adulta, nell'essere umano (in senso specifico e sociale) non è ancora avvenuto, e prova ne è il fatto che le azioni della nostra società sono determinate più da vantaggi immediati, concreti e visibili, dal rispondere a degli istinti, certo, ma senza una mente davvero cosciente e consapevole che li analizzi e ci ragioni sopra. Proprio come accade a certe persone quando discutono.

Peraltro, come accade spesso in questo blog, le persone sembrano volersi prendere la briga (evidentemente, non avendo di meglio da fare) di "attaccare" le posizioni e le teorie di Equo, scritte nei post in homepage, che molto spesso sono palesemente estreme e provocatorie, senza prendersi la briga di chiedersi, ad esempio, da cosa le abbia derivate e come sia arrivato a certe conclusioni. In molti casi, attaccando questo, le persone denunciano un'incredibile e profonda ignoranza degli argomenti che vengono trattati. Come è accaduto con la Piramide di Maslow (che viene insegnata in qualsiasi facoltà universitaria come un sistema ampiamente discutibile, artificioso e che non riflette la complessa realtà psicologica dell'essere umano), e come sta accadendo a una teoria in cui si accostano le fasi filogenetiche con quelle ontogenetiche. Tale teoria, anche se è stata posta con i termini dialettici di Equo, non è una sua invenzione totalmente innovativa od originale, mai sentita prima, un terremoto che scuota le fondamenta e i postulati della nostra comprensione della psiche e della sociologia umana. Basterebbe aver letto, anche solo di corsa, qualche libro di, che so, Konrad Lorenz, Desmond Morris, Oliver Sacks, Elliot J. Gould, Piergiorgio Odifreddi o Richard Dawkins, o di qualsiasi autore che abbia trattato negli ultimi trent'anni di programmazione neuro-linguistica, di analisi transazionale, di psicodinamica, di automotivazione, di antropologia culturale comparate, di mitopoiesi, eccetera eccetera.

Ecco perché talvolta alcune persone qui dentro hanno un tono apparentemente "saccente" o "presuntuoso", perché a lungo andare è piuttosto irritante e stancante continuare a vedere discussioni che si attaccano a virgole e termini singoli estrapolati dal contesto, piccole vendette meschine personali, ritorsioni provenienti da discussioni precedenti e tutta una serie di altre sciocchezze da "io infantile" che non giovano affatto a questo sito, alle discussioni serie che vengono qui presentate, agli stimoli di riflessione che dovrebbero essere raccolti con maggiore apertura mentale e con un atteggiamento più sicuro e adulto, nonché a tutte le persone che vengono qui per farsi una chiacchierata tra amici trovano molto spazio dedicato, forzatamente, a persone a cui, alla fine, invece non interessa affatto parlare.
Non parlo né di Mat, né di Edgar né di nessun altro in particolare: ci tengo a precisarlo. Si tratta di una tendenza generalizzata che abbiamo già osservato in passato e che talvolta torna a galla.

Inutile, infine, ricordare come i *modelli* di rappresentazione della realtà, siano tutti necessariamente incompleti, approssimati e arbitrari. Ciò che conta non è tanto la loro "realtà", ma la loro utilità nel fornire una chiave di lettura diversa, interessante e produttiva a livello analitico. Troppo spesso la gente si scanna sul cercare di decidere quanto una cosa sia più o meno "vera", e si dimentica di ragionare su quanto sia più o meno "utile".

Anonimo ha detto...

Un paio di ultime considerazioni. Mat, tu affermi che "se resta spazio alla speranza non sarà per il divenire adulto dell'uomo ma solo grazie al suo istinto di conservazione". E dici che il fatto di applicare a livello sociale uno strumento di analisi personale fa sì che Equo ottenga un risultato pessimistico e negativo. Mi sembra, però, che sia tu, affermando ciò che hai affermato, ad avere un giudizio negativo e pessimistico della razza umana, non Equo. Inoltre, tu affermi che l'istinto di conservazione è presente in tutti, uomini e animali compresi, e che tutti ubbidiscono a tale principio. Allora come mai la situazione è quella che è, e che tutti conosciamo? Se solo l'instinto di conservazione può salvarci, questo non avrebbe dovuto già produrre dei risultati? Perché migliaia di persone continuano a vivere in zone dove c'è il reale e concreto pericolo di frane, di alluvioni, di ondate anomale, di tsunami, di eruzioni vulcaniche o di terremoti? Non è contrario alla tua teoria?
L'istinto di conservazione animale, inconscio e automatico, reagisce al pericolo immediato e spinge verso un guadagno immediato. La mente razionale, tipica dell'età adulta, con la ragione e la consapevolezza filtra tali istinti, li comprende e li modera, e può arrivare a "conservarsi" ancora meglio, sul medio-lungo periodo, o addirittura in termini di generazioni. E forse è proprio questo il vantaggio evolutivo dell'avere una mente razionale così sviluppata rispetto alle altre razze animali. Inoltre, l'istinto di conservazione, come ha cercato di spiegarti Equo, può essere "deviato" in modi apperentemente autodistruttivi, pur rispondendo a una logica interna ferrea, e ragionando solo attraverso quello (o sperando che la razza umana si salvi solo grazie a quello) si arriva facilmente a relazionarsi con il mondo esterno con dinamiche "adolescenziali". E' proprio la capacità logica e razionale di pianificare, comprendere, fare previsioni e piani, che può consentire una speranza al di là del nostro semplice istinto. E tali caratteristiche sono tipiche di un'età adulta che la razza umana non ha ancora raggiunto.

Anonimo ha detto...

Dunqie la verità rivelata è indiscutibile? Vero che non ho la tua preparazione e sono lontanissimo da quello di Equo, ma ho le mie idee e appartengo alla razza sotto esame.
Credo che la scimmia non abbandonerà mai l'uomo e ritengo ancora che l'uomo è consapevole del degrado in cui versa il suo mondo.
l'Io adulto cosi come da te e Equo teorizzato è un'utopia.
L'istinto di conservazione emerge al manifestarsi del pericolo e non lo previene.
Io sono un fumatore e conosco i danni del fumo, ma fumo. Molti smettono solo all'insorgere di un problema respiratorio o cardiaco.
La proprietà di linguaggio non significa dire la verità o cose giuste.

by Mat

Anonimo ha detto...

Apprezzo la spiegazione di abietto, la condivido, però..... però niente! ;)))
Non posso entrare nella discussione perchè non ho seguito, per ragioni di tempo, gli altri capitoli di AT. E mi spiace veramente.
Chissà, forse li stamperò e li leggerò con calma.

Ciao a tutti.

Anonimo ha detto...

Ritornando all'ultimo commento di Abietto, notom e mi sorprende l'ultima preposizione. Per dirla in breve riasasume quello che io affermo.
Qualsiasi teoria non dimostrata (l'io adulto non esiste oggi) resta nel mondo delle ipotesi fino a prova contraria.
by Mat

Equo ha detto...

A questo punto sento il bisogno di una sottolineatura, non per convincere qualcuno, ma per meglio precisare il mio pensiero. Parlando dell'individuo ho rimarcato con chiarezza che TUTTI gli stadi coesistono (da una certa età in poi, ovviamente) e si manifestano a seconda delle circostanze. La stessa cosa vale per il genere umano: l'Io Adulto della specie esiste e si palesa in molte situazioni, quelle nelle quali l'egoismo e gli "istinti primari" vengono messi in un canto a favore della solidarietà e del bene comune, ad esempio; si è manifestato nelle parole e nella vita degli "Illuminati" che hanno cercato di spingerci a vivere un po' di più secondo tale schema... L'umanità vive prevalentemente secondo un comportamento adolescenziale ma, in nuce, l'Adulto fa spesso capolino, facendoci comprendere che il tempo della speranza non si è ancora consumato del tutto. Le cose delle quali, nel delicato frammento storico che stiamo vivendo, proprio non abbiamo bisogno si chiamano cinismo, rassegnazione ed indifferenza. C'è, al contrario, una grande, grande necessità di donne ed uomini che sappiano ancora sognare... Quando saranno molti a sognare la stessa cosa il sogno si rivestirà di carne, i pensieri diverranno azioni e le speranze progetti. Allora potremo entrare a tutti gli effetti nella maggior età della razza umana.

Anonimo ha detto...

L'universo ci dà ciò che chiediamo. Per Mat, l'età adulta dell'umanità è un'utopia, e così rimarrà per lui. Per me non lo è, e io la potrò vivere.
I pensieri
diventano
cose.

Saluti =)

Anonimo ha detto...

Equo teorizza, giustamente del resto, che alcuni uomini o gruppi di uomini hanno, sia nel passato che nel presente, raggiunto l'eta dell'io adulto. Quindi gli uomini possono raggiungere tutti lo stesso stadio evolutivo.
A parte il detto che "l'eccezione conferma la regola", mi chiedo di cosa si sono occupati queste persone "evolute". Quasi e dico quasi tutti appartengono al ristretto gruppo di studiosi e filosofi, che non hanno dovuto misurarsi con problemi di economia, governo, e sopravvivenza.
LO stesso Equo, che impiegherebbe i soldi della difesa per la ricerca dell'energia pulita, se governasse dovrebbe affrontare la crisi di finmeccanica e dell'indotto difesa, scontrarsi con scioperi e opposizione, tenere a bada generali ed ammiragli, scontrarsi con i propri collaboratori.

by Mat

Anonimo ha detto...

Dal post di abietto:
Altre persone, invece, sembrano usare la dialettica solo e unicamente per avere una posizione opposta a quella che viene affermata dalla controparte.

Rispondo che sarebbe un guaio se non ci fosse una dialettica "opposta". Per quanto riguarda le affermazioni della controparte, lo stesso Equo si esprime in maniera interrogativa e non solo con lo scopo di promuovere un dibattito costruttivo, ma anche perchè sa bene che assumerebbe un atteggiamento "genitoriale" :-)

Ecco l'interrogativo postato da Equo:
Siamo una razza dannatamente giovane…
Il problema, naturalmente, è capire se prevarrà il “principio di Vita” che spinge a crescere e maturare, o quello di Morte, Eros o Tanathos…

Per la felicità di qualcuno non farò altri commenti a questo post

by Mat

Anonimo ha detto...

Ciao
trovo interessante il ribaltamento di prospettiva, però mi sembra più cadere nel campo delle metafore semplificative - utili, illuminanti a volte (e questa lo è) - che nell'ambito delle teorie che spiegano i grandi fenomeni umani.
C'è poi un punto di vista personale, ma che forse, leggo tra le righe, può essere condiviso da altri: preferisco vedere l'AT come strumento calato nel quotidiano perchè mi sembra così di potere "fare" qualcosa oggi pomeriggio. Se stiamo parlando di qualcosa che mi serve a spiegare dinamiche che si dispiegano su un orizzonte di qualche centinaia di migliaia di anni allora forse non mi interessa più...

Equo ha detto...

Stimatissimo Gawain, lascia che per un momento rispolveri la sepolta e giovanile vena polemica che dormicchia nel mio animo obsoleto :-) Non è, per caso, che è proprio il fatto che "non ci interessa più" ciò che potrà accadere al pianeta in un lontano futuro che ci spinge a comportamenti nel presente tali da...impedirci d'avere (come specie) un futuro? Io non credo che il dotarsi di strumenti che possono migliorare il nostro presente debba escludere la possibilità d'utilizzare una estensione di tali strumenti per allargare il nostro impegno al di là della singola persona o del gruppo affettivo cui si appartiene; credo, anzi, che questo sia un ottimo esercizio...
Adesso, però, non scagliatevi in massa su questa nuova provocazione: riservate la vostra "verve" per i commenti al prossimo post, appositamente confezionato per permettervi di partecipare allo sport più in voga nella "Rete": la diatriba di confronto tra giudizi e pregiudizi :-)