mercoledì 18 aprile 2007

RESPONSABILITA' UNO


Che ne dite, per alleggerire, di una sorta di recensione cinematografica?

E’ un vecchio film e, se non lo avete visto, vi consiglio di noleggiare il DVD e dedicargli una serata. Se, al contrario, lo conoscete, spero comunque non vi dispiacerà se ne commento una parte, quella che, per così dire, costituisce l’antefatto della vicenda.

Sto parlando de “La Leggenda del Re Pescatore”, di Terry Gilliam, con un magnifico Robin Williams, un Jeff Bridge in una delle interpretazioni più sofferte della sua carriera e la splendida Mercedes Ruehl che, seppure in una parte marginale, dona vita ad uno dei personaggi femminili più umani ed intensi della cinematografia hollywoodiana.

Jeff Bridge interpreta Jack Lucas, un DJ che ha fatto del cinismo e della satira violenta il suo marchio di fabbrica e che ottiene un notevole successo di pubblico proprio grazie alla sua ironia graffiante, alle provocazioni, al disprezzo ostentato nei confronti delle persone mediocri e di una società ipocrita.
Una sera se la prende con gli “Yuppie” tutta immagine e poca sostanza che affollano i ristoranti alla moda, i posti in cui “bisogna farsi vedere”, e, ad una telefonata in diretta di un ascoltatore che si associa alle sue accese parole di scherno, risponde qualcosa tipo:
“Hai ragione, amico! Bisognerebbe prendere un fucile e sparare nel mucchio!”

Quello che non sa è che dall’altra parte della cornetta c’è uno psicopatico che lo ha eletto a suo personale “guru” e che è pronto a bere le sue parole ed a trasformarle in gesti.
D’altra parte gli Statunitensi, si sa, quando c’è da sparare nel mucchio non sono secondi a nessuno, come la recente cronaca ci ha ricordato.

Così, quella sera, Parry (Robin Williams), un professore universitario di storia medioevale, mentre cena con l’adorata moglie per festeggiare il loro anniversario di matrimonio, vede improvvisamente la testa della donna esplodere e si ritrova con il viso imbrattato dal suo sangue e dai brandelli del suo cervello…

Da qui si sviluppa una storia ricca di spunti poetici e capace di stimolare profonde riflessioni sul senso di colpa e sui modi per “chiudere i cerchi” del nostro passato.

Quello che mi preme in questo contesto, però, è indurvi ad un attimo di considerazione su un punto specifico: siamo sempre consapevoli dell’effetto che le nostre parole o le nostre azioni hanno sugli altri? Ci capita mai che una frase sconsiderata, sfuggita magari in un momento di rabbia o, peggio, detta solo per farci notare, per recitare un personaggio, finisca con l’avere effetti che non avremmo desiderato?

Certo: a nessuno di voi, ringraziando tutte le divinità possibili, sarà mai successo di causare un vero dramma… ma i “piccoli drammi”, quelli senza sangue che scorre e crani fracassati da pallettoni da cinghiale, molto, molto spesso, fanno altrettanto male.

Il fatto che il sangue non si veda non significa che, in qualche modo, non sia stato versato.

Che ci piaccia o no, che ci si voglia credere o meno, siamo responsabili di ciò che seminiamo.
E il Karma, un giorno, ci presenterà il conto.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Equo, ho visto questo film 2 o 3 volte e mi fa piacere che qualcuno lo abbia rispolverato, dato che è una delle pellicole che amo di più. Lo spunto che ne hai tratto si addice al mio stato d'animo. Sì, è capitato tante volte che io abbia involontariamnte detto o fatto qualcosa che poi ha provocato conseguenze negative. In queati casi però, data la non volontà, ho cercato di rimediare come ho potuto. Altre volte (poche in verità), ho calcolato tutto. Ho avuto la pazienza di osservare, individuare il punto debole, aspettare il momento giusto e agire con perfidia. Mi chiedo se questo faccia di me una persona cattiva. Quello che faccio, lo faccio sempre in conseguenza di una cattiva azione di altri. La vendetta non mi ha mai lasciato l'amaro in bocca. Penso che alcune persone non possano migliorare, non possano essere salvate. Allora vanno punite. Nel caso del film, il protagonista (che ne avrebbe di motivi per vendicarsi) sceglie un'altra strada, probabilmete senza volerlo. E nel suo percorso, non solo salva se stesso ma anche colui che in teoria era stato il motivo del suo dolore. E' vero che di alternative alla rabbia e alla violenza (seppur mentale) ce n'è tante. Ma non sempre è così facile trovarle.

SETHAR ha detto...

Equo, questo post mi fa venire in mente anche una storiella che ho letto qualche tempo fa...
"""C'era una volta un ragazzo con un pessimo carattere.
Suo padre un giorno gli dà un sacchetto pieno di chiodi e gli dice di piantarne uno nella palizzata del giardino ogni volta che perde la pazienza e/o che bisticcia con qualcuno.
Il primo giorno ne pianta 37 nella palizzata del giardino.
Le settimane seguenti, impara a controllarsi e i numeri dei chiodi piantati nella palizzata diminuisce di giorno in giorno: scopre che è più facile imparare a controllarsi che piantare i chiodi.
Finalmente, arriva il giorno in cui il ragazzo non pianta nessun chiodo nella palizzata.
Allora va dal padre e gli dice che oggi non ha avuto bisogno di piantare nessun chiodo.
Suo padre allora gli dice di levare un chiodo dalla palizzata per ogni giorno che riesce a non perdere la pazienza.
I giorni passano e finalmente il ragazzo può dire al padre che ha levato tutti i chiodi dalla palizzata.
Il padre conduce il figlio davanti alla palizzata e gli dice:
« Figliolo, ti sei comportato bene ma guarda quanti buchi hai lasciato nella palizzata »
Non sarà mai come prima.
Quando litighi con qualcuno e gli dici delle cose cattive, gli lasci delle ferite come queste.
Puoi infilzare un uomo con un coltello, e poi toglierlo, ma lascerai sempre una ferita.
Poco importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà.
…e una ferita verbale fà altrettanto male di una fisica…"""
In effetti...

SETHAR ha detto...

Quante volte la rabbia ci fa dire cose che non pensiamo veramente??
Il problema è che, spesso, la conseguenza di ciò che diciamo è una serie di segni profondi nell'anima di chi riceve queste parole...
Personalmente sono convinto che ogni cosa che facciamo in negativo origina un'energia negativa boomerang che prima o poi ci torna indietro...
Quindi...

Equo ha detto...

No, Zed: non sei una persona cattiva.Sei una persona...umana. Abbiamo tutti un "lato oscuro" e, in determinate circostanze, è quasi legittimo lasciarlo emergere. Come ho già detto, talvolta occorre "mettere al loro posto" i prepotenti, i cattivi, per non incoraggiarli nel loro atteggiamento. Ciò che dovrebbe cambiare è lo spirito con cui lo facciamo: non per vendetta, né per punire. Per educare, da un lato, e, soprattutto, per sottolineare la nostra diversità. Facile? Oh, no! E' dannatamente difficile e, a volte, ti domandi per molto, molto tempo se hai fatto la cosa giusta. Un esempio? Il prossimo post...

Blue ha detto...

Adesso vorrei vederlo...mi avete messo curiosità!
Sethar molto bella la storia..
e molto bello il post Maestro!
Namastè

Equo ha detto...

Non dovrai aspettare molto, Blue... anche se non mi è facile scrivere di certe cose, ma... al diavolo! Questo blog è anche terapeutico per me: il potere catartico della narrazione e tutto quel genere di cose, no? Quindi oggi stesso vedrò di farcela, così, grazie agli altri interventi, avremo nuovi spunti di riflessione.
Mi sto già domandando cosa ne dirà Elena la Pasionaria! :-)

ska ha detto...

Non ho mai visto questo film...rimedierò.
Sethar, davvero bella la storia: io ne ho di buchi, e ne ho piantati di chiodi...ora sto cominciando a capire ed evitare di piantare chiodi, ma davvero è difficilissimo convincere la gente che..."le parole sono importanti" (come diceva Nanni Moretti). E le parole sono anche pietre.

SETHAR ha detto...

Hai ragione Skakkina... le parole possono essere macigni...