venerdì 10 agosto 2007

LE ORIGINI DELLA FEDELTA' IMPOSTA


Il più vecchio essere che possiamo definire “umano” visse in Europa (provenendo dall’Africa) circa un milione di anni or sono, giorno più, giorno meno… Ne abbiamo trovato i resti in Spagna, in Romagna, in Puglia ed in qualche altra zona sparsa per il continente. Tuttavia non si trattava ancora di un nostro antenato: all’epoca calcavano il suolo del pianeta molti “tipi” di Uomini, esattamente come c’erano (e ci sono ancora) molti “tipi” di equini, ad esempio. I nostri progenitori diretti arrivarono (anch’essi dalla Madre Africa) molto, molto più di recente: probabilmente “solo” centomila anni or sono ( i ritrovamenti più antichi, per ora, risalgono al 30.000 avanti Cristo, ora più, ora meno…). In un tempo relativamente breve eliminarono la concorrenza delle altre specie umane, sia in modo diretto (ti spacco il cranio, mi mangio il tuo cervello e mi prendo la tua grotta), sia perché “occuparono” in modo più efficiente la nicchia ecologica che era stata patrimonio delle specie meno progredite.
Avevano molti vantaggi: un’intelligenza più creativa che li aveva portati ad una tecnologia superiore e, quindi, ad armi più funzionali per la guerra e la caccia, ad esempio, e, molto probabilmente, una più solida coesione di gruppo, cosa che si evince dal fatto che possedevano riti, che seppellivano i morti con segni di rispetto verso la salma, che affrescavano le pareti delle grotte, ecc.
Erano cacciatori e raccoglitori, nomadi in quanto seguivano le mandrie di grandi erbivori nelle loro migrazioni stagionali e, con estrema probabilità, vivevano secondo una struttura sociale di tipo matriarcale. Era la donna, infatti, ad essere portatrice del “segreto della vita”, era lei a partorire (mentre il maschio non era ancora ben consapevole del suo contributo alla fecondazione) e, di conseguenza, i figli erano sue creature e, dato che ad occuparsi dei cuccioli della tribù era la collettività, non era molto importante chi fosse il padre. Certamente esisteva già l’impulso a formare una famiglia (allargata) stabile, in quanto questi nostri antenati disponevano di una sfera emozionale assolutamente vasta quanto la nostra: non si seppellisce un proprio caro con fiori sul petto ed un bel copricapo fatto di conchiglie ad ornarne il capo se non si provano sentimenti come amore, dolore per la perdita, nostalgia e rispetto!
Quindi possiamo presumere che esistesse la “fedeltà coniugale”, ma non come convenzione sociale, come scelta di tipo “etico”, quanto piuttosto come espressione spontanea di un sentimento che, tra l’altro, garantiva ulteriormente ai piccoli il massimo della protezione possibile.
La “fedeltà” era una scelta reciproca e si esercitava all’interno del Clan (famiglia allargata, appunto): ovvero non era probabilmente importante con chi ci si accoppiasse, purché il frutto del rapporto venisse ad arricchire il patrimonio umano del Clan stesso.
Le cose cambiarono bruscamente circa 12.000 anni fa (molto di recente, quindi) quando i nostri Homo Sapiens Sapiens si trasformarono gradualmente da cacciatori in agricoltori e allevatori.
Coltivare un campo significa poter rinunciare al nomadismo e garantirsi una fonte di nutrimento stabile… ma significa anche ben altro!
Le caccia è occupazione collettiva: per catturare una renna o, peggio, un mammut occorre che tutti i maschi validi collaborino in modo coordinato e, di conseguenza, il frutto della caccia viene poi suddiviso tra tutta la tribù. Non esiste, tra i popoli cacciatori, il concetto di proprietà privata: nessuno può vantare diritti sulle mandrie di bisonti… e la terra può solo essere percorsa, non posseduta!
Quando, però, si comincia a coltivarla a qualcuno viene l’idea di recintarla (all’inizio per tenere lontani gli animali) e di dichiarare che quel particolare pezzo di terra gli appartiene perché è lui che vi ha piantato i semi. La terra coltivata produce più alimenti di quanti se ne possano raccogliere dalla vegetazione spontanea, frutti in eccesso rispetto ai bisogno dell’individuo che si può permettere di retribuire con un cesto di fichi o qualche manciata d’orzo degli individui grandi, grossi e dotati di robuste clave per tener lontani gli estranei dal proprio raccolto.
Di fatto, con il primo orticello, assistiamo anche alla nascita delle prime specializzazioni del lavoro: qualcuno diviene contadino (poi si trasformerà in proprietario e farà lavorare altri al posto suo), altri si mutano in guerrieri preposti a difendere il frutto del suo lavoro.
Cosa c’entra tutto questo con la “fedeltà”? Ci arriviamo subito…

Colui che si arroga il diritto al possesso della terra e dei suoi frutti vuole avere la certezza che, alla sua morte, quella proprietà passi alla sua discendenza, al frutto dei suoi geni.
Ma com’è possibile essere certi che si tratti senza dubbio del proprio figlio, dato che si può essere sicuri della madre, ma mai del padre (mancano 12.000 anni ai test del DNA)?
Esiste solo un modo: inventarsi due “valori” che non esistevano affatto in natura e che sono conseguenza diretta del nuovo assetto sociale: la verginità delle donne (che garantisce che sarò il primo a fecondarla) e la fedeltà coniugale femminile che mi salvaguarda dal lasciare i miei possedimenti al figlio di qualcun altro.
E’ da allora, dunque, che, da un punto di vista culturale, l’infedeltà della donna è guardata con orrore (le adultere si lapidano come in Medio-Oriente o si strozzano come in Danimarca, si gettano nel Bosforo dentro ad un sacco pieno di gatti infuriati, come in Turchia o si murano vive come in India, ecc.) mentre quella dell’uomo è considerata con una certa indulgenza (che ci vuoi fare? L’uomo è cacciatore!).
Un modo di pensare non solo ingiusto: decisamente aberrante, che darà il via a tutte le storture di una società maschilista, dalle cinture di castità sino alla discriminazione sul posto di lavoro…
Ma, per tornare all’argomento di questo intervento, uno dei danni maggiori di questo modo di pensare è rappresentato proprio dallo stravolgimento del concetto di fedeltà!
Non più un gesto reciproco spontaneo nato da un sentimento, ma un “dovere” (per lo più della donna) a cui attenersi per non cadere nella riprovazione della società!
Che disperato e disperante impoverimento!

Personalmente, dato che ritengo che la proprietà privata sia un furto ai danni della collettività, mi rifiuto di aderire a questo schema di pensiero… e continuerò a restare fedele alla mia donna perché la amo, perché scelgo felicemente di cercare in lei e solo in lei la soddisfazione dei miei bisogni emozionali e fisici… e non perché “è scritto” che così dev’essere.
E mi auguro (ne sono certo, in realtà) che lei mi sia fedele per le stesse ragioni: non perché il “tradimento” sia una colpa o un peccato, non perché la società la vuole fedele e “sottomessa”: per la sola ragione che ha un valore vero ed assoluto, ovvero perché trova in me quelle stesse cose che è capace di donarmi.

In soldoni, gente: se vivete la fedeltà al vostro partner come un dovere da compiere e non come uno spontaneo frutto del vostro amore… forse non siete con la persona giusta.

16 commenti:

Giustiziere ha detto...

Equo sei un grande! Anche io sono contrario alla proprietà privata e in tutti i sensi! Condividiamo tutto, donne comprese! Quello che è mio è tuo! Quindi perchè non mi dai il numero del tuo conto corrente che devo fare un pò di spese? Se condividiamo pure le donne la fedeltà non ha più ragione di esserci! A proposito di fedeltà, ma se l'essere infedeli deriva da un rapporto che non va, cosa mi dici delle coppie aperte? Là c'è consenso da parte di entrambi i patner! E che mi dici di quelli che tradiscono solo perchè gli va di avere un'avventura? C'è gente che lo fa anche se il matrimonio va a gonfie vele e non si sognano di lasciare la moglie! mi risponderai partendo dal racconto della nascita del primo organismo unicellulare?

Equo ha detto...

Si sentiva la mancanza di un po' di banalità e luoghi comuni!
Chi paragona le donne ad una proprietà si è già qualificato da solo. Il mio conto corrente (per altro ben misero) è a disposizione del mio Clan... e tu, Giustiziere, non hai nessuna possibilità di entrare a farne parte: ci sono dei test d'intelligenza. Ogni (e sottolineo OGNI) forma di infedeltà deriva o da un rapporto guasto o da una insicurezza di uno dei partner che ha bisogno di "fare delle tacche" sulla testiera del letto(cosa che, in ultima analisi, indica comunque una pecca nel rapporto): se uno dei due tradisce dichiarare che "il matrimonio va a gonfie vele" mi sembra una cavolata di dimensioni epocali.
Il caso delle "coppie aperte" è un fenomeno tutto culturale, una scelta legittima che, tuttavia, svilisce il sesso scindendolo dall'amore e, troppo spesso, nasce in realtà a seguito ad un'educazione sessuofobica.
L'idea di partire dal primo organismo unicellulare, però, non è male. Grazie del suggerimento.

Equo ha detto...

PS: tanto per evitare altro tempo perso: nel mio commento precedente c'è un evidente errore di battitura, un
"ad " al posto di un "in" per una frase cambiata e non ben modificata.
Me ne scuso con i lettori più attenti :-))

Anonimo ha detto...

Io invece mi trovo in accordo con Equo. Mi piace il suo concetto/valore o interpretazione, che dir si voglia, della fedeltà...Certo a volte Equo la prendi proprio alla lontana...Non so se i motivi che portano ad un concetto di fedeltà come dovere siano stati proprio quelli o altri..Ma va bene uguale. :-)

Buongiorno a tutti!

Equo ha detto...

Alla lontana?! Accidenti! Ed io che volevo partire dal paramecio che si riproduce per scissione per spiegare come si sia arrivati alla divisione dei sessi e come questo porti ancora turbamento nella mente degli esseri umani meno evoluti... come qualcuno di mia conoscenza! :-)

Anonimo ha detto...

Mi piace quello che scrivi e come lo scrivi, quindi...Se ti va di parlare del paramecio...Ok, sono pronta ad ascoltare:-D

Anonimo ha detto...

STRALCIO DAL POST:
"Personalmente, dato che ritengo che la proprietà privata sia un furto ai danni della collettività, mi rifiuto di aderire a questo schema di pensiero… e continuerò a restare fedele alla mia donna perché la amo, perché scelgo felicemente di cercare in lei e solo in lei la soddisfazione dei miei bisogni emozionali e fisici… e non perché “è scritto” che così dev’essere.
E mi auguro (ne sono certo, in realtà) che lei mi sia fedele per le stesse ragioni: non perché il “tradimento” sia una colpa o un peccato, non perché la società la vuole fedele e “sottomessa”: per la sola ragione che ha un valore vero ed assoluto, ovvero perché trova in me quelle stesse cose che è capace di donarmi."

Embè? Questo intendevo nei miei commenti al post precedente, ne testimonia il mio ultimo commento dove parlo di "ingranaggio" che non riesce a collegarsi nei nostri "discorsi", più che altro rivolto ad Elena. A sottolineare la nostra convergenza a discapito delle nostre presunte divergenze.
Spesso accade, mio malgrado, di essere etichettato alla stregua di un bigotto, solo perchè espongo in modo sentito le mie riflessioni in una prospettiva cristiana.
Certo che anch'io aborro la fedeltà imposta, o come dice Elena, "Non credo alla fedeltà ... come sacrificio, come sublimazione dei propri bassi istinti..." Ci mancherebbe!
Ciao.... vi lascio per un bagno nell'Adriatico! :)

Equo ha detto...

Infatti, Edgar, personalmente non ho avuto dubbi sulle motivazioni dei tuoi commenti: non credo, da quel po' che ti conosco, che tu sia una di quelle persone che "fanno le cose giuste per le ragioni sbagliate", tipo (appunto) essere fedeli per guadagnarsi il paradiso, anziché per amore. Più o meno sarebbe come essere delle persone miti...perché si è dei vigliacchi... o, ancora, essere fedeli perché nessuna altra donna ci vuole: non c'è alcun merito. Cosa intendesse esattamente Elena...lo faremo dire a lei, quando tornerete tu dal mare e lei dalla montagna. Ma l'Adriatico dove? Magari sei vicino alla mia Contea! :-)

Spratz ha detto...

Hem....posticipo il mio commento a quando ritorno!!!^__^

Per chi non va al blog di Elys (su deserti...incitando vivamente ad andarci!!! eh eh eh eh) riporto qui parte di quello che ho scritto là!

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elena ha detto...

ARIECCOMI!!! Son tornata! Però stasera sono stanca - le "vacanze" non mi hanno fatto bene. Anzi. Urge specchio... di nuovo! - e non mi ricordo cos'ho scritto "di là", cioè nell'altro post. Quindi per ora dico solo che sono assolutissimamente d'accordo con Equo - e pure con Edgar, messa come intendo adesso quanto ha scritto.
Se poi c'è bisogno di ulteriori chiarimenti, rimando a domani, ok? :)
Però... un'ultima cosa: non sono femminista e non lo sono mai stata, odiavo i collettivi di autocoscienza e le loro frequentatrici... ogni scusa era buona per saltarli. Ma questo è un tema diverso e magari altrettanto "corposo"... qui mi serve solo per dire che, nonostante quanto appena affermato (o forse proprio per quello) non ho molto gradito l'idea di essere "spartita". Perché su una cosa le femministe avevano ragione, allargando il concetto: ogni individuo è "suo" e basta. Già che ci sono potrei tirare in ballo anche l'Islam... o quello che stanno cercando di farmi passare per "religione musulmana". Ma no. Siccome le notizie di seconda mano non mi sono mai piaciute, Equo, non è che mi sai indicare una versione in italiano - ma attendibile, però... - del Corano? Così me la leggo e decido da sola cosa evincerne? :)
OK, mi sono allargata... be', gente, è bello ritrovarvi!!! :)

elena ha detto...

Buongiorno a tutti, frequentatori e abitanti della Contea!
Mi sono giudiziosamente riletta il post precedente ed i relativi commenti e ne ho dedotto che lo "scontro" era di tipo interpretativo. Edgar ha usato un paio di volte la parola "dovere" a proposito di fedeltà - e su questo non sono d'accordo.
Dopodiché potrei riattizzare la polemica aggiungendo "qualche altra perla tratta dall'elena-pensiero", però... non so come siete messi ad umore... fatemi un cenno, va'!
Vi abbraccio.

Anonimo ha detto...

Dato che l'eccessiva presenza di alghe in mare, ha quasi rovinato il mio bagno mattutino, ti lascio immaginare l'umore... scherzo.
Quello che intendevo con il mio commento sul DOVERE di essere fedeli, era da intendersi in senso più universale, cioè: intraprendere una strada di qualità, basata sulla fedeltà degli uni con gli altri, senza sospetti verso il prossimo e senza anteporre i propri interessi a discapito di terzi.
Mi ero "allargato" anch'io :)

Anonimo ha detto...

Personalmente, non sono d'accordo solo su una cosa, e cioè che qualsiasi forma di tradimento sia indice di un rapporto instabile o di un'insicurezza personale. Questo perché nel contesto "tradimento" è riferito solo e unicamente all'atto sessuale con un partner diverso da quello "ufficiale". Forse è perché ho avuto un passato molto travagliato e ricco di paure e insicurezze dal punto di vista sessuo-affettivo e, come spesso capita, talvolta si cambia radicalmente per "reazione", ma attualmente non riesco a vederla così. Almeno per come la vedo in questo momento (le cose possono cambiare ed evolversi nella vita, senza dubbio) non mi importa assolutamente un fico secco della fedeltà sessuale della mia partner. Sono un grande fautore della filosofia dell'occhio-che-non-vede cuore-che-non-duole e l'idea che la mia compagna possa occasionalmente fare sesso con un'altra persona non mi disturba... a dir la verità non ci penso proprio. Nè disturba me il fatto che potenzialmente potrebbe capitarmi la stessa cosa. Lo so, si potrebbe pensare che è comodo, ma in realtà per me non lo è affatto. Io ho sempre considerato il sentirmi attratto da altre persone come un sintomo chiaro della mia incompletezza o del fatto che il sentimento che provavo per la mia partner non era puro, non era completo e profondo. Normalmente, dunque, lasciavo la mia partner ormai autoconvinto di non essere "davvero innamorato". C'è voluto un po' a rendermi conto che il sentirsi attratto da altre donne è una cosa "normale" e non ha necessariamente nulla a che vedere con l'amore che provo nei confronti della mia compagna, a cancellare questi sensi di colpa derivati da un'idea esageratamente perfezionista di me stesso, dal pretendere troppo e in modo troppo rigido. Ora la mia definizione di tradimento è diversa, quindi il discorso in termini generali funziona perfettamente, ma non dal punto di vista strettamente sessuale. Ritengo che il rispetto nei confronti dell'altra persona e del rapporto che si crea tra i due, la necessità di difenderlo e tutelarlo, la necessità di essere sinceri e onesti in primo luogo con se stessi e poi con il partner, siano la "fedeltà", e la violazione di questi principi "il tradimento".

elena ha detto...

Abietto! Le tue esternazioni coincidono, grosso modo, con quello che avevo definito "qualche altra perla tratta dall'elena-pensiero"... solo che, in un certo modo, io vado anche oltre... preoccupante?
:)

Elys ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Elys ha detto...

Ciao ragazzi bentornati! Abietto posta urgentissima!!!