lunedì 7 maggio 2007

GLI IMPAZIENTI, MARE, MONTI ED UTOPIE...


"...ritorno a casa, talvolta,
con gli occhi stanchi

di vedere un mondo che non cambia..."


...diceva Pablo Neruda... e chiunque abbia sperato di veder cambiare il mondo conosce questa stanchezza.
Certamente la conosce Elena che, in uno dei suoi ultimi commenti, cerca la strada per opporsi alla rassegnazione, per non arrendersi ancora all'idea che questo sia "il migliore dei mondi possibili"...
Un mondo dove un bambino ogni trenta secondi muore di fame, un mondo dove si continua a morire di lavoro anche nei "Paesi sviluppati", un mondo dove ha ragione chi ha le bombe più grosse e dove l'avidità sta portando alla distruzione del pianeta, non può essere la miglior cosa che l'Uomo può realizzare!
Eppure...
Grandi menti e grandi anime della filosofia, della politica, della mistica hanno indicato strade sulle quali in ben pochi sembrano interessati a procedere, preferendo avanzare verso il baratro su un sentiero lastricato di buone intenzioni... e di rassegnazione.
Ed allora racconterò, per tutti e per Elena in particolare, la solita storiella cinese... banale solo in apparenza.

Il vecchio Cinese viveva nella casa che i suoi avi avevano edificato ai piedi di una piccola montagna. Al di là del monte c'era il mare e, in realtà, era tanto vicino, in linea d'aria, che il vento, talvolta, ne portava il profumo salmastro e che, nelle giornate particolarmente quiete, potevi quasi udirne l'immenso respiro.
Il sogno del vecchio Cinese era di poter vedere il mare dalla sua casa... ma la mole della montagna glielo impediva inesorabilmente.
Così, un giorno, si armò di una piccola pala, salì sulla vetta del massiccio ed iniziò a scavare.
I suoi vicini, inevitabilmente, risero di lui e quelli che gli volevano più bene cercarono anche di fermare questa sua follia...

" Che senso ha, ciò che stai facendo?" - gli dissero - "Tu sei vecchio, ma se anche avessi vent'anni e dedicassi tutta la vita a scavare non riusciresti che ad abbassare il monte di qualche metro!"

"Questo lo so..."
- rispose il vecchio sorridendo - "Ma so anche che la montagna non può crescere. Io, invece, ho dei figli che hanno dei figli che avranno dei figli. Tutti loro continueranno la mia opera. E, un giorno, da casa mia si vedrà il mare..."

Io so con assoluta certezza che non lo vedrò quel mondo dove se cadi ti tenderanno una mano anziché calpestarti la faccia, dove gli uomini varrano per ciò che sono e non per ciò che hanno, dove le differenze tra la gente saranno un bene prezioso e non una fonte di paura, dove il sesso sarà una cosa pulita e la guerra una cosa sporca, dove la norma sarà il rispetto e gli arroganti saranno considerati persone da curare.
E sono ragionevolmente sicuro che non lo vedrà neppure mio figlio.

Tutto quello che posso fare è continuare a scavare e, nella misura in cui ci riuscirò, lasciare in eredità la mia piccola pala.

No. Davvero non importa quanto tempo ci vorrà...
Un giorno, da casa mia, si vedrà il mare...


8 commenti:

nemo ha detto...

e se fosse questa la vera tragedia... la vera beffa, il vero orrore?
Se fosse proprio nello sforzo disumano di abbattere le montagne che consuma la nostra energia, sfiacca il nostro spirito ed erode le nostre forze, il più grande errore del nostro mondo?
Se questo spalare tanto faticoso fosse del tutto vano...

Anonimo ha detto...

"Se questo spalare tanto faticoso fosse del tutto vano..."
namesinemo, sarà pure vano, ma di una cosa sono sicuro: io continuerò a scavare. E se si romperà la pala, lo farò con le unghie e poi coi denti.. non mi importa se vedrò o non vedrò il mare.. Dentro di me (di noi) vive l'Oceano, e scavando non sentirò il sudore ma il profumo, e la visione accompagnerà sempre la mia vita. Vivere è scavare. Non farlo, mio caro amico, è morire..
mauro

elena ha detto...

Grazie, Maestro...
Ho capito il messaggio e lo condivido - ma, con lo spirito "occidentale" che sembra permearmi, mi ci vedo di più con qualche carica di tritolo... si fa prima, anche se si rischia di tirar giù la casa insieme al monte. Sono sfiduciata, sì... ma non ho imparato la pazienza. Anzi, ne ho sempre meno! Perché è vero che ho una figlia cui lasciare in eredità una pala e che, come dice Mauro, ha delle belle unghie e dei denti sani... ma vorrei lasciarle anche altro...
Chiedo troppo. Lo so. E' un po' il discorso dei bei gesti eclatanti che aspettiamo di compiere e nell'attesa non facciamo quelli piccoli, che possono passare inosservati ma che, come la goccia, scavano la pietra...
Imparerò. Sono qui per questo!
Namastè.
Nemesisnemo: magari spalare è davvero vano... magari sarebbe più rapido e utile spostare la casa sulla cima della montagna. O altre soluzioni che non mi vengono in mente ora. Ma si tratta sempre di "fare"!

Equo ha detto...

Aggiungerò qualcosa in un post...aspro come un limone. Presto.

ska ha detto...

Colgo il messaggio del post, lo approvo e lo faccio mio.
Ma scendendo nel dettaglio, pur sapendo che si tratta di una metafora, vorrei dire: non tutto ciò che si desidera è anche...giusto! Indipendentemente dal tempo che ci vorrà, prima di mettersi a scavare, bisognerebbe valutare se non sia più "equo" ed etico (oltre che rapido) spostare la propria casa, anziché scavare una montagna...

Equo ha detto...

Skakkina ha ragione: prima accertarsi della legittimità dei propri desideri e solo dopo agire. Ma me la spieghi l'origine del tuo nick così carino? :-)

ska ha detto...

Ma certo che te lo spiego! :)
Viene semplicemente dal mio cognome, Scacchi. Alla mia migliore amica, che mi porto appresso dal primo anno di liceo, piacque così tanto, che prima ha cominciato a chiamrmi sempre per cognome - cosa non così strana a scuola - poi ho cominciato con variazioni sul tema, Scacchina, Skakkina, Skakkuzza, Ska e via dicendo.
Arrivò al punto di chiamare il suo cane Skakki :D
Poi altri amici si unirono a quest'uso, e perfino dei datori di lavoro con cui avevo un rapporto familiare e che l'avevano sentita chiamarmi così. Ora mi chiama spesso così anche il mio ragazzo.

Del resto mi pare non sia l'unico caso in cui si fa un nick da un cognome, no? ;)

Equo ha detto...

Già! L'abietto docet :-))