venerdì 6 luglio 2007
SONO UN UOMO DI PARTE...
Lasciatemi esordire dicendo una cosa che può presentarsi come impopolare e, solo in apparenza, in disaccordo con i miei tentativi di “equità”: ognuno ha diritto alle proprie idee, ma non tutte le idee sono ugualmente rispettabili.
Una persona è libera di pensare che sia giusto ridurre un altro essere umano al ruolo di “schiavo sessuale”, ad esempio, ma, per quanto mi riguarda, questa sua idea è oscena ed inaccettabile e, ogni volta che mi si presenterà l’occasione, l’osteggerò con tutte le mie forze; c’è chi crede che sia un suo diritto impedire agli altri di esercitare i propri: anche in questo caso non sono disposto a nessuna forma di rispetto per chi non sa rispettare a sua volta.
Questa non è una polemica con “gli eterni terzisti”: è l’apertura di una discussione nella quale mi premurerò di sostenere che vi sono circostanze e situazioni nelle quali la “neutralità” è colpevole e la “partigianeria” sacrosanta e doverosa…
Cominciando così:
Esiste una sorta di “evoluzione” anche negli usi, nei costumi, nei modi di pensare del genere umano.
Tale sviluppo, seppur in modo incostante e disomogeneo, procede lungo una linea ideale che prende le mosse dalla “barbarie” per arrivare alla “civiltà”.
Tali termini sono, ovviamente, relativi e vengono, in questo contesto, utilizzati nella loro comune ed accettata accezione lessicale che, per altro, risulterà chiara nel proseguimento dell’esposizione.
Facciamo alcuni esempi…
La “giurisprudenza” che ha caratterizzato gran parte delle epoche storiche ed una larga fetta delle terre emerse del pianeta prevedeva, di fatto, che ogni sospettato fosse considerato colpevole se non era in grado di provare la propria innocenza; cosa che, per altro, gli era spesso impedito di fare. L’accusato di un reato era, abitualmente, incarcerato senza alcun processo, su semplice ordine di chi comandava (capo-tribù, feudatario, sovrano, ecc.) e l’entità della sua pena dipendeva largamente dalla volontà dei suoi accusatori anche in quei casi nei quali un codice “dei delitti e delle pene” fosse, almeno formalmente, scritto.
Contro questo atteggiamento si alzavano le voci di coloro che lo ritenevano ingiusto ed inefficace a prevenire i delitti.
I “conservatori”, al contrario, affermavano che forme di “garantismo” come il diritto per ognuno ad una difesa ed il dovere dell’accusa di provare la colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio, avrebbero incoraggiato i delinquenti (o gli oppositori del regime imperante) e portato la società nel caos e nella “anarchia”.
Le posizioni “conservatrici” sono state sconfitte ed oggi è opinione comune (anche se, ancora, non prassi comune in tutto il mondo) che siano più civili e corretti i princìpi secondo i quali l’accusato è innocente sino a prova contraria, nessuno può essere imprigionato senza un giusto processo ed ognuno ha diritto alla migliore delle difese possibili.
Un tempo, inoltre, la tortura era comunemente accettata come parte integrante di un interrogatorio di un presunto reo o di un oppositore politico, di un eretico, ecc.
Anche contro questa forma di violenza legalizzata i “progressisti” si batterono, a lungo inascoltati, mentre la controparte (quella che difendeva il sistema vigente ed imperante) inalberava le proprie ragioni: la tortura era necessaria per il raggiungimento della verità e, quindi, era da considerare un male minore al servizio del bene collettivo.
Oggi, nel mondo, la maggioranza delle persone ritengono la tortura fisica o psichica un crimine ed una prova di inciviltà. E’ pur vero che molti stati ancora l’adottano e che altri, in cui formalmente è esecrata, vi ricorrono più o meno segretamente, ma nel modo di pensare collettivo l’uso di torturare i prigionieri è considerato medievale e barbaro.
Lo stesso dicasi per la pena di morte. Per lunghe ere la vita umana è stata considerata tutt’altro che “sacra” ed era pieno diritto del sovrano (o dello stato) far ricorso alla forca, alla mannaia ed ai mille altri modi di esecuzione inventati, per eliminare dal corpo sociale quegli individui ritenuti, a vario titolo, pericolosi o indegni.
Oggi una parte sempre più importante dell’umanità inizia a considerare tale pratica alla stessa stregua di un’incarcerazione senza processo o del ricorso alla tortura ed è in corso una campagna di civiltà perché tale forma di condanna venga bollata come barbara ed incivile e condannata in tutto il mondo.
Anche in questo caso le voci dei “conservatori” che la vorrebbero mantenere dove ancora esiste o dei “reazionari” che vorrebbero reintrodurla ove sia stata depennata dai codici penali s’alzano a suo sostegno accampando il diritto della società a difendersi, ovvero, sostanzialmente, la stessa argomentazione che tentò inutilmente d’essere sfruttata nel caso delle incarcerazioni senza processo e dell’uso della tortura.
Il discorso, a ben vedere, non cambia se esaminiamo il mutamento, nell’immaginario collettivo, del concetto di “guerra”.
La guerra come sistema di risoluzione delle controversie è passata da “nobile arte” a “dovere imprescindibile” arrivando a “male necessario”…
Una potente corrente d’opinione che attrae sempre maggiori consensi spinge perché la guerra sia considerata anch’essa come il residuo di epoche buie ed incivili e si scontra con il variegato mondo dei “conservatori”, al cui interno vi è ancora chi la ritiene “l’igiene del mondo” al fianco di chi è spinto dalla paura del cambiamento a farvi ricorso perché la sua visione del mondo stesso non venga messa in discussione.
Inevitabilmente (la strada dalla barbarie al progresso può avere momenti di stasi o riflusso, ma non inversioni di tendenza) un giorno considereremo il ricorso alla guerra alla stessa stregua con cui oggi guardiamo all’abitudine passata di torturare i prigionieri.
Non sarebbe necessario ma, a scanso di futili obiezioni, è trasparente che per guerra s’intende quella che porto in casa altrui per difendere o preservare i miei interessi: l’azione di reazione di chi è aggredito è, al contrario, non solo legittima, ma doverosa. Non di guerra, si tratta, ma di resistenza ad un’ingiustizia. Anche in questo lecito caso, tuttavia, il principio di civiltà contrapposto alla barbarie vuole che si faccia uso della violenza solo quando ogni altro sistema di ricerca della propria liberazione sia fallito o, in altri termini, facendo un esempio che passa dal collettivo all’individuale, che non si cada mai nell’eccesso di legittima difesa… per non trasformarsi, come già più volte detto, in ciò che in origine si combatteva.
Il discorso potrebbe ulteriormente estendersi a concetti come il “nazionalismo”, reliquia di un’epoca passata, contrapposto ad un “universalismo” che inizia a radicarsi come necessità storica in un mondo in profonda trasformazione: i “conservatori” erigono barricate a difesa dei loro veri o presunti privilegi a scapito della negazione degli altrui diritti e, inevitabilmente, saranno guardati dagli occhi dei posteri allo stesso modo con cui oggi guardiamo a quei decaduti nobili nostalgici che rimpiangono la monarchia assoluta.
Che ci piaccia o meno la profonda divisione tra chi sprona l’umanità sulla strada che dalla barbarie porta verso una civilizzazione sempre più reale e chi tenta di frenare ed ostacolare questo cammino è presente ed operante. E’ una divisione trasversale a molte altre: sia su un fronte che su quello opposto possono trovarsi persone che, in altri campi, nutrono idee molto distanti tra esse e, talvolta, anche contrapposte.
Ma questa è la divisione sulla quale si gioca non il futuro dell’umanità (in quanto la strada verso il progresso è ineluttabile) ma il tempo che occorrerà per il cambiamento e quanto dolore costerà, quanto sangue dovrà ancora essere versato.
E’ su questo, esattamente su questo, che ognuno di noi, nel profondo del suo animo, deve prendere posizione e (ognuno nella misura che gli è possibile e congeniale) testimoniare la propria scelta di campo.
Non sto parlando dei nostri “blog”, amiche ed amici.
Sto parlando della vita.
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23 commenti:
E' vero, per quanto le idee altrui abbiano il sacrosanto diritto di essere esposte, ce ne sono alcune condannabili perchè aberranti. Tuttavia noto che lo stesso concetto di "aberrazione" e "riprovevolezza" tende ad essere altamente soggettivo e sottoposto a molteplici interpretazioni. C'è chi ritiene che la pena di morte sia lecita, c'è chi non la ritiene tale. Qual è, in un caso come questo, il principio che dovrebbe stabilire il giusto e lo sbagliato? Forse l'etica. Ma essa stessa è tacciabile d'interpretazione, perchè dopotutto l'essere umano gode del libero arbitrio. Il suo più grande dramma. Naturalmente non intendo inneggiare al ripristino delle dittature, ma solo sostenere che la libertà comporta un prezzo da pagare. Comporta il divenire necessariamente consapevoli di una corretta visione del mondo, di un'ideologia il più possibile oggettiva sui concetti basilari della vita. C'è troppo soggettivismo nella società di oggi. Troppe volte si usano i termini "rispetto" e "libertà di pensiero e di azione" per giustificare orrori.
Concordo, Elys e, in questo contesto, i commenti passati di Ribelle sulla necessità di una trasmissione anche famigliare del senso di responsabilità, sarebbero oltremodo pertinenti. Tanto per chiarire (prima che qualcuno tiri in ballo il cannibalismo) io non sostengo che esistano dei valori assoluti ed eterni: esistono, però, idee e concezioni che sono intollerabili e condannabili sul piano di una vasta "soggettività diffusa". Qualcuno può derivare questo "decalogo" dai comandamenti religiosi, altri da diverse concezioni etiche... ma la cosa che tenevo a ribadire è che, di fronte all'esposizione di tali idee, di fronte al tentativo di arginare il processo verso la "civilizzazione" a vantaggio della "barbarie", trincerarsi dietro al pavido schermo del "ognuno ha le sue idee" è un rendersi complici. I Tedeschi che si voltarono dall'altra parte per non sentire il lezzo che proveniva dalle ciminiere sulla collina di Buchenwal non sono meno colpevoli del soldato germanico che vigilava il cancello del lager.
Mi trovo d'accordo con tutto quanto scritto, in particolar modo sul concetto che tali cambiamenti avverranno comunque, prima o poi, a prescindere dalla nostra volontà, perché sono esigenze storiche universali, tendenze sociali che non si possono invertire. Non sono cose che accadono "per magia" ma perché la società e la coscienza moderna induce a sottili e sempre più diffusi cambiamenti nell'orizzonte valoriale dei popoli. Quello che cambia è, effettivamente, quanto tempo e quanta fatica si dovrà fare per arrivare laggiù. Quello che cambia è la nostra decisione: se stare dalla parte dell'evoluzione e cercare di fare la propria parte, o se stare dalla parte dei conservatori, dei reazionari, e cercare, annaspando e disperandosi, di ritardare l'inevitabile.
Commento telegrafico (perché, data l'ora, rimando le eventuali spiegazioni a domani...):
tenendo conto che, per me, libertà è:
responsabilità
partecipazione
impegno
esempio...
direi che non è molto facile come strada... infatti, ha un prezzo altissimo. Ma, se vogliamo essere coerenti, è anche l'unica...
suerte!
"La libertà non è star sopra un albero, la libertà è partecipazione..."
Presto, forse, spiegherò perché abbia creato un nesso tra i contenuti del post e la violenza sulle donne... ma mi stupisco che se lo domandi Elena che, con uin colpo di mano, è riuscita a procurarsi una delle ultime copie in circolazione di "Shintebiki"! Magari invitiamola a rileggersi il capitolo che ho provocatoriamente intitolato "Le ragioni dello stupratore" ed ha spiegarcelo lei...:-)
Spratz: francamente non capisco il tuo risentimento, visto che nessuno ce l'aveva con quello che dici tu. Ribadivo solo che dire "rischio la vita per gli altri" non significa che, ad esepio, renda giusto il volere la pena di morte...e questo non lo hai certamente detto tu! Per il resto... purtroppo ci sono le registrazioni della poliziotta e, peggio, dei suoi dirigenti che danno ordini di mettere delle molotov in quella scuola per giustificare il fatto che hanno massacrato dei ragazzi che dormivano. Bada: non lo dico io, ma la magistratura che lo ha accertato. Come mi è capitato di dire conduco anche dei corsi per appartenenti alle forze dell'ordine: una delle prime cose che dico loro è, più o meno, questo: "La società vi ha assegnato un compito difficile e delicato. Vi concede dei poteri che gli altri cittadini non hanno, vi consente di portare armi... Questo comporta una grande responsabilità e voi dovete essere i primi in assoluto a rispettare la legge". Capisco la tensione, capisco la paura ed il risentimento... ma se non sei in grado di affrontare queste cose senza venir meno al giuramento che hai pronunciato, se arrivi a fare vendicative spedizioni punitive come se appartenessi ad una banda di teppisti, forse dovresti dimetterti e lasciare il posto a chi, invece, ha rispetto per quella legge che ha giurato di difendere.
Ripeto:non si condanna una categoria, ma quelle mele marce che per prime la screditano. Dimmi tu, Spratzzina, che differenza c'è tra la poliziotta che irride ad un ragazzo morto con il suo "Uno a zero!" e quella soldatessa americana che si fa fotografare mentre tiene un prigioniero iracheno al guinzaglio? Se hai rispetto per la polizia dovresti, io credo,essere la prima ad esigere che tali comportamenti siano puniti in modo esemplare.
PS: il tuo programma di Imperatrice del mondo non è male... ma ti voto solo se poi mi regali la Nuova Zelanda :-))
Allora... facciamo un paio di chiarimenti! :)
1) non ho fatto nessun colpo di mano, al massimo è stato un colpo di... tastiera. Ma siccome il mio egoismo, unito alla proverbiale pigrizia, mi spinge a far fare agli altri quello che non ho volgia di fare io... ho anche detto come procurarsi il libro a chi lo voleva! Dunque... :)
2) l'ho letto tutto, il libro (e tu Equo lo sai bene...). Però... qui si svela il tuo essere uomo di parte (come dici nel titolo): adesso sono costretta a rivelare i miei "altarini"... Non mi ricordo bene quel capitolo perché mi sono puntigliosamente incaponita sul perdono, che evidentemente per me è più difficile... e finché non ho risolto quello, nihil novo entra in capoccia.
Per carità, smettetela di tirare mele marce! Il tono è scherzoso... anche se la storia dei perdono è vera.
Ok, ok, vado a meditare... :)
PS: quanto alla polizia ed alle forze dell'ordine in generale, purtroppo ha ragione Equo. Anche se il discorso sarebbe ancora più complesso... perché c'è anche chi, dei farabutti annidati ovunque, se ne approfitta bellamente.
Suerte!
Abietto: sì, avevo in mente anche Gaber... ma innanzitutto libertà, per me, è responsabilità. Perché non è che essere libera mi toglie qualsiasi vincolo, obbligo o dovere... anzi. Per tutelare la mia libertà devo di necessità tutelare anche quella degli altri (proprietà transitiva della stessa...), quindi anziché essere anarchica mi tocca fare la comunista! :)
Equo: ma non ne stavamo parlando di là, di violenza sulle donne? Sto andando in confusione? :)
Vabbé non importa. Tanto, qui o là, le mie sparate le faccio comunque!
Ops…questi commenti non li avevo proprio letti!?
Equo…perché hai scritto qui un commento riferito al post precedente? Così potrebbe sfuggirmi!!!
Alle volte non avendo tanto tempo per leggere “salto”! U___U
Allora, vorrei chiarire una questione alquanto delicata!
Quello che dici è giustissimo! Anche io non sono per le vendette e infatti NON GIUSTIFICO colui che le mette in atto! Però ogni caso lo guardo a sé stante e dopo lo metto in correlazione con altri eventi per considerare l’ipotesi di un atto a singolo e isolato o di una tendenza dilagante.
A questo, aggiungo anche che non è così semplice e scontato riuscire a “capire” fin dove noi stessi possiamo arrivare! L’approccio con un’arte marziale mi ha fatto conoscere aspetti di me che prima da allora non sapevo neanche esistessero o comunque non così: per dire che un conto è l’immaginarsi una situazione e un altro è il trovarcisi! Le reazioni sono spesso inaspettate e incontrollabili! Si fanno compiono addirittura delitti per un momento di “follia”!?
Coloro che commettono errori sanno benissimo che non passeranno inosservati: la prova l’avete data voi stessi affermando che sono si sono mossi magistratura, mass media etc. Se fossero così “protetti” tutto sarebbe passato in sordina!
Come, permettimi di dirlo, l’insegnare qualcosa è diverso dallo starci dentro e la guerra è un’esperienza troppo forte per liquidarla così semplicisticamente! Fin dove possiamo sapere cosa prova un soldato? Ci siamo mai stati in guerra? E siamo mai state vittime? Le nostre sono comunque “mettersi al posto dell’altro”, che a mio avviso è ben diverso dall’ “essere al posto dell’altro” . Questo non significa giustificare, significa solo capire! Capire e punire dove e come il caso specifico comporta!
A questo dovremmo mettere in conto un’altra realtà che spesso sfugge! Molti di quelli che si arruolano (esercito, polizia, ecc.) sono spinti dall’esigenza di un lavoro, di uno stipendio!
Dante sosteneva che uno dei mali della società era quello che nessuno occupava il posto giusto, quello che gli era naturale! Pensiero antico ma di grandissima attualità! E così ci troviamo medici pessimi al posto di meccanici straordinari, insegnati incompetenti invece di muratori ottimi, e potrei andare avanti all’infinito. In una società come questa, dove tutto è precario, si è accentuato ancor di più la rincorsa al “posto fisso”, che almeno assicuri la “pagnotta”!
Se dovessimo analizzare la questione da tutti i lati, dovremmo discutere settimane intere!
Purtroppo la mia reazione è dovuta soprattutto ad una tendenza che ho notato (purtroppo): come è successo per la figura dell’insegnate, oggi la figura del poliziotto/carabiniere è sempre più beffata, disprezzata. Prima c’era rispetto…un rispetto che col il passare del tempo si è andato deteriorando!
Sto facendo un discorso, naturalmente generale (visto che trovo scontato il fatto che violenze gratuite vadano punite!), ma purtroppo attuale. Forse ora sono messi più in discussione (anche se nel loro interno lo erano anche prima, visto che mio padre non poteva osare far nulla che trasgredisse la legge senza incorrere in punizioni! Non poteva neanche avere una fidanzata dello stesso paese/città dove prestava servizio!!!!), ma oggi si rende necessario ripristinare quel rispetto che viene sempre meno!? Le conseguenze della perdita di autorità di molte figure, prima istituzionalizzate (che non sono solo le forze dell’ordine) e rispettate, senza una sostituzione di altri punti di riferimento forte, ha portato alla società che vediamo sotto gli occhi giorno dopo giorno!
Aggiungo, un’informazione parziale, sempre più soggettiva, spettacolarizzata, tesa sempre di più a inorridire, scuotere, a prendere posizioni estreme e a condannare senza valutazioni attente e oggettive!
Per questo, sottolineando quello che già avevo scritto in commenti precedenti, la situazione andrebbe vista a 360°, le notizie presentate non soltanto oggettive, ma complete!
Non mi piacciono queste condanne “a partito preso” generalizzando, proprio perché è facilissimo oggi cadere nell’estremismo!
Il mio professore di storia-filosofia, una volta parlando del fascismo e del comunismo (a proposito della Seconda Guerra Mondiale ) disse una cosa importantissima che dovremmo tenere a mente: idee, posizioni, azioni che siano di destra o di sinistra, ai loro estremi combaciano! Questo vuol dire che nelle posizioni estreme, fascismo e comunismo, seppur con strade e metodologie diverse, diventano la stessa cosa, operano nello stesso modo fino a diventare indistinguibili.
E...un'altra cosa!
Mi dispiace, ma non posso darti la Nuova Zelanda!
Se devo essere giusta, lo devo essere con tutti, senza favoritismi! U____U
Al massimo ti regalo dei soggiorni!
Però...prima vengono i più deboli e poi, a salire, tutti gli altri!!!!
Spratz non si compre mica, sai?
>_____<
Sono irreprensibile!!!!
La giusitizia non ha prezzo!!!!
ah ah ah ah ah ah ah ah ah
Ho scritto "compre"....ahhh!!!la sprazzite colpisce ancora!!!ma è "compra"!!!!
T_____T
"uin" , "esepio", "ha spiegarcelo lei". Ho visto che correggete spesso quando si sbaglia a scrivere, quindi leggendo i tuoi commenti Equo ho notato che ci sono questi errori e mi è sembrato giusto segnalartelo!
E comunque sto ancora aspettando che mi rispondete sulla guerra! Cos'è? Siete tanto bravi a dire teorie ma poi quando si tratta di offrire soluzioni concrete evitate di ribattere? Evidentemente perchè non le avete!
*Spratz: sono d'accordo con te nella sostanza di ciò che dici; forse ci differenziamo nell'orientamento, per così dire, della nostre rispettive sensibilità.Capisco molto bene ciò che affermi delle Arti Marziali che, nelle loro funzioni originarie, (oggi, purtroppo, molto poco seguite) avevano proprio lo scopo di farci capire qualcosa sulle nostre paure e, quindi, sulla nostra aggressività. Ciò che tu chiami "delitti in un momento di follia" e che vengono descritti dai giornali come "raptus" sono proprio il manifestarsi di frustrazioni inconsapevoli e... "se non sai cavalcare la tigre, sarà lei a cavalcare te", come si dice in Cina. Personalmente non so "cosa si prova" in generale ad essere in una condizione di guerra o ad essere vittima di brutalità efferate... ma so cosa provo io in quelle situazioni, purtroppo: è il vantaggio d'avere la barba bianca ed aver viaggiato un po' :-) In quanto al rispetto per le forze dell'ordine e simili... devo dire una cosa "fuori dai denti": il rispetto ce lo si merita dimostrandosi persone autorevoli, non autoritarie. Troppi "ragazzi in divisa" sono, appunto, solo ragazzi ai quali è stata data una pistola, un distintivo e la facoltà di esercitare potere sugli altri e, anche se non è certo colpa loro, nessuno si è premurato di incidere nelle loro menti che il potere deve sempre accompagnarsi con la responsabilità... e mai con l'arroganza. Sono da sempre convinto che chi ha un'importante funzione sociale (insegnanti, medici, vigili del fuoco o poliziotti che siano) dovrebbe ricevere un'adeguata preparazione etico-psicologica...ed è per questo che mi sono personalmente impegnato anche a condurre dei corsi per appartenenti alle forze dell'ordine: per migliorare la loro sicurezza e, nello stesso tempo, la loro capacità di rapporto con il mondo circostante. In quanto alla teoria che "gli estremi si toccano"... non mi ha mai convinto: ci sono delle ideologie che recano in sé il seme della prevaricazione e della violenza... ed altre che, invece, hanno buoni princìpi che, spesso, vengono corrotti da uomini non degni. Tanto per fare un esempio che sicuramente condividerai il messaggio evangelico è di comprensione ed amore... e qualcuno, nel tempo, lo ha talvolta corrotto per giustificare guerre e torture...ma questo non m'induce a dire che, allora, leggere il Vangelo di Marco è la stessa cosa che leggere "Mein Kampft" di Hitler!
* Sarah: io non faccio le pulci per degli errori di battitura; semmai, talvolta, ho risposto a chi accusava altri d'ignoranza di rivedere la propria conoscenza della lingua italiana, non perché sbagliasse a pestare sulla tastiera, ma perché dimostrava una sintassi incerta e, nello stesso tempo, una presunzione non giustificata. Ad esempio potrei dirti che si dovrebbe scrivere "sto aspettando che mi rispondiate" e non "rispondete"...ma queste, francamente, sono cavolate e l'intelligenza di una persona non si misura con la sua precisione nell'usare condizionali o congiuntivi. Devo ammettere che credevo proprio d'aver risposto alla tua domanda, forse non in modo diretto, ma con molte delle cose che ho scritto: se non è così o se qualcosa ti è sfuggito, t'invito a riproporla e farò quanto è in mio potere per soddisfare la tua curiosità... Se, poi, eviti anche il tono acido che potrebbe indurci a farci un'opinione non corretta della tua persona, tanto di guadagnato.
"Cos'è? Siete tanto bravi a dire teorie ma poi quando si tratta di offrire soluzioni concrete evitate di ribattere? Evidentemente perchè non le avete!"
Ufff... Ma non l'avevamo appena lasciata questa festa?
"Tanto per fare un esempio che sicuramente condividerai il messaggio evangelico è di comprensione ed amore... "
Su questo non sono per nulla d'accordo, e avrei parecchi esempi da portare, ma non voglio riaccendere la polemica religiosa...
Tornando al discorso guerra, ognuno può dire come la pensa e fornire le proprie argomentazioni, ma mi auguro sinceramente che nessuno pensi di poter trovare risposte definitive a un tema tanto complesso e articolato come questo dai commenti di un blog! Nessuno ha mai avuto la pretesa di dare risposte definitive a *nulla*, qui dentro, nonostante la percezione di certe persone. Si argomentano semplicemente le proprie opinioni.
Mah...a me sembra che invece voi pensiate di avere la verità in tasca!? Chissà perchè. Ho scritto bene Equo?
*Sarah: libera di pensarla come vuoi.
No, non hai scritto bene, visto che sei così gentile da chiedermelo e non altrettanto gentile da modificare il tono gratuitamente astioso: ribadisco che non si può usare il punto interrogativo di seguito a quello esclamativo.
*Abietto: conosco i passi evangelici a cui potresti fare riferimento, tuttavia soprattutto un non-credente deve contestualizzare il testo e ammettere, di conseguenza, che il "messaggio generale" non era certo tale da giustificare crociate o inquisizione. Anch'io, però, non sono interessato a riprendere la polemica di stampo religioso, quello che mi premeva sottolineare era che anche le migliori ideologie possono essere travisate, mentre alcune (come il razzismo, ad esempio, od il nazionalismo esacerbato) nascono predisposte per un uso prevaricatorio.
Sarah: dov'è che hai chiesto qualcosa sulla guerra? Mica l'ho letto, il tuo commento...
Però davvero: basta con questi battibecchi da asilo! QUI non siamo nel salotto di Vespa. Credo che siamo capacissimi tutti di allineare una sfilza di cattiverie gratuite, ma questo non ci porta più avanti di un millimetro. In fondo, questo fa sempre parte del discorso "rispetto": se lo vuoi, te lo devi conquistare.
!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?
A dire il vero ho provato anch'io a scorrere un po' di post indietro e della domanda di Sarah non ho trovato traccia. A giudicare dal suo ultimo commento (che sembra un po' il "ciccaciccacicca!" infantile) forse non è poi così grave...
Spratz: sulla teoria degli opposti estremismi non sono per nulla d'accordo. Non foss'altro che perché, quando ho iniziato a sentirne parlare, serviva solo al centro per criminalizzare chiunque uscisse dal seminato, senza alcun riguardo per le idee che ci stavano dietro - che, come ha già detto Equo, non sono proprio tutte uguali...
Quanto al discorso del rispetto per determinate figure, forse il metterle in discussione non è un male di per sé... perché non è che se uno è un insegnante, un medico o un poliziotto automaticamente è nel giusto... fortunatamente sono finiti i tempi in cui (è solo un esempio) il "sciur dutur" ti poteva propinare qualsiasi cosa perché lui aveva studiato... adesso, anche grazie ad internet, tutti abbiamo la possibilità di fare ricerche e di scoprire anche quello che i giornali o i TG non dicono. Poi, come sempre, è una questione di buon senso: scoprire determinate verità spiacevoli può indurre qualcuno a far di tutta l'erba un fascio, ma non è quello che cambierà il mondo o lo migliorerà. Purtroppo è facile farsi prendere la mano, ma, come dire... chi ha il cervello lo usi! :)
PS: se per caso ti stesse venendo il dubbio, l'ultima "sentenza" non è in alcun modo diretta velatamente a te! E nemmeno in chiaro, quanto a questo... :)
Beh tutti sono un pò infantili! Cmq io mi mi riferivo a quello che ho scritto da Elys ecco perchè non l'avete trovato qui!!
Hai ragione Sarah: ogni tanto non è male anche lasciarsi andare a qualche gioco infantile e sparare cavolate sul dominio del mondo o sulla maionese. Quando lo si faccia per gioco, appunto, e senza presunzione o arroganza. Ora mi spiego perché non riuscivo a trovare il tuo commento! Il fatto è che Elys ed io (come abbiamo ampiamente dimostrato) abbiamo idee diverse su un sacco di cose... per cui se vuoi una risposta da lei riformulale la domanda nei suoi poetici Deserti di Cioccolato, se desideri, invece, una mia personale opinione riproponila in questa sede. Lamentarti qui perché non ti si è risposto ad una domanda posta altrove non ha molto senso, non credi? Né io, né Elys (se posso interpretare il suo pensiero in questo caso)abbiamo la pretesa d'avere in tasca verità assolute: per ciò che mi riguarda se una persona mi domanda cosa penso di un determinato argomento risponderò facendo ricorso alla mia esperienza ed alle mie conoscenze, mettendoci l'impegno ed anche la foga che sono solo prova del rispetto che provo per qualunque domanda, ovvero per ogni sincero sforzo di voler capire. Sono, al contrario, molto meno interessato a chi domanda...ma non vuole sentire veramente l'opinione altrui perché ha già deciso che sarà sbagliata o che quella persona non saprà rispondere. Se ritieni, come hai voluto farci sapere, che questo sia un covo di presuntuosi che pensano di possedere la verità mentre, in realtà, non sanno rispondere alle tue domande... allora cosa le poni a fare? Sprechi il tuo tempo che, immagino, potresti impiegare in modo più proficuo rivolgendo le tue domande a persone di tua fiducia. Se, al contrario, riveste per te un qualche interesse conoscere l'opinione dei frequentatori di questo blog... benvenuta: prova a lasciar da parte i toni futilmente polemici e riceverai rispetto ed attenzione. Come qualunque persona educata che transita da questa mia casa... Namasté.
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