giovedì 12 luglio 2007

GENTE DEL FIUME


Lasciate che, ogni tanto almeno, tratti questo blog… come un blog.


A volte cedere ai ricordi è un modo di spingere lo sguardo nel futuro.

Come mi è capitato di scrivere in uno dei miei libri… “la casa in cui trascorsi una buona parte della mia infanzia era una sorta di cascinale, di solida bruttezza, che il nonno di mio nonno aveva costruito con le proprie mani sulle sponde del grande fiume che, nei suoi momenti di rabbia incontrollabile, invadeva con le sue acque le stanze al livello del suolo costringendo uomini ed animali a rifugiarsi al piano superiore.
Attorno ad essa si estendeva un piccolo terreno con orti, giardini e qualche albero da frutto, tra cui il ciliegio che fu piantato il giorno della mia nascita (…)
Mio nonno era uno strano uomo, un filosofo spontaneo, un poeta della natura capace di partire all’alba per le colline, con il cane alle terga e lo schioppo in spalla, per recarsi, diceva lui, a cacciare.
In tutta la sua vita non sparò mai una sola cartuccia: di fronte allo splendore della livrea di un fagiano od alle buffe corse delle lepri in amore s’incantava estasiato, dimentico dell’arma… e persino il cane, abituato al suo strano comportamento, evitava di muoversi o latrare per permettergli di godersi lo spettacolo miracoloso della vita…”
In gioventù era stato barcaiolo: con una lunga picca, che chiamavano semplicemente “punta”, spingeva sul filo della corrente le pesanti chiatte cariche della ghiaia e della sabbia che l’uomo rubava al fondo del fiume per trasformarle in materiale per costruire le sue case.
Sapevo a malapena camminare quando iniziò a portarmi con lui, nei giorni di riposo, a scoprire i luoghi segreti in cui nuotava la lontra, i nidi degli aironi, le colonie perdute di gabbiani che avevano dimenticato il mare…
Anche mia madre, giovane e bellissima, aveva familiarità con la pagaia e, mentre sedevo a prua di un’agile barca, mi regalava pomeriggi estivi d’avventura, spingendola nel tratto di fiume in cui il basso fondale ed i giochi della corrente formavano piccole rapide (i “correntini” erano chiamati) che, ai miei sgranati occhi di bambino, avevano il fascino di un luogo selvaggio e pericoloso…

Ma altri personaggi degni di memoria popolavano le sponde del fiume…
In un’ansa dalla quale la non lontana città era cancellata e nascosta dal fitto della vegetazione sorgeva una grande palafitta dall’aria malandata e precaria: lì viveva “l’Uomo Illustrato”.
Si mormorava che fosse stato marinaio e avesse girovagato per ogni oceano e nei più sperduti angoli di mondo. Nella calda estate non indossava mai altro che un ridottissimo slip nero, ma non era facile accorgersene: ogni centimetro della sua pelle era ricoperto da complicati tatuaggi rossi e blu che gli strisciavano sul corpo, si avvolgevano attorno a braccia e gambe, si spingevano sino a trasformare il suo viso in una grottesca maschera da selvaggio dei mari del sud.
Con l’impudente ed ingenua curiosità dei bambini osai chiedergli, un giorno, se quei misteriosi ed affascinanti disegni s’insinuassero anche sotto gli slip: se li abbassò, mostrando orgogliosamente un serpente bluastro che avvoltolava le proprie spire attorno al suo membro…

Molto più giovane dell’Uomo Illustrato era il “Bracconiere dalla barca blu”… così, almeno, era chiamato dalla Polizia Fluviale che da anni gli dava un’infruttuosa caccia.
Tutta la gente del fiume sapeva, ovviamente, di chi si trattasse, ma anche coloro che lo ritenevano un giovane scapestrato non lo avrebbero mai denunciato: la guerra era finita da poco ed ognuno s’ingegnava a sfangare la vita come meglio poteva.
Il sistema che lui aveva escogitato consisteva nel pescare usando le bombe a mano e la dinamite.
Poteva avere, probabilmente, una decina d’anni più di me e quando io mi avviavo verso i dodici/tredici, mi prese in simpatia, forse per il mio amore per il fiume, forse perché ero un buon pubblico per le sue gesta.
Sgattaiolavo silenziosissimo fuori dal mio letto in piena notte e lo raggiungevo nel canneto dove nascondeva la sua famosa barca, dotata di un potente motore che, però, non accendevamo, spingendola, invece, a forza di remi nel luogo che aveva scelto per l’impresa.
“Tieniti pronto” mi sussurrava strizzandomi un occhio…ed io afferravo il retino e mi sporgevo oltre il bordo, scrutando l’acqua alla luce della luna.
Lanciava la sua bomba ed una colonna d’acqua s’innalzava verso il cielo, accompagnata da un brontolio sordo e cupo e da onde che scuotevano la nostra imbarcazione.
Di lì a poco pesci d’ogni dimensione affioravano a pancia all’aria, bianchi sulle acque scure, ed io mi affrettavo a raccattarli con la mia rete…
L’uomo che sono ora, quello che tende a non uccidere neppure le zanzare, inorridisce al ricordo… ma il bambino sorride ancora, risentendo quel sapore d’avventura e ricordando le fughe spericolate con il motore che (ora sì!) ruggiva mentre l’elica sollevava spruzzi e il “Bracconiere”, in piedi a poppa, lanciava beffardi insulti alle barche che c’inseguivano…
Poi, un giorno, mi disse: “Vado via”…. Pensai si trattasse di una breve vacanza, ma la sua anima inquieta lo spinse sino a Marsiglia, dove entrò in un centro di reclutamento della Legione Straniera Francese e ne uscì con un quepì bianco in testa, diretto in Algeria.
Mi scrisse una sola lettera, per tutto il tempo che restò lontano. Diceva che tutto andava bene, che sarebbe tornato presto… e concludeva frettolosamente: “…ora devo lasciarti perché devo presenziare al funerale di trenta miei compagni caduti nell’ultima azione…”
Ritornò molti anni dopo, con occhi diversi…

Più pacata e rassicurante era la figura di Eligio, il traghettatore…
Non c’erano molti ponti, allora, sul grande fiume, a collegare la città con la sponda collinare. Chi voleva risparmiarsi chilometri di strada ed ore di percorso (anche i mezzi pubblici scarseggiavano) poteva scendere su una bassa riva fangosa, in un preciso punto che, per altro, non era segnalato da nulla, ma che tutta la gente del posto conosceva, portare le mani alla bocca a mo’ di megafono ed urlare, con quanto fiato aveva in gola: “Barcaaaaaaaa!”… e sperare che Eligio non si fosse addormentato nella calura d’agosto.
Prima o poi udiva il richiamo e, impugnata la punta, spingeva la barca a fondo piatto attraverso il fiume, per imbarcare e traghettare coloro che lo avevano invocato.
Quel viaggio di meno di un minuto aveva sempre, per me, un sapore di magia.
I rumori della città si stemperavano sino a scomparire del tutto, sostituiti dal quieto sciabordare dell’acqua sui fianchi della barca; l’odore di limo del fiume, unito a quello intenso dei cespugli di sambuco che crescevano sulla sponda, mi avvolgeva come un abbraccio e sembrava che il tempo stesso mutasse il ritmo del suo scorrere.
Eligio non traghettava semplicemente le persone sulla riva destra del fiume: apriva una porta arcana su un mondo di meraviglie inattese, di alberi imponenti come cattedrali, di rosse volpi che tentavano di forzare con astuzia le gabbie dei conigli e topi campagnoli che rubavano alle galline in cova le uova, afferrandole saldamente con le zampe, pancia all’aria, e lasciandosi poi trascinare da un compagno per la coda…

Quando incontrai i libri di Tolkien compresi che ero stato un ragazzino molto, molto fortunato: avevo passato la mia infanzia nella Contea, tra la mia bizzarra, a volte inquietante e sempre meravigliosa gente del fiume…

17 commenti:

Yuri Abietti ha detto...

È quella vena di sangue Tuc che ti scorre nelle vene. E che scorre anche nelle mie.

ska ha detto...

Grazie, Equo, per avermi fatto sognare :)

elena ha detto...

Che invidia!
Se penso che - avrò avuto una decina d'anni - mio padre ha dovuto fermare la macchina a lato di un campo di grano per andare a rubare un paio di spighe, perché io, bambina milanese, non riuscivo ad immaginarmi come fossero mai fatte...
Al di là della tenerezza, della malinconia e dell'invidia appunto, il tuo post è anche un ottimo stimolo per tutti, per meditare su come vogliamo far crescere i nostri figli e su che mondo lasciar loro... e con questo non intendo invitare a radere al suolo tutto quello che sa di vetro e cemento, però... :)
Grande Equo!

Anonimo ha detto...

Un bellissimo stralcio di prosa, Equo! Riuscivo ad immaginarmi quanto narravi e leggendo mi sono chiesta perchè non hai mai tentato di pubblicare un romanzo??? Alle volte preferisco leggere post come questi, perchè aiutano a rasserenare un pò l'anima quando è inquieta come oggi!

Equo ha detto...

Grazie a tutti... Il fatto è che, pur amando introdurre nei miei saggi degli "insert" narrativi, ho troppo rispetto per la buona letteratura per cimentarmi sul serio con il genere. I romanzi li tengo nel cassetto e, se mi viene voglia di pubblicarli, vado a rileggermi "Cento anni di solitudine" e me la faccio passare :-)

Equo ha detto...

PS per l'Abietto: Ok...ma, se mai avrai un figlio, evita di chiamarlo Peregrino, eh?! :-)

Anonimo ha detto...

Sei un pò esagerato!! Scrittori come Marquez (che è uno dei miei preferiti) sono perle rare! Ma questo non significa che bisogna ritenersi indegni! Ciò che è diverso è solo diverso, non è nè+ migliore nè peggiore! Certo a parte i casi di certi libri che hanno il coraggio di pubblicare...in quei casi dovrebbero davvero farsi un'esame di coscienza!

elena ha detto...

... sarebbe proprio un'idea... "peregrina"!

Vado fuori tema... tanto per cambiare. Ho fatto i compiti assegnatimi tempo fa... mi sono riletta la storia delle motivazioni dello stupratore. Se anche superassi la mia proverbiale pigrizia e ritrovassi il post giusto, temo che nessuno lo leggerebbe... il mio commento intendo. Quindi chiedo lumi al boss: sorvoliamo, o che cosa? :)

Tornando in tema di scrittura: dato che nessuno è, normalmente, un buon giudice di sé stesso (e con questo non voglio assolutamente sminuire l'amico Equo, ma solo dargli un consiglio "di parte"...), dato che la tua prosa è evidentemente apprezzata, che ne dici di lasciare decidere a noi? Tra l'altro leggevo tempo fa che esiste un sito per scrittori (se non vuoi pubblicarti qui) in cui tu invii il papiro e le spese sono a carico del "destinatario" detto anche lettore.... lo so, non sono chiara. Ma se ti interessa mi vado a ricercare il tutto.
Eddai, non fare il timido!!! :)

Equo ha detto...

Avevo voglia di rispondere con una battuta tipo "Aut Caesar, aut nihil", nel senso che se non riesco a scrivere come Marquez non voglio scrivere per nulla...il che, ovviamente, vale solo per me...non intendo scoraggiare nessuno. D'altra parte, Elenuccia, se volevo dimostrare a me stesso che potevo essere pubblicato l'ho fatto ripetutamente, per cui, francamente, i siti che, per lo più, mettono in rete le opere che gli editori mandano indietro non suscitano particolarmente il mio interesse. In fondo, per divertirci tra noi, abbiamo "variazioni sul tema", no? E poi, chissà? Di tanto in tanto l'Arpa e la Spada, magari, ospiteranno ancora brandelli di memoria o scampoli di fantasia.Per il momento vi dovrete accontentare... a meno che uno di voi sia il consigliere delegato della Bompiani e mi offra lo stesso contratto stipulato da Umberto Eco :-)
In quanto al discorso rimasto in sospeso sulla violenza contro le donne... aspettiamo: ci sarà una nuova occasione... Seguiamo la corrente... (e che nessuno dica "Va dove ti porta il cuore" perché gli mordo i malleoli!)

elena ha detto...

Mi stupisco! Inorridisco! Sono... basita!!! Impietrita e scandalizzata, addirittura... ma come, "scrivere come Marquez"?
Non ti è consentito, caro "gerente"... e meno male! :))) Perché sennò, chi ti salverebbe dall'accusa di scopiazzare? E magari nemmeno impunemente? E' ovvio che devi scrivere come "Equo" e basta... almeno, per me lo è. Se voglio leggere Marquez, mi compro i suoi libri... e non venirmi a dire che intendevi... lo so cosa intendevi. Ma resto della mia idea. Se voglio leggere te, è per come scrivi TU... non lui. D'altra parte di copie più o meno brutte in giro mi sembra ce ne siano abbastanza, no? E allora, viva i diversi! :) (dove si dimostra che ad una certa ora non c'è comunismo che tenga a bada la mia belligerante vena anarchica...)
E comunque non intendevo un sito di falliti. Non m'è proprio venuto in mente. Anzi, mi sembrava fosse un'iniziativa per giovani talenti. E mò non stare a cavillare sull'età, che non c'entra nulla. :) Sorvolerò sulla frase che, da quando è uscito un certo libro (che a me, manco a dirlo, non è piaciuto) non posso più usare... e per quanto riguarda la "nuova occasione", è la dimostrazione che sei sadico. Come i professori del liceo, che prima ti fissano l'interrogazione programmata e poi, quando è il tuo turno, ti dicono che proprio quel giorno non ti possono sentire... così tu ti sei ammuffito il cervello per nulla. Scherzo... anche perché le mie preferenze andavano alla prof. di biologia, che interrogava con il metodo dei bussolotti della tombola... OK la pianto. Ma i ricordi altrui scatenano pure i miei... e sono abbastanza vecchia per averne una caterva... IHIHIH!

Neo ha detto...

Hey grazie!
Non mi hai lasciato neanche il tempo di presentare il post... magari se ci torni fai un salto tra i link!
Torno qui sempre con grande gioia di ritrovarti, di leggerti..
quanto a me.. alla fine ce l'ho fatta, ho preso casa e.. è dura, ma creare un mondo tutto per sè non ha prezzo.
Ti abbraccio forte
A presto
Ire

Equo ha detto...

Sono felice per te, Istanbul! Sono arrivato alla conclusione che una casa è importante... senza un posto a cui tornare un viaggio diventa solo una fuga. Anch'io passo dal tuo sito (chiamarlo blog mi sembra pesantemente riduttivo)sempre molto volentieri, gustandone la rarefatta eleganza e la sottile malinconia.
Oltre che di persone intelligenti questo mondo comincia a scarseggiare anche di persone di buon gusto! Ma meglio che la pianti o rischio di passare per uno snob!
Suerte e namasté. :-)

Yuri Abietti ha detto...

Il buon gusto è sopravvalutato. Basta vedere come mi concio ai concerti =)

P.S.
Messaggio pubblicitario: su www.abietto.net potete ascoltare (e scaricare) i due brani della demo del mio gruppo, frutto di una giornata in studio di registrazione. Ascoltatevi un po' di prog tra uno scambio di commenti e l'altro!

Anonimo ha detto...

Abietto, io ho avuto difficoltà non solo a scaricare, ma ad ascoltare e ad usare la tua pagina web (my space).
Comunque riproverò.
Un saluto a tutti i blogger di "l'arpa e la spada". A risentirci.

Yuri Abietti ha detto...

Difficoltà su myspace? Di che genere? Strano... Gli MP3 sono ascoltabili e scaricabili dai seguenti indirizzi:

www.abietto.net
www.silver-key.it (nella gallery)
www.vitaminic.it/artist/silverkey
www.myspace.com/thesilverkey

Capitano ha detto...

Racconto bello due volte: una per i contenuti, una perchè vero.
Alla gente di fuime preferisco quella di Mare, per ovvie ragioni geografiche... ma credo che in fondo poco cambi: l'avventura, il piacere della scoperta, non si formalizza davanti ad acuqe dolci o salate, sabbie o picchi montani.

Alla via così,
Y SUERTE

Equo ha detto...

Se hai abbastanza costanza per seguire il fiume, inevitabilmente arrivi al mare.
Ma della "mia" gente di mare, magari, si parla un'altra volta :-)