sabato 24 novembre 2007

AT4


La matematica, dicono, non è un’opinione.
Dati gli elementi che abbiamo a disposizione le possibili combinazioni sono solo quattro; dal che si deduce che dobbiamo prendere in esame l’unica che manca all’appello, ovvero l’opzione “IO NO OK – TU NO OK”, quella che si riferisce al cosiddetto “IO ADOLESCENZIALE”.

In altri termini “Io non so chi sono e non so cosa voglio… ma sicuramente non voglio quello che vuoi tu!”

Badate: tale atteggiamento non è così negativo come potrebbe apparire ad un’analisi superficiale… ammesso che si manifesti nel giusto spazio temporale della nostra vita.

E’ l’impulso in base al quale i “giovani della tribù” rifiutano l’autorità degli Anziani e se ne vanno a colonizzare nuove terre; lo stimolo iconoclasta a mettere in discussione convinzioni, credenze, dogmi e, talvolta, per questa strada, a trovare nuove idee e nuovi comportamenti…
In qualche modo è la porta, stretta e scomoda, attraverso la quale accedere alla propria personalità adulta, capace di selezionare cosa del passato tenere e cosa buttare…

Questo, appunto, se si tratta di un percorso di transizione limitato nel tempo.
Qualora, invece, si permanga oltre l’adolescenza biologica un po’ troppo in questo atteggiamento… si aprono dei grossi, grossi problemi.

Il comportamento adolescenziale protratto conduce, troppo spesso, a situazioni totalmente autodistruttive: molte forme di dipendenza (droga, alcool o lavoro, non importa), i disturbi alimentari (anoressia, bulimia, iperfagia…), le tendenze suicide o, nei casi più estremi, ad imbracciare un fucile e sparare nel mucchio sui compagni di liceo.

Ovviamente la permanenza stabile in una condizione adolescenziale (nel senso dell’AT) è fortunatamente rara e relegabile nell’ambito delle patologie dei disturbi comportamentali, ma molto più frequenti sono le “ricadute” nei suoi schemi di azione… e, di queste, siamo vittime tutti.

Se, ad esempio, nel corso di una discussione in procinto di diventare lite, il mio interlocutore mi tratta con sufficienza (ovvero assume un atteggiamento genitoriale, tentando di relegarmi in un ruolo “bambino”) ed io non godo di una sufficiente sicurezza in me o nelle mie asserzioni, inevitabilmente salterà fuori l’adolescente che reagirà “per ripicca”, suscitando un’analoga reazione in chi ho attaccato.
Si dice che, quando inizia una lite, qualcuno ha ragione e qualcuno torto… ma dopo cinque minuti hanno torto in due… e questo dipende dal fatto che a litigare sono sempre due adolescenti.

Dato che il discorso si farebbe lungo e complesso scelgo di spezzettarlo ulteriormente e, per il momento, a mo’ d’esempio vorrei citare una barzelletta che mi divertì molto nei mitici anni ’60 (come direbbe Minà).

Molti di voi sono troppo giovani, suppongo, per avere ricordi diretti di quel periodo nel quale il presidente USA J.F. Kennedy, il premier sovietico Nikita Kruscev e Papa Giovanni XXIII suscitarono grandi speranze nel mondo!
Si parlava di coesistenza pacifica (IO OK – TU OK) ed il gelo della “guerra fredda” sembrava stemperarsi in una nuova primavera…
Non era vero, naturalmente: sotto le apparenze covavano le missioni degli aerei spia U2, l’inizio strisciante dell’intervento americano in Viet-Nam e la crisi dei missili sovietici a Cuba…ma avevamo tutti voglia di crederci…
I grandi della Terra sembravano comportarsi da persone adulte…
Come spesso accade (questi tempi lo stanno dimostrando) furono gli umoristi a cogliere per primi le discrepanze, ad evidenziare le contraddizioni…
Così nacque la storiella…

Nikita Kruscev è in visita negli Stati Uniti e partecipa ad una conferenza-stampa… che si svolge in questo modo:

“Fred Preston, del New York Herald Tribune. Signor presidente, qual è la situazione dell’assistenza sanitaria nell’Unione Sovietica?”

“Nella nostra grande nazione ogni cittadino ha diritto gratuitamente a tutte le forme di assistenza, dalla fornitura di medicinali sino agli interventi chirurgici più complessi…”


“John Huston, del Daily News. Che ci dice dell’istruzione?”

“In Unione Sovietica l’istruzione è a carico dello stato e garantita a tutti dalla scuola materna sino all’università!”

“Eddy Smith, Associated Press. Ci parli del potere d’acquisto del rublo: quanto incide sul salario medio di un operaio l’acquisto di un paio di scarpe?”


“E voi ai Negri cosa gli fate, eh?!!!”


Al primo conflitto, al primo rigirare della lama in un punto dolente, ecco saltar fuori l’adolescente… ed ecco la fine del dialogo.

Con quali conseguenze… lo vedremo poi.

venerdì 23 novembre 2007

AT3


Ed eccoci al terzo capitolo di questa saga, ossia, forse, a circa mezza strada.
Questa è la parte meno intrigante, non chiedetemi il perché, ma sta di fatto che tutti, nella Divina Commedia, preferiscono “L’Inferno” agli altri due cantici…

Oggi parleremo di come ci si dovrebbe comportare… ed è ovvio, anche a giudicare dai vostri commenti, che tutti (in teoria) sapete che dovremmo lasciar prevalere quello che in AT è chiamato IO ADULTO, ossia la parte di noi che riesce a pensare : “IO OK – TU OK”.

Naturalmente significa avere una buona opinione di sé, una discreta considerazione delle proprie opinioni e, nello stesso tempo, rispettare coloro che hanno idee, abitudini, modi comportamentali diversi dai nostri.
Non c’è (o quasi) chi non convenga che questo atteggiamento risolverebbe un bel po’ di problemi nei nostri rapporti interpersonali e nella vita dell’Uomo in genere… in teoria, appunto.

Portare nella pratica quotidiana questa “accettazione del diverso” (che, badate, non è “tolleranza”, ma rispetto!) è tutto un altro paio di maniche: sembra impossibile all’essere umano avere una buona stima delle proprie opinioni senza considerare quelle differenti “inferiori”…

In una visione “macro” ciò ci porta a “il mio Dio è migliore del tuo, la mia razza è più intelligente, il mio sesso è più forte, la mia patria è più bella…” e via dicendo; in un’ottica “micro” alle discussioni su come si allevano i figli, come si spreme un tubetto di dentifricio, o se è meglio Luttazzi di Grillo… ma la sostanza non cambia.

Certo: a volte, per periodi limitati, ognuno di noi riesce ad essere “adulto”, ma, il più delle volte, è una condizione fragilmente transitoria, dalla quale è facile scivolare nel “quarto atteggiamento”, quello di cui parleremo nel prossimo post.

Occorre anche aggiungere che devono esistere dei limiti all’accettazione della diversità altrui… altrimenti dovremmo rispettare i desideri del pedofilo o la prepotenza degli arroganti!

Tuttavia esercitarsi per passare una buona parte del nostro tempo in una condizione di “adultità” è un esercizio di grande efficacia e che, spesso, ha effetti positivi immediati e talvolta sorprendenti sui nostri interlocutori… come cercavo di dimostrare in un vecchissimo post, quello che parlava della “sedia” e dell’uomo che vi sbatteva contro.

All’inizio di una discussione occorrerebbe trovare quei secondi necessari per fermarsi un attimo a riflettere su quale parte di noi sta per attivarsi… e cercare di “programmarci in una modalità adulta”.
Ovviamente non è facile perché le componenti emozionali della “transazione” con gli altri sono sempre fortemente presenti e, molto spesso, ben mascherate.
Però vale la pena di provarci… anche al fine del famigerato “discorso vero” che vi proporrò in conclusione e che non abbiamo ancora sfiorato.

Curiosi?
Bene: è un segno d’intelligenza!

giovedì 15 novembre 2007

AT 2


Ovviamente, a fare da contraltare alle insicurezze dell’Io - Bambino, troviamo quello che viene chiamato IO – GENITORIALE, che, sempre nei rapporti interpersonali, si muove secondo l’atteggiamento : IO OK – TU NO OK.

Non saltate subito alle conclusioni… Se parliamo della correlazione che si svolge effettivamente tra un genitore ed un bimbo di giovanissima età si tratta di un atteggiamento non solo corretto, ma addirittura doveroso.
Io, padre o madre, sono consapevole che tu bambino non sai, ad esempio, che infilare le dita nella presa della corrente è pericoloso e, quindi, te lo devo impedire e, in genere, mi devo prendere cura di te… magari evitando l’autoritarismo, ma non rinunciando mai all’autorevolezza.

E’ altrettanto ovvio che se, al contrario, stiamo parlando di un rapporto tra adulti, l’atteggiamento diventa di arroganza, supponenza e ci troviamo di fronte ad una di quelle persone convinte d’avere sempre ragione e la verità in tasca.

Occorre subito, però, fare alcune precisazioni…

La prima è che non necessariamente un individuo del genere è “genitoriale” a tempo pieno: può accadere (e succede con frequenza indesiderabile) che sia dispotico con il partner e remissivo (bambino) con il capo-ufficio… o, al contrario, che si comporti come un dittatore sul lavoro e si lasci umiliare nei rapporti personali.
E’ piuttosto comune, infatti, che le frustrazioni subite in quegli ambiti dove siamo costretti al ruolo di “bambino” si sfoghino all'interno dei rapporti nei quali, invece, possiamo prevalere!

Uno degli esempi più belli compare nel film “The Wall”, dei Pink Floid, dove l’insegnante martirizzato da una moglie virago si rifà sugli alunni con perfetto sadismo…

La seconda considerazione è ancora più importante ed introduce una riflessione che riprenderemo inevitabilmente più avanti : molto, molto spesso il ruolo di chi interagisce con noi condiziona e decide quello che noi stessi saremo chiamati ad interpretare…

In altri termini: se mi trovo a convivere con un partner con atteggiamenti sottomessi sarà gioco forza interpretare la parte del genitore (talvolta malgrado ciò che vorremmo), mentre se è la mia compagna od il mio compagno a presentarsi genitorialmente, mi vedrò relegato al ruolo di bambino o, quanto meno, mi sentirò considerato come tale.

In una certa misura, quindi, gli atteggiamenti altrui "definiscono" i nostri e viceversa ed in questa “transazione emozionale” è spesso difficile trovare il giusto equilibrio… tant’è, infatti, che frequentemente questo sottile conflitto spinge entrambi in un’altra e diversa condizione... quella di cui parleremo nella quarta tappa del nostro piccolo percorso e che è sicuramente la più intrigante…

Prima, però, nella prossima puntata, proveremo ad esaminare… quale dovrebbe essere il giusto atteggiamento, anche se, ovviamente, l’avete già compreso tutti… in teoria. :-)

lunedì 12 novembre 2007

AT 1


Anche se una certa qual pigrizia continua ad accarezzarmi proverò a fare un primo passo sul sentiero che annunciai qualche settimana or sono.

Analisi Transazionale, si diceva: disciplina complessa che non tenterò neppure di spiegare nel suo insieme per non incorrere anch’io in quel pressapochismo che denunciavo; mi limiterò a prendere in esame uno dei suoi aspetti, analizzandolo in più post per dare ad esso il rilievo meritato, ma avvertendovi che, in realtà, la mia intenzione è poi quella d’andare a parare… da tutt’altra parte…

Ora: secondo l’Analisi Transazionale in ognuno di noi, in circostanze diverse che, talvolta, possono verificarsi anche a distanza di poche ore una dall’altra, si manifestano, nei confronti dei rapporti con gli altri (la “transazione, appunto) diversi aspetti della nostra personalità… che sono stati raggruppati in categorie precise, comode per comprendere le ragioni dei nostri comportamenti (l’analisi di cui sopra).

Il primo caso che osserveremo è quello che viene definito “Io Bambino”, ovvero quella parte di noi che, secondo sempre l’A.T., pensa: “IO NO OK – TU OK”, in altre parole ciò che ci fa ritenere inadatti, incapaci… e ci fa vedere gli altri sempre più “idonei” di noi.

Badate: è questa una fase che siamo tutti costretti a passare: quando siamo bambini, appunto. Il bambino, infatti, misura quotidianamente le proprie impotenze: non saprebbe nutrirsi da solo… o vestirsi, o cavarsela nella maggior parte delle situazioni che è chiamato ad affrontare! Per contro “i grandi” (ed in particolare i genitori) sembrano ai suoi occhi quasi onnipotenti e, in ogni caso, sicuramente più abili di quanto egli non sia ad affrontare il mondo.
Tutto bene… se parliamo di un bambino.
Se, al contrario, questo senso di inadeguatezza ce lo trasciniamo dietro anche quando siamo cresciutelli… nascono i problemi.
Una eccessiva presenza dell’Io Bambino può portarci a fenomeni di timidezza o, al contrario (per quanto possa apparire strano) di eccessiva aggressività e, in genere, ci precipita nel baratro delle “profezie negative autoavverantisi”… In altre parole la nostra convinzione di “valere meno degli altri” (meno furbi, meno belli, meno...alti) condizionerà i nostri comportamenti sino a farci veramente diventare… ciò che temiamo di essere.
Bisognerebbe aggiungere che dare troppo spago al nostro Io Bambino (inteso in questo senso, ovviamente) costringe “gli altri” ad interpretare dei ruoli speculari ed antagonisti… ma ciò diverrà più chiaro man mano che dipaneremo la matassa ed “incroceremo” le situazioni.
Per ora mettete da parte questo tassello del mosaico e, se volete, domandatevi quali sono le situazioni nelle quali il “Bambino” prende il sopravvento in voi: è, al di là del discorso che vorrei fare con l’ultimo post della serie, di una certa utilità saperlo…
Un piccolissimo esempio?
Eccovi serviti:

“Veda, dottore…” – mi diceva il distinto signore seduto di fronte alla scrivania ed incurante del fatto che lo avevo ripetutamente invitato ad evitare quel tono formale – “…io posso considerarmi un uomo di un certo successo! La mia azienda è florida, esportiamo anche in Giappone e mi capita spesso di dover trattare con quei Samurai, cavandomela piuttosto bene, direi!
Però, se mi trovo di fronte un interlocutore che ha un tono aggressivo, di quelli che ti puntano l’indice sul naso e parlano a voce troppo alta… non sono più capace di tenergli testa! Cinque minuti dopo mi vengono in mente tutte le cose che avrei potuto dire e fare… ma, in quel momento, non sono in grado neppure di guardarlo negli occhi! Lei cosa dice, dottore? E’ grave?”

Se i “traumi” (piccoli o grandi che siano) della nostra infanzia non vengono elaborati, quando si ripresenta un’analoga condizione “traumatica”… noi torniamo ad avere l’età psicologica che avevamo quando quella situazione ci ha colpiti per la prima volta.
Ovviamente il nostro industriale di successo aveva avuto un padre terribilmente autoritario, militare di carriera, che era solito rimproverare tutti, in famiglia, alzando la voce e minacciando con il dito.
Quel benedetto uomo gli aveva fatto anche il torto di morire d’infarto prima che lui raggiungesse l’adolescenza e mettesse in scena una bella, salutare e liberatoria ribellione all’autorità!

Così, non avendo “risolto” la situazione, ogni volta che si trovava di fronte l’immagine di “papà” sotto forma di qualcuno che aveva gli stessi modi… tornava ad avere sette anni ed era incapace di rispondere per le rime: lui era sicuramente “NO OK” e chi gli stava di fronte, invece, era solo un gradino più in basso del Padreterno!

Era grave?
No, naturalmente no.
Ma se vi raccontassi cosa gli chiesi di fare per venire fuori una volta per tutte da quella situazione… mi considerereste più matto di quanto non sia in realtà!

Per ora vi basti questo… il resto alla prossima puntata dove, dopo il Bambino, parleremo inevitabilmente del Genitore…

venerdì 9 novembre 2007

UNA PARENTESI ED UN APPELLO


Nell'attesa che mi riprenda dagli umori autunnali e ritorni a percorrere con voi qualche passo su un impervio sentiero, ricevo e rilancio volentieri un appello che non ha bisogno di commenti. Forse aggiungerei solo, anche se certo lo sapete, che la mafia non è un problema della Sicilia e che i suoi tentacoli si spingono dentro ognuna delle nostre case...

Appello di Salvatore Borsellino a Favore del mensile Casablanca.

Milano, 4 Novembre 2007
Ho ricevuto in questi giorni diverse mail e degli sms di giovani sinceramente disperati perché Casablanca, un giornale che e' la continuazione ideale dei "Siciliani" di Pippo Fava, un giornale che faticosamente combatte a Catania contro l'indifferenza dei tanti e contro l'impero dei Ciancio, un giornale che combatte in trincea e non come noi dalle retrovie, sta per essere ucciso.
Ve ne riporto solo alcuni.
Il primo e' un sms di una amica, appartenete a un gruppo di uomini, donne e ragazzi che non si arrenderanno mai, che ho avuto la fortuna di incontrare sulla rete nella mia incesssante ricerca di persone che vogliano combattere al mio fianco la mia ultima battaglia e che, dopo di me, possano continuare a combatterla.
Mi scrive :
"Amico, sono abbattuta stasera. Casablanca e' in agonia. Se chiude... Pippo Fava viene ucciso di nuovo. Mi sento impotente, cosa posso fare?
Dammi un consiglio perché' ho solo voglia di piangere..."

Voglio molto bene a questa amica dal volto sconosciuto perché so che lotterà con me sino all'ultimo, e a questo nomeè' ispirato il suo gruppo, e perché spesso fa iniziare la mia giornata con un sms pieno di colori e di speranza, ma ho rimproverato anche lei perché anche a lei ho gridato che non é tempo di lacrime, é tempo solo di lotta, le lacrime dovremo conservarcele, e saranno di gioia non di disperazione, per quando andremo da Paolo a dirgli che a tutti i morti e gli oppressi dalla mafia e dalla illegalità avremo reso giustizia.

La seconda e' una email di cui riporto solo alcuni passi :
"... Graziella mi dice che Casablanca è in edicola, e non lo compra neanche chi in teoria dovrebbe fare antimafia, non lo compra nessuno delle associazioni antimafia, non lo comprano i vecchi compagni di partito, non lo comprano nemmeno gli amici e 3000 euro al mese d'affitto e di spese continuano a uscire... aiutatemi a trovare un pubblicitario, perché se muore Casablanca è come aver lasciato morire Graziella, indebitatasi PER NOI, perché Casablanca non produce utili di alcun genere, ....cercasi qualcuno che vende spazi pubblicitari, con massima urgenza ... chiunque ascolti, risponda all'appello disperato,... ne va della vita dell'antimafia vera, se vogliamo produrre sul serio, serve una mano, per favore, aiutateci ......"

La terza mi parla di Graziella Rapisarda, che insieme a Riccardo Orioles faceva parte della redazione dei "Siciliani" e che ora combatte insieme a lui una disperata battaglia percheé Casablanca possa continuare a vivere, e dice tra l'altro :
"... ha aperto un mutuo sulla sua casa per pagare le spese di affitto, della redazione, le bollette della luce, ma adesso non ce la fa più a pagare le rate e la sua casa rischia di essere venduta all'asta. ......"

Ora dobbiamo decidere, se anche noi mescolarci ai tanti che fanno antimafia solo a parole, a quelli che aspettano che ci siano altri, giudici, magistrati, poliziotti, giornalisti costretti anche per colpa nostra a diventare degli eroi, o se vogliamo fare anche noi quel poco che ciascuno di noi può fare per combattere insieme a loro.
Ci sono tante altre cose che possiamo e che dovremo fare, ci saranno tante battaglie più dure e più difficili da combattere e questa che adesso vi chiedo e' solo una delle più semplici.
Corriamo tutti ad aiutare chi sta per cadere, andiamo a fargli scudo con il nostro corpo.
Non materialmente, le vere guerre non si combattono più cosi', e neanche facendo un obolo, una donazione di cui poi ci dimenticheremmo, perché allora non avremmo davvero fatto quello che potevamo e dovevamo fare.
No, quello che possiamo e che dobbiamo fare è leggere quello che questi combattenti in trincea scrivono e, con grande fatica, riescono a pubblicare, impegniamoci.
E' dovere di ciascuno di noi comprare leggere e far leggere agli altri questo giornale, permettere che queste persone possano continuare a lottare anche per noi e insieme a noi…
Io non sono certo ricco, vivo del mio lavoro, continuo a lavorare anche se potrei già andare in pensione, e posseggo solo la casa in cui abito, ma siccome so di stare meglio di tanti altri che con il loro stipendio non arrivano alla fine del mese, non starò certo a pensare a cosa dovrò rinunziare per fare la mia parte.
Penserò invece a cosa dovrei rinunziare se non la facessi: alla mia libertà.
Io comincerò quindi per primo, perché e' mio dovere farlo anche per il nome che porto, a versare sul conto che vi indico in fondo 1500 euro per trenta abbonamenti come sostenitore di Casablanca.
A ciascuno di voi chiedo di fare un semplice abbonamento per voi stessi, sono solo 30 euro, e di non pensare se per questo dovrete rinunziare ad un cinema o ad una pizza, avrete pero' anche voi acquistato uno spicchio di libertà.
So che ci sono anche alcuni di voi per i quali anche questo sacrificio potrebbe essere troppo, che non riescono nemmeno una volta al mese ad andare a mangiare una pizza o ad andare a cinema, scrivetemelo e vi manderò una delle copie di Casablanca che mi arriveranno con il mio abbonamento e se non basteranno cercherò di farne degli altri, ma Casablanca non deve, non può morire.
Pippo Fava non può, non deve, essere ucciso ancora.
Ci sono due modalità per sostenere «Casablanca», per fare il vostro dovere, la prima e' tramite un bonifico bancario alle coordinate indicate di seguito
Abbonamento ordinario 30,00
Abbonamento Sostenitore 50,00
Bonifico Bancario
Graziella Rapisarda
Banca Popolare Italiana Catania
Cc: 183088 ABI: 5164 CAB: 16903 CIN: M
La seconda, tramite carta di credito, e' quella attraverso il sito di seguito indicato
http://www.ritaatria....
Ancora un grazie a tutti voi per non avermi lasciato da solo in questa lotta per la giustizia.
Salvatore Borsellino

P.S. Per tutti quelli che ne hanno la possibilità : diffondete questo appello.

giovedì 8 novembre 2007

AUTUNNO


Dovrete essere pazienti.
Il cambio di stagione mi rende pigro e, allo stesso tempo, irrequieto.
Alla tastiera del computer tendo a preferire la testiera del letto... o i sentieri di collina dove la mia cagnona ingaggia furibonde lotte con nutrie coraggiose, ma destinate a soccombere al suo istinto da lupo...
Tornerò con la pioggia...
Per ora cercatemi qui, nella Contea: sono quello con gli stivali di gomma ed un bastone di vertebre di squalo.

lunedì 5 novembre 2007

6 NOVEMBRE: BUON COMPLEANNO

Una delle cose più difficili al mondo è essere padri.
Io ci sono riuscito piuttosto male.
A mia difesa devo dire d'aver, comunque, cercato di fare del mio meglio e d'aver altresì tentato di concretizzare il consiglio che sono solito dare ai genitori: "Ai figli occorre dare solo due cose: le radici e le ali".
Questa mia povera ballata è uno dei tentativi di dare a mio figlio le une e le altre.
E' stata scritta circa trent'anni or sono, ma ci sono cose, come i sentimenti ed i sogni, che non invecchiano mai.


LASCITO


Dato che per bandiera ho scelto come mia
il lacero vessillo della vecchia utopia,
dato che ho deciso di star con gli sconfitti
per non accompagnarmi coi furbi, con i dritti,
dato che, ormai vecchio, ancora son contento
sol con la spada in pugno contro i mulini a vento,
dato che non ho casa, né soldi, né lavoro,
in questo testamento non troverai dell'oro.

Ti lascio la mia rabbia, che un tempo mi è servita
a assaporare il gusto un po' acre della vita
e qualche sogno intatto che si è ben conservato:
è solo il sognatore ad essere invecchiato.

Ti lascio gusto e voglia d'adoperar le mani
per lavorare il legno, il ferro o il tuo domani,
ed un pensiero libero, sul mondo proiettato,
che guardi al futuro, ma non scordi il passato.

Ti lascio un sano odio che arda come brace
per chi sfrutta il lavoro, per chi subisce e tace,
per chi ha trasformato il mondo in una fogna
senza pagarne il prezzo, senza provar vergogna.

Ti lascio il mare immenso e la cresta dei monti,
ti lascio cento estati, migliaia di tramonti,
ti lascio le emozioni d'essere innamorato,
la voglia di sbagliare e il gusto del peccato.

Ti lascio la certezza che il mondo può cambiare
se troverai la forza di batterti e lottare
perché non incatenino la tua fantasia,
per non lasciar uccidere l'arte, la poesia...

Vorrei assicurare sorgenti alla tua sete
e dedicarti un canto, un libro od un abete,
ma so che non è giusto nutrirti di consigli
perché hanno diritto ai loro errori, i figli.
Ti auguro soltanto di vivere la vita,
di non aver rimpianto quando sarà finita,
di non perder per strada, neanche per un momento,
la voglia di combattere contro i mulini a vento.

domenica 4 novembre 2007

5 NOVEMBRE


Prima di riprendere il discorso ci sono ancora due occasioni da ricordare...
Questa è la prima.